16 novembre 2011

Pessimi tecnicismi

Perchè un governo costituito totalmente da "tecnici" dovrebbe tranquillizzarci sul futuro del nostro Paese?
Certo, qualsiasi governo è per definizione "non peggiore" dell'ultimo sciagurato governo berlusconi, composto da mezze calzette (i vari sacconi, brunetta, roccella, etc...), da semper-raccomandati (i vari meloni, gelmini, prestigiacomo), da vecchi rincoglioniti (come si fa ad avere un ministro come bossi?) e meno vecchi goliardi (calderoli e simpaticoni vari).
Ma siamo sicuri non si poteva fare qualcosa "di meglio"? Siamo proprio sicuri che la strada migliore per uscire dal baratro sia quello di rinunciare definitivamente alla "Politica"?
Un economista in passato al soldo dei più grandi gruppi speculativi mondiali (quelli che hanno causato la tremenda crisi che stiamo attraversando, per capirci) come presidente del consiglio e ministro dell'economia; un prefetto come ministro dell'interno; un generale come ministro della difesa; un ambasciatore come ministro degli esteri; un rettore al miur; e poi una pletora di "baroni". Tutte persone che dovrebbero essere "interlocutori" della politica e del governo di uno Stato, ma che oggi "sono" il governo. Le controparti del confronto sociale, economico e politico che vanno a coesistere nello stesso soggetto: come può un Paese sperare di "crescere" in queste condizioni?
Più che essere l'antidoto al berlusconismo, sembra esserne la naturale conclusione: la fine della Politica, proprio ciò che l'avvento del cavaliere lasciava prevedere che accadesse.
Che il tutto sia ben visto dal cosiddetto "Terzo Polo" è cosa assolutamente prevedibile: è la manovra giusta per consentire a Casini & Co. di diventare "essenziali" per i futuri giochi, candidando Monti alle prossime elezioni. Anche il PDL era praticamente obbligato e "starci dentro", per non raccogliere macerie tra un anno o giù di lì.
Ma il PD? Perchè tutto questo entusiasmo da parte del PD? La sola risposta plausibile è che non abbia il coraggio delle proprie proposte politiche (ammesso a questo punto che ne sia provvisto).
Ed è la risposta meno cattiva che possiamo darci per gli uomini di Bersani. Figuriamoci le altre.
Non è che alla fine dovremo ringraziare la Lega per essersi assunto il compito di fare "opposizione"?
Siamo ridotti male...

16 ottobre 2011

Indignati, incazzati...

... ma pure ignoranti e molto (molti) imbecilli.
Come definire, altrimenti, quelle decine di scalmanati (semi)delinquenti che hanno messo in ginocchio Roma, impedendo ai veri indignati di far valere le proprie ragioni?
Si tratta molto probabilmente di poco più di ragazzini che non hanno il senso della realtà, forse perchè vivono straprotetti, nella propria incultura, dalle loro famiglie, e non riescono a discernere la differenza tra quello che può essere un gesto "antagonista" e la pura violenza che rischia di fare del male alle persone, oltre che alle cose. Fondamentalmente ignoranti, quindi, ma anche imbecilli, perchè si lasciano manovrare da qualche gruppuscolo di "fratelli maggiori" ben più furbi e smaliziati (e organizzati), il cui unico interesse (proprio perchè non hanno alcun interesse) è quello di "fare casino", di "sfasciare tutto". Altro che rivoluzione.
Le rivoluzioni le fanno gli ideali, le utopie possibili. Chi si nasconde dietro la maschera dell'anarchismo (ma questi facinorosi non hanno neppure la più pallida idea di cosa sia stato storicamente il movimento anarchico) non è un rivoluzionario: è un pavido.
Resta il dubbio di come sia stato possibile che poche decine di deficienti abbiano potuto tenere sotto scacco una città per ore.
Perchè li hanno lasciati fare? Per non causare conseguenze peggiori? Non siamo dunque in grado in Italia di formare agenti di pubblica sicurezza che possano contrastare efficacemente queste basilari tecniche di guerriglia urbana che si ripetono ad ogni manifestazione importante?
Difficile da credere... Più verosimile pensare che indirizzare queste manifestazioni verso lo scontro continuo e totale sia una scelta "politica".
La domanda rimane: cui prodest tutto ciò?

01 ottobre 2011

Il Treno della Memoria

A primo impatto, la notizia del mancato rinnovo dei finanziamenti da parte della regione Piemonte al Treno della Memoria sembrava una vigliacca vendetta (assolutamente verosimile) da parte della giunta leghista nei confronti di una realtà dichiaratamente (e meritoriamente) vicina alla sinistra militante.
Appofondendo la questione, però, viene il dubbio che sotto ci sia qualcos'altro.
Ma cerchiamo di ricostruire la questione.
Il Treno della Memoria è oramai un evento-istituzione nel panorama delle iniziative volte a conservare la memoria degli orrori del nazismo. Nasce dall'impegno di una associazione, Terra del Fuoco, oramai fortemente radicata sul territorio, in Piemonte, Puglia e altre regioni, e appartenente alla galassia di movimenti e associazioni che ruotano attorno a Libera e che, con il loro impegno e la loro testimonianza, rappresentano sicuramente una speranza per le generazioni future.
Dal 2005 ad oggi il Treno della Memoria ha portato nei luoghi dell'Olocausto oltre 10.000 ragazzi e giovani di tutta Italia, ed è diventato un progetto educativo che accompagna molti cammini scolastici.
Ora succede che, per via della crisi e delle ristrettezze economiche in cui tutte le regioni si trovano ad operare, la regione Piemonte decide che, delle due iniziative dedicate al ricordo delle vittime delle persecuzioni naziste che annualmente finanzia, può continuare a finanziarne solo una.
Si tratta allora di decidere se continuare a finanziare il Treno della Memoria di Terra del Fuoco oppure il progetto di Storia Contemporanea promosso dal Comitato Resistenza, una struttura interna al Consiglio regionale e guidato dal vicepresidente Roberto Placido, del Partito Democratico.
Si tratta di decidere tra un progetto che coinvolge migliaia di studenti per tutto l'anno, facendo ripercorrere ad oltre 1400 di essi il viaggio che portava le vittime nei campi di sterminio con una organizzazione interamente gestita da Terra del Fuoco, e una iniziativa annuale fine a se stessa che porta in quei luoghi 60 giovani (oltre ad un numero cospicuo di accompagnatori "istituzionali"), in aereo, e appoggiandosi per giunta a un’agenzia viaggi.
Si tratta di decidere tra una iniziativa che è al tempo stesso educativa e culturale, ed una che si avvicina molto ad un "turismo di fascia alta".
Si tratta di valutare se mantenere un finanziamento che costa alla regione Piemonte 226 euro per partecipante (quello al Treno della Memoria) oppure uno che ne costa quasi 900 (il viaggio studio del comitato regionale).
La scelta apparirebbe semplice agli occhi di ognuno di noi: il progetto di Terra del Fuoco è senza alcun dubbio più importante nella prospettiva, fondamentale in questo tipo di iniziative,  della "trasmissione" della "memoria", mantenendo oltretutto un costo pro-capite enormemente inferiore.
Ed invece la giunta Cota ha inopinatamente scelto di troncare i finanziamenti al Treno della Memoria e di continuare a finanziare l'altra iniziativa.
Ignoranza? Ristrettezza mentale?
Oppure inciucio nelle stanze del potere tra Lega e PD per tentare di disinnescare il lavoro di tanti giovani che si impegnano ogni giorno nel sociale, per "fare cultura", per "fare società", opponendosi alla deriva che sta trascinando il nostro Paese verso un bunga-bunga globale?
Sposiamo la tesi del Sindaco di Settimo Torinese, anch'egli del PD ma totalmente schierato con i ragazzi di Terra del Fuoco: si tratta di «persecuzione politica»; ed il PD ufficiale si è reso complice di tale persecuzione.
Personalmente spero solo che i ragazzi di Terra del Fuoco traggano da questa vicenda gli insegnamenti necessari per capire quali possano essere i propri interlocutori nel desolante panorama politico attuale italiano.



Quale alternativa...

Quale alternativa si profila all'orizzonte rispetto a questo governo corrotto e corruttore, che sta distruggendo economicamente, socialmente, politicamente ed eticamente il nostro Paese?
Niente di buono sembra attenderci, in verità, qualora il centrodestra dovesse perdere le prossime (inevitabilmente) vicine elezioni.
Il PD sembra in totale cortocircuito. Suoi massimi dirigenti hanno recentemente affermato, senza essere smentiti, che la criminale "lettera" di raccomandazioni (o sarebbe meglio dire di "ordini") inviata dalla BCE (e da Draghi) al governo italiano dovrebbe essere la base di partenza per un futuro governo credibile ed affidabile. Ed ecco che il programma ultraliberista che Trichet, Draghi e Marcegaglia disegnano per il futuro dell'Italia diventa il manifesto programmatico del partito che dovrebbe essere la massima espressione della sinistra italiana. Gli eredi del PCI che abbracciano le idee di Reagan o giù di lì: niente pensioni di anzianità, umiliazione del ruolo del "pubblico", annientamento dei diritti dei lavoratori dipendenti in genere. Uno scenario da incubo, che passa quasi nel totale silenzio dei media più "vicini" al centrosinistra.
Colui che sembrava essere la grande speranza di una rinascita dell'utopia socialista (beh, forse questa espressione è eccessiva... allora diciamo del riaffermarsi di valori prettamente di sinistra: lavoro, solidarietà, welfare, beni comuni) ha pensato bene di dare anch'egli una bella mazzata al nostro umore già nero.
Nichi Vendola, infatti, approfittando delle recenti riflessioni di Fausto Bertinotti sulla inutilità di "questa" sinistra (riflessioni che ci trovano totalmente d'accordo), ha ribadito che il suo orizzonte è un rapporto privilegiato col PD (con "questo" PD?!?) piuttosto che con le anime variegate della Sinistra e dei movimenti; arrivando ad abbandonare (definitivamente?) il concetto di "de-crescita" tanto caro a molti di noi come unica strada possibile per una vera alternativa al governo liberista e capitalista del mondo.
E ciò che resta della Sinistra? Troppo frammentata, con troppo poche occasioni per farsi sentire, emarginata dai media (grandi e piccoli), incapace ancora di farsi interprete autentica dei tanti movimenti che stanno animando (ancora troppo poco) la società civile, cercando di resistere alla chirurgica distruzione che di essa sta operando l'attuale potere politico.
Forse dovremmo augurarci che attorno al PRC di Ferrero torni a concentrarsi l'attenzione di quanti continuano a pensare che "un altro mondo è possibile", totalmente alternativo a questo; e che questa alternativa non si realizza con piccole modifiche ai modelli dominanti attuali, ma con un radicale cambiamento dei modi e dei contenuti dell'agire politico. Bisogna tornare a mettere al centro dell'iniziativa politica il lavoro, la scuola pubblica, i beni comuni, il mondo della conoscenza e della ricerca, le fasce sociali più in difficoltà (anziani, giovani, famiglie senza lavoro), la lotta contro l'evasione e l'elusione fiscale, l'affarismo, la corruzione e le grandi ricchezze. Insomma, una politica di Sinistra, che né Vendola né tantomeno il PD sembrano poter attuare...

10 settembre 2011

La fine di un mito?

Al ritorno dalle (inesistenti, per me) vacanze estive, sarei dovuto tornare a scrivere di temi importanti, anzi "del" tema importante: vale a dire della esplosiva situazione economico-politico-sociale del nostro Paese, oramai davvero sull'orlo del baratro. E invece tocca occuparmi di una inutile buffonata, mascherata in forma di gara a tappe di ciclismo, inopinatamente inserita nelle gare ufficiali dalla relativa Federazione sportiva italiana, e ancora (forse) più inopinatamente scelta come bersaglio di proteste più o meno roboanti da parte di spezzoni di "opposizioni" (sociali, politiche, alternative) durante il suo svolgimento. Fatto salvo che magari la gara si sarebbe potuta svolgere con altro "titolo" rispetto a "giro della padania", e fatto anche salvo che ci sono sicuramente cose più importanti contro cui scagliarsi (anche con la foga delle azioni "attive"), ciò che mi ha lasciato realmente sconcertato è stata la posizione che sul tema ha assunto un mito della mia adolescenza: Francesco Moser. Nel dualismo Moser-Saronni degli atti Ottanta, io ero un "moseriano": l'ho sempre seguito nelle sue gare, ho sempre tifato per lui, ho gioito quando ha vinto il suo unico Giro d'Italia. Per questo sono rimasto molto deluso (choccato è forse dir troppo) quando l'ho sentito affermare che "la padania è una realtà ed è inutile affermare il contrario", scagliandosi contro i "comunisti che non si sa cosa vogliono" e che non ricordano che ai suoi tempi gli organizzatori (comunisti) delle corse in Emilia e Toscana favorivano spudoratamente i corridori sovietici, senza che nessuno aprisse mai bocca per protestare. Parole in libertà, che mi fanno vedere il mio eroe sportivo del passato in un'altra prospettiva. Lo ritenevo, oltre che un grande sportivo, una persona equilibrata e obiettiva, una persona che riflette e pondera prima di dare giudizi e opinioni. Invece si è rivelato un "padano", nel senso peggiore del termine. E allora mi verrebbe voglia di fare come i suoi storici detrattori, ricordandogli che i suoi maggiori successi li ha raggiunti in maniera alquanto particolare: il Giro d'Italia con un percorso disegnato appositamente sulle sue caratteristiche, e il record dell'ora godendo delle cure di un medico-allenatore molto discusso che usava metodi che all'epoca erano al limite del doping. Ecco, quando il tuo mito crolla si diventa cattivi...

14 luglio 2011

Responsabili? No, al meglio pirla...

Al peggio, sconsiderati incapaci e inaffidabili azzeccagarbugli.
E' difficile capire l'atteggiamento delle forze d'opposizione, in primis il PD, durante l'iter di approvazione della manovra economica del governo.
Una manovra di macelleria sociale, come è stata giustamente definita, che, con il paravento delle richieste europee e con lo "stimolo" bypartisan di Napolitano, viene criminalmente scagliata contro gli strati più poveri ed esposti della popolazione.
La scelta delle forze politiche che dovrebbero essere d'alternativa, vigliaccamente al riparo dell'ombrello del Presidente della Repubblica, è stata, oltre che sbagliata eticamente e suicida dal punto di vista della progettualità ideale, assolutamente stupida ed inconcludente anche dal lato più strettamente di strategia politica: ci si è consegnati, resi, al tracotante e arrogante potere della maggioranza senza ottenere nemmeno il contentino di una modifica foss'anche simbolica verso quanto richiesto dalle opposizioni.
Ma la manovra di Tremonti non è semplicemente punitiva per le fasce deboli ed accomodante per i poteri forti (non c'è nulla che vada a toccare i poteri finanziari, ad esempio; così come le pensioni elevate vengono appena sfiorate dalle norme previste: a titolo esemplicativo un pensionato che percepisce 92.000 euro annui contribuirà pagando l'esorbitante cifra di 100 euro all'anno).
Nelle pieghe essa nasconde, e neanche tanto, il tentativo di porre un freno all'avanzare della "rinascita" della voglia di partecipazione civica che è esplosa con la splendida avventura referendaria, riconsegnando nelle mani delle potenti lobbies dei "servizi privatizzati" quei beni e servizi primari che i cittadini hanno voluto con forza affermare dover essere gestiti dal "pubblico", cioè dai cittadini stessi tramite i propri rappresentanti eletti. La formula usata da Tremonti - che parla di incentivi alle privatizzazioni - sembra costruita per evitare il giudizio di incostituzionalità; ma è evidente che è finalizzata a far rientrare dalla finestra ciò che i cittadini hanno cacciato via dalla porta col voto referendario.
Ecco qual è il pericolo maggiore: che il "vento" di cambiamento da tanti salutato nella lettura dei risultati referendari venga fermato, ingabbiato, ucciso.
Dobbiamo impedire in ogni modo questo ennesimo tentativo di saccheggio. E le attuali opposizioni politiche non sembrano attrezzate per farlo al posto nostro.

05 luglio 2011

Diario di bordo dalla "Freedom Flotilla 2" / 6

Quinto giorno del diario di bordo di Vauro.
Stay human.

Prigionieri, come in una guerra.

Corfù, 4 luglio 2011. John Klusmire, il capitano della nave statunitense «Audacity of hope», è ancora in carcere.
Nessun rappresentante dell'ambasciata americana lo ha incontrato, né chiesto di incontrarlo fino al momento in cui sto scrivendo. Pare inoltre che il trattamento a lui riservato da parte delle autorità carcerarie greche sia particolarmente duro; segno che questa nave dedicata ad Obama - dove su 52 persone in attesa di imbarco ben 30 sono cittadini Usa di religione ebraica, molti gli anziani tra di loro - viene realmente considerata alla stregua di un pericoloso covo di terroristi di Hamas. Alle 18 di ieri la nave canadese ancorata a Creta - cui il giorno prima era stata negata l'autorizzazione a prendere il largo alla volta di Rodi - è salpata, ma dopo 20 minuti è stata abbordata dalla guardia costiera greca e costretta a rientrare. Di fatto le navi della «Freedom Flotilla» sono sequestrate a norma di un articolo del codice di navigazione greco applicabile solo in caso di guerra o di emergenza interna. Ed è proprio di fronte ad una guerra che i pacifisti venuti qui da mezzo mondo si sono ritrovati.
[...]

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Vauro Senesi (dal manifesto del 05/07/2011)

04 luglio 2011

La Notte della Rete contro il bavaglio dell'AGCOM

Il popolo della Rete italiano non ci sta più ad accettare supinamente decisioni che passano sopra la sua testa. Il 5 luglio, a Roma, alla Domus Talenti, andrà in scena la “Notte della Rete”, una no-stop che coinvolgerà giornalisti, esperti, netizen, associazioni, esponenti politici contro quello che è stato definito “il bavaglio alla Rete”.

Fra i presenti già confermati:
Olivero Beha, Rita Bernardini, Emma Bonino, Pippo Civati, Nicola D'Angelo, Juan Carlos de Martin, Tana de Zulueta, Antonio Di Pietro, Dario Fo, Giovanbattista Frontera, Alessandro Gilioli, Peter Gomez, Beppe Giulietti, Fabio Granata, Margherita Hack, Carlo Infante, Giulia Innocenzi, Ignazio Marino, Gianfranco Mascia, Gennario Migliore, Roberto Natale, Luca Nicotra, Leoluca Orlando, Flavia Perina, Marco Perduca, Marco Pierani, il Piotta, Donatella Poretti, Enzo Raisi, Franca Rame, Fulvio Sarzana, Marco Scialdone, Guido Scorza, Mauro Vergari, Carlo Verna, Vincenzo Vita, Vittorio Zambardino.



Come fare per dare il tuo sostegno all'iniziativa:

• Fai girare la notizia, condividila con i tuoi contatti sui social network;

• Conferma la tua adesione alla mobilitazione tramite la pagina www.agoradigitale.org/lanottedellarete e tramite il corrispondente evento facebook”;

• Pubblica la notizia dell'evento de LA NOTTE DELLA RETE sul tuo blog e manda in onda la diretta in streaming dal sito de Il Fatto Quotidiano. Compilando il form che trovi all'indirizzo www.agoradigitale.org/lanottedellarete riceverai nelle prossime ore il codice per l'embed della trasmissione sul tuo sito web;

• Firma la petizione all'Agcom all'indirizzo www.sitononraggiungibile.it e manda un messaggio ai membri dell'Agcom qui: http://www.avaaz.org/it/it_internet_bavaglio;

• Informati sugli ultimi sviluppi della mobilitazione e sugli altri modi per entrare in azione dal sito http://www.agoradigitale.org/nocensura.

Il tempo stringe, diamoci da fare!

ECCO LA DIRETTA STREAMING!


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03 luglio 2011

Diario di bordo dalla "Freedom Flotilla 2" / 5

Quarto giorno del diario di bordo di Vauro.
Stay human.

Incarcerato ad Atene il comandante Usa.

Corfù, 2 luglio 2011. Ad Atene il capitano della nave Usa «Audacity of Hope», John Klusmire, cittadino americano, è stato incarcerato con l’accusa di atto criminoso in base all’articolo 128 del codice navale greco. Il suo tentativo di ieri (venerdì per chi legge) di salpare dal Pireo avrebbe infranto la norma che impone ai capitani di sottostare agli ordini del ministero degli interni in caso di guerra o di forti tensioni nei rapporti internazionali azione siano le ripetute dichiarazioni di Netanyahu sulla determinazione di Israele a ricorrere alla forza qualora la Freedom Flotilla riuscisce ad avvicinarsi alle acque di Gaza ed alla lettera, datata 24 maggio, in cui il presidente delle Nazioni unite Ban KiMoon invita i governi nazionali a scoraggiare la partenza delle navi pacifiste. Martedì prossimo l’accusa contro il capitano sarà formalizzata in tribunale.
E’ chiaro che il governo greco ha deciso di classificare la vicenda delle navi ancorate nei suoi porti come questione di sicurezza interna nazionale e questo potrebbe portare al blocco definitivo delle imbarcazioni. Non mancano i segnali in tal senso. A Creta, dove è ancorata la nave spagnola «Guernica» motovedette della guardia costiera si sono schierate davanti al natante in modo da impedirgli ogni possibile manovra. I pacifisti hanno risposto con proteste e manifestazioni che hanno trovato anche il consenso e la partecipazione della popolazione locale. Altre manifestazioni si stanno organizzando ad Atene. Il coordinamento internazionale della Flotilla ha deciso inoltre di chiedere ai parlamentari dei rispettivi paesi di intensificare le iniziative politiche sui loro governi e sull’Unione europea e le pressioni diplomatiche sulla Grecia perché riveda la sua posizione che agli occhi di molti appare totalmente illegittima.

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Vauro Senesi (dal manifesto del 03/07/2011)

02 luglio 2011

Diario di bordo dalla "Freedom Flotilla 2" / 4

Quarto giorno del diario di bordo di Vauro.
Stay human.

Se i greci fanno come gli israeliani.

Corfù, 1 luglio 2011. L'allarme è scattato questa notte. Intorno alle 4, sotto un improvviso scroscio di pioggia estivo, la ragazza bosniaca e i due attivisti italiani, durante il loro turno di guardia a bordo della «Stefano Chiarini» ancorata nella baia, hanno sentito il rumore di una barca veloce nell'oscurità. Poco dopo hanno udito un altro rumore, stavolta proveniente da sotto lo scafo della barca, e visto delle bolle d'acqua apparire sulla superficie del mare. «I mozzaeliche, ci sono i mozzaeliche» come sono stati affettuosamente soprannominati i misteriosi subacquei che in questi giorni si dedicano appunto alla amena attività di tagliare le eliche. Le due lance della Guardia marina greca, subito allertate, hanno illuminato l'acqua con i loro riflettori, ma dei mozzaeliche nessuna traccia. Stamattina (ieri per chi legge) altri sub si sono calati in acqua per verificare se ci fossero stati danneggiamenti alla nave. Macché, tutto a posto.
L'arcano si è risolto più tardi quando un tecnico ha scoperto che bolle e rumore altro non erano che l'effetto di risucchio dello scarico del bagno della nave. La tensione che era salita tra i pacifisti si è sciolta in ilarità. Anche se certi falsi allarmi sono piuttosto comprensibili dopo le due autentiche azioni di sabotaggio andate a buon fine in pochi giorni, l'episodio è indiscutibilmente comico. Intanto sono arrivati qui, a Corfù, sei degli attivisti irlandesi che erano sbarcati sulla «Saoirse» sabotata in Turchia.

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Vauro Senesi (dal manifesto del 02/07/2011)

Vendola: pragmatismo all'ennesima potenza o tradimento?

Che a non applicare immediatamente il risultato dei referendum sull'acqua sia proprio Vendola, che si è speso e non poco per il successo straordinario che gli stessi quesiti referendari hanno avuto, fa decisamente specie.
Come sappiamo, uno dei referendum ha abolito la possibilità per i gestori (tutti i gestori, pubblici o privati che siano) di usufruire di un aumento del 7% delle tariffe come remunerazione del capitale investito.
Orbene, Vendola ha annunciato che la Regione Puglia non può permettersi di togliere quel balzello, giustificando tale decisione con la circostanza che quel 7% in più serve, alla Puglia, a pagare un bond che la giunta Fitto aveva contratto con Merryl Linch nel 2003. Il che è vero, ma non giustifica lo stretto (ed inscindibile secondo la Giunta Vendola) collegamento tra le due cose.
Se è vero, come è vero e come viene giustamente ricordato dallo stesso Presidente Vendola, che l'Aquedotto Pugliese sta compiendo una importante opera di risanamento e di rilancio, tornando a macinare utili etc. etc., perché non cercare "altrove" le coperture finanziarie per rimediare agli errori delle amministrazioni passate? Perché continuare a far pesare questi costi sugli utenti?
Questo, francamente, non si riesce a capire, e nemmeno si riesce ad accettare da un leader che ha fatto di questi argomenti e di questi temi la campagna costante della sua attività politica e amministrativa.
Quel che passa nell'immaginario collettivo è che Vendola sia il primo a tradire i referendum su cui tanto ha investito nella discussione politica pubblica recente.
E' un passo falso, per il quale andrebbe fatta immediata riparazione.

01 luglio 2011

Diario di bordo dalla "Freedom Flotilla 2" / 3

Terzo giorno del diario di bordo di Vauro.
Stay human.

L'audacia della speranza.

Corfù, 30 giugno 2011. Per la verità oggi a bordo della Stefano Chiarini è salita soltanto la polizia greca per l'ennesima ispezione alla nave. La buona notizia è che sembrerebbe che finalmente tutte le certificazioni necessarie perché possa salpare siano a posto e che quindi sia terminato il calvario burocratico che l'ha costretta all'ancora per tutti questi giorni.
Il condizionale però è d'obbligo, perchè più si avvicina la possibilità della Flotilla di partire più il governo israeliano intensifica le azioni volte ad impedirlo.
Ormai è una sorta di sfida al logoramento per le centinaia di pacifisti arrivati in Grecia per imbarcarsi. Non solo per la tensione provocata dalla incertezza sulla data di partenza ma anche perchè ognuno di loro è qui a spese proprie e l'attesa grava non poco sulle risorse economiche di molti.
Nonostante questo fino ad ora non si registrano defezioni. E' quasi incredibile vedere, qui a Corfù, gruppi di giovani ed anziani di ogni paese.

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Vauro Senesi (dal manifesto del 01/07/2011)

30 giugno 2011

Diario di bordo dalla "Freedom Flotilla 2" / 2

Secondo giorno del diario di bordo di Vauro.
Stay human.

Sulla nave che parla di Stefano Chiarini.

Corfù, 29 giugno 2011. Oggi forse posso davvero scrivere che questo è un «diario di bordo» perchè finalmente a bordo sono salito. Anche se soltanto per una breve visita. La nave bianca e azzurra è ancorata in una bella baia dell'isola, un porticciolo turistico, insieme a piccoli yachts e barche da diporto, a pochi metri da due motovedette della guardia costiera greca. E' un 30 metri con sul ponte pile di sedie allineate. Uno di quei classici natanti che portano i turisti a fare gite marittime di mezza giornata.
A poppa e sulle fiancate spicca però il nome scritto a vernice blu «Stefano Chiarini».
Non posso negare di aver provato una strana sensazione nel leggerlo. Stefano era un amico e un compagno non il nome di una barca. Ma è giusto che ora sia così. «Siamo qui» mi diceva spesso, con la sua voce un po' nasale, quando riuscivo a raggiungerlo al telefono mentre era a Baghdad sotto i bombardamenti nella prima guerra del Golfo. Ed ora qui, che galleggia placidamente in questa baia mediterranea, c'è la nave con il suo nome che attende di partire alla volta di Gaza con il suo carico di umanità. Una partenza che di giorno in giorno si fa più difficile. [...]

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Vauro Senesi (dal manifesto del 30/06/2011)


VIDEO: i danni subiti da una nave irlandese vittima di uno dei tanti sabotaggi contro la Freedom Flotilla 2.

29 giugno 2011

Diario di bordo dalla "Freedom Flotilla 2" / 1

Da oggi cercheremo di seguire il diario di bordo di Vauro dalla «Stefano Chiarini», la nave italiana che partecipa alla "Freedom Flotilla 2".
Stay human.

Sotto tiro, Flotilla pronta a salpare.

Inizia oggi il mio «diario di bordo» anche se il termine è improprio visto che a bordo ancora non sono. La «Stefano Chiarini» è alla rada a Corfù. Le altre navi della Freedom Flotilla sono ancorate in diversi porti greci e via via gli attivisti provenienti da tanti paesi diversi stanno lasciando Atene per raggiungerle. Ci sono state e ci sono forti pressioni da parte di Israele sul governo greco perchè impedisca alle navi di salpare alla volta di Gaza e le autorità stanno creando non poche difficoltà di ordine burocratico per ritardarne in ogni modo la partenza che comunque è ormai imminente. Prova ne è la continua escalation della propaganda israeliana per screditare il valore assolutamente pacifico della Flotilla. Ieri il ministro degli esteri Lieberman è arrivato a dichiarare che i pacifisti sarebbero tutti attivisti terroristi che vanno cercando il sangue. Si va dal sostenere che a bordo ci sarebbero liquidi chimici altamente infiammabili per bruciare i commandos israeliani nel momento dell'arrembaggio, fino a far circolare su Youtube il video di un presunto gay americano che racconta di non essere stato accettato sulla Flotilla a causa della sua omosessualità. [...]

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Vauro Senesi (dal manifesto del 29/06/2011)


21 giugno 2011

Il partito che non c'è

Il Partito Democratico non ha una posizione univoca che sia UNA!
Almeno sulle questioni che dovrebbero essere fondative di un partito.
Non ce l'ha sul lavoro, dove accanto alle posizioni di Ichino e Veltroni (praticamente appiattite su quelle di Marchionne e dei sindacati complici) cercano spazio quelle di Fassina, o dello stesso Bersani, decisamente più attente ai lavoratori.
Non ce l'ha sui temi biologici e su quelli etici; e fino a quando Fioroni e soci non seguiranno le orme della Binetti traslocando altrove, ben difficilmente il PD potrà fare grandi battaglie di civiltà.
Dopo il grande successo dei Referendum, sembrava aver trovato una linea "passabile" sull'approccio ai beni comuni come l'acqua. Ed invece eccolo ribadire la validità di una sciagurata proposta di legge che, spingendo verso il modello toscano delle società miste, di fatto tradisce la pronuncia referendaria e poco si discosta dai provvedimenti presi dal governo con il Decreto Sviluppo in corso di approvazione in questi giorni.
Non solo possibilità di società miste pubblico-privato, ma anche remunerazione dei capitali investiti e Autorità nazionale a nomina politica nella proposta di legge del PD.
Come si possa affermare che questa proposta, che ribadiamo scellerata, recepisca il risultato dei referendum, quando è evidente che va esattamente nella direzione opposta al pronunciamento dei cittadini sui due quesiti votati, rimane un ardito esercizio di equilibrismo che molti "dirigenti" del PD non hanno esitato a mettere in pratica. Con molta faccia tosta e poca vergogna.
Forse, piuttosto che seguire il PD in questo barcamenarsi tra l'essere e il non essere, Vendola dovrebbe dedicare le proprie energie e il proprio tempo (oltre che ad occuparsi della Puglia) a ricostruire una Sinistra che sia realmente alternativa alla deriva che questo capitalismo al tramonto rischia di condannare buona parte del mondo.
Con l'Italia in prima fila sul ponte del Titanic...

14 giugno 2011

Stracquadanio: fancazzista sarà lei!

Ha dichiarato testualmente: "Se anche una deputata o un deputato facessero coming out e ammettessero di essersi venduti per fare carriera o per un posto in lizza non sarebbe una ragione sufficiente per lasciare la Camera o il Senato", tentando goffamente di sdoganare il metodo di selezione delle onorevoli operante nel partito di Berlusconi. Si è dichiarato a favore delle leggi ad personam, contrario alla reintroduzione del voto di preferenza nonchè all'espressione del dissenso all'interno del Popolo delle Libertà. Si è augurato l'ampliamento dell'elenco dei nomi dell'editto bulgaro, ed ha incitato Augusto Minzolini a rendere ancora più esplicita la linea editoriale del TG1 a favore del governo Berlusconi.
Ha invocato contro Gianfranco Fini il "trattamento Boffo", ossia l'attacco politico-giornalistico a colpi di dossier falsi, di cui è stato oggetto Dino Boffo nel 2009. Ha inoltre dichiarato in Senato che L'Aquila "era una città che stava morendo, indipendentemente dal terremoto e il terremoto ne ha certificato la morte civile".
Basterebbe questo piccolo ed assolutamente incompleto elenco delle malefatte di Giorgio Stracquadanio, onorevole per caso, per annoverarlo in quella categoria di subumani cui veniva costantemente arruolato Fantozzi dal suo capo.
Ora, l'ex radicale (è curioso come tutti i radicali che si allontanino dai guru Pannella e Bonino facciano una tristissima fine: vedi anche Capezzone) ha voluto regalarci un'altra perla. Secondo lui la sinistra vince perchè la sua base, notoriamente costituita dai dipendenti pubblici (sic!), alle due di pomeriggio è già a casa a fare un cazzo e quindi ha un sacco di tempo libero per stare in internet e mobilitarsi tramite social network ed affini, quando non lo faccia già sul posto di lavoro, come lui è sicuro che facciano i dipendenti pubblici invece di lavorare.
Alzi la mano chi si ricorda di Stracquadanio come "editorialista" di qualsivoglia testata. Lo ricordiamo molto bene, invece, come uno che ha tentato da sempre di "sistemarsi" in politica, sin dai tempi in cui ci provava con le liste radicali al Comune di Milano.
Che una lezione etica di questo tipo venga da uno dei deputati notoriamente più attivi nel contrastare la proposta di dimezzare lo stipendio e le indennità dei parlamentari, che un attacco al lavoro dei dipendenti della PA venga da un politico di professione, e di tal fatta, francamente provoca più che sconcerto: provoca ribrezzo, repulsione, schifo.
Speriamo che il nuovo vento che soffia possa spazzare via quanto prima questa "classe dirigente" cui il berlusconismo ci ha condannato.

13 giugno 2011

Referendum: una lettura "basic"

Vorrei provare a dare una lettura quasi minimalista dell'esito referendario, che non prefiguri automatismi politici relativamente a governo, elezioni, etc..
A mio avviso l'unico dato "certo" che si può trarre dal grande successo dei referendum è la grande voglia del popolo italiano di tornare ad essere "cittadinanza" attiva, il grande desiderio di partecipazione, la decisa e sorprendente indisponibilità a delegare il proprio futuro ad una classe dirigente che, tutta intera, appare assolutamente inadeguata ad affrontare (e sperabilmente risolvere) i grandi problemi che investiranno (e rischiano di devastare) il nostro Paese nel breve e brevissimo periodo.
Ogni altra lettura "allargata" (ulteriore spallata al governo e plebiscito contro Berlusconi, ma anche quelle strettamente legate ai quesiti referendari su acqua e nucleare) è assolutamente lecita, ma non rende giustizia del grande movimento civico che, dal basso (o dall'"alto" di chi vola al di sopra della mediocre politica che ci tocca in questi tempi bui), ha scatenato l'immensa partecipazione che ha reso possibile questa vittoria a suo modo storica.
Gli italiani si sono ricordati che l'Italia è loro, e non un'azienda personale dell'utilizzatore finale di bunga-bunga: come punto di partenza per un futuro migliore direi che non è poco...

11 giugno 2011

Informazione criminale

Siamo, purtroppo, abituati a leggere sul Giornale di Berlusconi titoli-esca del tipo "I fratelli rom di Vendola uccidono un ragazzo a Milano". Il quotidiano che fu diretto da Montanelli ha collezionato, da quando è di proprietà del malato (definizione della Santanchè e non del redattore) di Arcore, direttori talmente tanto pessimi (e l'attuale è il peggio del peggio) da non consentire di avere speranza alcuna che possa tornare ad essere un "mezzo di informazione".
Siamo però rimasti molto sorpresi leggendo sul free press "Leggo" un titolo sparato ad altezza uomo: "Ucciso dai nomadi". Un titolo del genere sottintenderebbe un omicidio volontario o quanto meno preterintenzionale da parte di appartenenti ad una specifica etnia (e già solo per questo ampiamente razzista) nei confronti di un italiano.
Ed invece, come sappiamo, non è successo niente di tutto questo: si è trattato di un incidente stradale. O meglio, dell'investimento di un passante da parte di alcuni ragazzi che fuggivano dalla polizia.
Sia chiaro: la notizia criminis c'è tutta; ed anche la morte di un innocente per colpa di quattro delinquentelli. Ma questa notizia non giustifica il titolo criminogeno del quotidiano free press che, pubblicamente, invito a NON LEGGERE.
Del resto la stampa free press offre tante alternative (non solo a Milano), e quindi possiamo tranquillamente cominciare a boicottare, anche in questo campo, quella stampa che, lungi dall'essere faziosa (scelta comunque legittima ed accettabile), si spinge invece a fare falsa informazione.
NON LEGGETE "LEGGO". Non male come slogan...

06 giugno 2011

L'insostenibile incapacità di vincere

Speravo, tornando a scrivere dopo tanto tempo, di poter postare un contributo "al positivo", specialmente dopo la tornata amministrativa del maggio scorso. Ed invece...
Riassumiamo l'esito delle elezioni amministrative.
Il centrosinistra conquista, pardon: il centrodestra perde Milano e Trieste, non riesce a conquistare Milano e Bologna; passando per Cagliari e per la maggioranza di comuni e province importanti in cui si è votato.
Anche a non voler strafare, si tratta di un successo importante e in alcuni casi storico per il centrosinistra.
Come si è pensato di mettere a frutto questo risultato? Come hanno pensato di festeggiare i maggiorenti del centrosinistra? C'è da deprimersi...
Prima hanno pensato di chiudere la campagna referendaria quanto più divisi possibile, con addirittura due iniziative (PD e IdV) separate e in contemporanea a Roma.
Poi hanno cominciato a "posizionarsi" per la giunta milanese, cercando di condizionare con veti e controveti il Sindaco Pisapia.
Ora siamo quasi arrivati alle offese dirette, con Bersani che vuole fare l'esame di affidabilità a Vendola e quest'ultimo che dà del "meschino" al segretario PD.
In questo momento, con il partito di Berlusconi allo sbando e con l'intero centrodestra in cerca di identità, si poteva e doveva dare l'affondo finale per promuovere l'alternativa di governo.
Invece il centrosinistra sta tentando (riuscendovi, se continua così) di autoeliminarsi dalla prossima competizione elettorale nazionale, apparendo litigioso come non mai.
Non è su queste basi che i cittadini di molte città hanno dato fiducia ai candidati del centrosinistra. Bersani, Vendola, Di Pietro & soci farebbero bene a capirlo, prima che sia troppo tardi.

20 aprile 2011

A Vittorio Arrigoni

Hanno ucciso tutti
Hanno ucciso tutti
hanno ucciso tutti i minareti
e le dolci campane
uccise le pianure e la spiaggia snella
ucciso l'amore e i destrieri tutti, hanno ucciso il nitrito.
Per te sia buono il mattino.
Non ti hanno conosciuto
non ti hanno conosciuto fiume straripante di gigli
e bellezza di un tralcio sulla porta del giorno
e delicato stillare di corda
e canto di fiumi, di fiori e di amore bello.
Per te sia buono il mattino.
Non hanno conosciuto un paese che vola su ala di farfalla
e il richiamo di una coppia di uccelli all'alba lontana
e una bambina triste
per un sogno semplice e buono
che un caccia ha scaraventato nella terra dell'impossibile.
Per te sia buono il mattino.
No, loro non hanno amato la terra che tu hai amato
intontiti da alberi e ruscelli sopra gli alberi
non hanno visto i fiori sopravvissuti al bombardamento
che gioiosi traboccano e svettano come palme.
Non hanno conosciuto Gerusalemme... la Galilea
nei loro cuori non c'è appuntamento con un'onda e una poesia
con i soli di dio nell'uva di Hebron,
non sono innamorati degli alberi con cui tu hai parlato
non hanno conosciuto la luna che tu hai abbracciato
non hanno custodito la speranza che tu hai accarezzato
la loro notte non si espone al sole
alla nobile gioia.
Che cosa diremo a questo sole che attraversa i nostri nomi?
Che cosa diremo al nostro mare?
Che cosa diremo a noi stessi? Ai nostri piccoli?
Alla nostra lunga dura notte?
Dormi! Tutta questa morte basta
a farli morire tutti di vergogna e di sconcezza.
Dormi bel bambino.


Ibrahim Nasrallah
(Traduzione e cura di Wasim Dahmash)

Poesia pubblicata su il manifesto di oggi

Ibrahim Nasrallah è nato ad Amman nel 1954 in un campo profughi. La sua poesia, tra tradizione e sperimentazione, è conosciuta e tradotta in tutti il mondo. In italiano sono usciti due romanzi, «Febbre», Edizioni Lavoro, Roma 1999 e «Dentro la notte», Nuoro 2004, e un'antologia di poesie «Versi», Edizioni Q, Roma 2009.

16 aprile 2011

Quando la Rete rinnega se stessa

Sono quanto meno sorprendenti le diffuse reazioni che sulla Rete ha suscitato l'ultima puntata di Report, sugli internauti che diventano "merce".
Sorprendono perchè sono sostanzialmente negative (quando non aggressivamente contrarie), ed invece ci si sarebbe aspettato che i temi sollevati potessero diventare lo spunto per una riflessione approfondita su tali problemi.
Perchè ciò che ha riportato il programma della Gabanelli è assolutamente tutto vero.
E gli internauti, proprio perchè proiettati in un mondo che fa della democrazia e della libertà la propria bandiera, dovrebbero stare dalla parte di chi squarcia i veli che offuscano tali principi.
Ed invece cosa fanno? Si indignano. Mario Adinolfi arriva addirittura a scrivere di esserne stato disgustato.
Da cosa? Dal fatto che Report ha voluto aprire gli occhi ai navigatori sprovveduti sulla necessità di leggere sempre i disclaimer e i contratti cui aderiscono? Che sulla Rete diventa altrimenti facilissimo, per chiunque sia un po' sgamato, ricostruire vita morte e miracoli di ogni singolo internauta?
Chiunque abbia un po' di dimestichezza con questi attrezzi sa che tutto questo è vero, e del resto lo verifichiamo ogni giorno quando vediamo la casella mail che abbiamo usato per registrarci su facebook costantemente riempita di messaggi pubblicitari non richiesti e non voluti.
Adinolfi probabilmente fa parte di quella parte "democratica" che crede in un "mercato buono", quello del mondo virtuale forse.
La tecnologia, ogni tecnologia, non è mai di per sè buona o cattiva, ma dipende dell'uso che se ne fa. Se è il mercato capitalista ad usare la tecnologia, allora lo farà per fare profitto, e quindi essa (o meglio il suo utilizzo) sarà negativa.
Almeno agli occhi di quanti, come noi, hanno idee (e ideali) ben differenti rispetto alla "mercificazione globale".

15 aprile 2011

Lettera a Egidia Beretta

Le chiedo scusa, signora, se mi permetto di rivolgerle queste righe in questo momento di profonda tristezza e di scoramento che lei sta vivendo assieme alla sua famiglia.
Sino a ieri non la conoscevo, signora; mi era sfuggita quella puntata di Report in cui lei era citata tra i sindaci più virtuosi d'Italia, avendo rinunciato all'indennità per creare un fondo di solidarietà per i cittadini del comune che lei amministra (quando si dice "buon sangue...").
Conoscevo però da tempo suo figlio Vittorio, di cui durante i giorni di "Piombo Fuso" attendevo avidamente i resoconti pubblicati dal Manifesto. Ho imparato ad apprezzare in profondità la sua semplice ed innata propensione per la giustizia, per la pace, per i più diseredati tra i diseredati del mondo.
Il suo "restiamo umani" è entrato nel lessico di tutti quanti noi che partecipiamo alla causa palestinese, e lo possiamo fare (dalle comodità delle nostre case) solo grazie a quanti dedicano interamente la propria vita nello stare al fianco di chi vive le tragedie sulla propria pelle. Come faceva Vittorio.
Non scrivo qui per consolarla, signora, perchè credo non esista consolazione per la perdita di un figlio. Non voglio nemmeno esprimere il mio cordoglio, perchè non conoscendoci potrebbe sembrare un puro esercizio retorico.
Partecipo al suo dolore, quello sì. Ho pianto appena appresa la notizia della esecuzione di Vittorio. A leggere gli scritti di qualcuno di cui si condividono le idee si finisce quasi col sentirlo un "compagno" di strada...
Ho voluto dedicarle queste righe fondamentalmente per un solo motivo: ringraziarla.
Le dico grazie per averci dato Vittorio, le dico grazie per averlo formato con quegli ideali che lei stessa per prima cerca di mettere concretamente in atto quotidianamente, le dico grazie per la dignità con cui sta affrontando questa prova.
Credo che Vittorio anche da lassù potrà darle un po' di quella pace che lui cercava con tutte le sue forze e che nonostante tutto promanava sempre dai suoi scritti, anche quando raccontavano le atrocità più folli che l'uomo può compiere contro un suo simile.
Tutti noi siamo orgogliosi di Vittorio.
Io spero che la proposta che ho modestamente indirizzato al Manifesto possa avere una qualche risonanza: ho chiesto che il quotidiano con cui Vittorio ha collaborato tra il 2008 e il 2009 si faccia promotore affinchè dall'Italia possano partire due navi assieme alla Freedom Flottilla 2 alla volta di Gaza: la "Stefano Chiarini" (già in cantiere) e la "Vittorio Arrigoni". Sarebbe il miglior modo per ricordarlo e per rendergli merito per tutto quanto ci ha dato.
Restiamo umani.

14 aprile 2011

I misteri dei software Microsoft

Che gli applicativi di Bill Gates fossero pieni di sorprese, funzioni nascoste, eggs et similia lo sapevamo già da tempo.
Quello che non sapevamo è che alcune funzionalità fossero implementate in modo "localizzato", e in maniera quasi subdola.
E così scopriamo che Word riconosce automaticamente il nome "berlusconi" come nome proprio di persona, e non ha dubbi nel correggere l'iniziale da minuscola in maiuscola!
Bello, pensiamo: hanno localizzato il software di videoscrittura, mettendoci dentro tutti i nomi famosi d'Italia.
Macchè...
Proviamo a scrivere "napolitano", "bersani", "veltroni", "schifani". Nulla di nulla. Questi nomi vengono tutti inesorabilmente sottolineati come parole sconosciute.
Per sgombrare il tavolo da facili eccezioni, diciamo subito che il dizionario base, il custom.dic, è intonso e non toccato dalla installazione pulita originaria.
Quindi il nome di berlusconi lo riconosce da subito.
Perchè?

11 aprile 2011

Piccole masse di (sub)umanità decadente

A vederli, di primo acchito, sembrerebbero dei cerebrolesi. A ben guardare, però, si scopre tutta una umanità che è lì semplicemente perchè qualcuno glielo ordina.
Ci sono pensionati/e e casalinghe in calore (il complemento di stato è riferito ad entrambe le categorie...), disoccupati cui non sembra vero poter sbarcare la giornata con qualche decina di euro e col pranzo pagato, sottoccupati che, a tempo perso, lavorano nella villa di Arcore, qualche immancabile esagitato.
Ma, fino a prova contraria, a degli adulti (anche se in verità si è visto pure qualche bambinetto che non sappiamo quanto abbia gradito essere stato coattato là dalle madri invece che andare a scuola...) in grado di intendere e di volere (e anche su questo nutriamo molti dubbi) non si può impedire di esprimere le proprie idee e le proprie convinzioni, anche se ciò avviene in sprezzo a qualsiasi senso del ridicolo.
Ciò che è grave, realmente grave, è che si permetta ad un manipolo di qualche decina di persone di bloccare tutta una strada di ingresso al Tribunale di Milano, bloccando nel contempo quanti vorrebbero manifestare qualcosa di diverso.
Ciò che è grave, insostenibilmente grave, è che, a detta dei lavoratori del Palazzo di Giustizia di Milano (che sono migliaia), sia stato loro impedito per tutta la mattinata di lavorare tranquillamente, perchè a questa claque prezzolata è stato financo consentito di amplificare ad altissimo volume musica demente (meno male che il pirla c'è) alternata a comizi da strapazzo.
Molti dipendenti del Tribunale hanno raccontato come fosse estremamente difficile anche solo interloquire negli uffici che davano sul lato interessato dalla manifestazione.
A proposito: che ne pensa Brunetta di questa "interruzione di pubblico servizio"? Non sarebbe il caso di denunciare questi "facinorosi"?
Ma ciò che è incommensurabilmente ancora più grave è che si sia consentito ad un pagliaccio decadente di realizzare il suo personale piccolo show, arringando la folla (si fa per dire) con frasi al limite dell'eversione, e costringendo le forze dell'ordine a sequestrare all'interno del Palazzo quanti, in quei frangenti, volevano uscire per tornare alle loro case o ai loro impegni quotidiani. Il tutto solo per consentire a questo omuncolo di distrarre noi poveri cittadini italiani da quelli che sono i veri problemi che attanagliano il nostro Paese; problemi che, se non ci diamo una sveglia, porteranno l'Italia non ad essere la nuova Grecia o la nuova Irlanda, ma ad essere il nuovo Ruanda o il nuovo Zimbabwe.
Quanto ancora dovremo "pagare" per tenere in vita (politica) questo ectoplasma? Non abbiamo "dato" già abbastanza?
Opposizione politica, società civile, movimenti di base! Battete un colpo!
E che sia un colpo molto, molto forte...

10 aprile 2011

UFO: quando saremo pronti ad accettarli?

Dopo la pubblicazione (l'ennesima) di un documento ufficiale di un organo statale, stavolta addirittura dell'FBI americana, si riaccende il dibattito sugli UFO e sui misteri loro correlati.
Per quel che ci riguarda non esistono dubbi sulla effettiva esistenza di altre civiltà nell'Universo, così come crediamo che queste civiltà ci abbiano più volte visitato (e ben prima di Roswell).
In generale, però, questo argomento o resta un tabù o viene puntualmente debunkerato, in particolar modo dagli specialisti del settore. Tra questi, i debunkers per professione, spiccano negli ultimi tempi tale Paolo Attivissimo e la famiglia Angela (con gli annessi e connessi del CICAP).
Chissà come avranno preso questo ulteriore documento ufficiale.
Magari troveranno il modo di "dimostrare" che anche questa testimonianza sia taroccata...

03 aprile 2011

Le sconcertanti amnesie musicali di Repubblica.it

Qual è l'evento musicale di questi giorni in Italia?
Domanda facile facile per una risposta banale: i concerti di Roger Waters al Forum di Assago.
E questo non solo perchè laddove si muove il leader della band più importante della storia della musica chiaramente gli altri eventi vengono messi in ombra. Ma soprattutto perchè Waters non sta portando in tour un concerto "normale", ma sta riproponendo quello che da molti viene considerato il capolavoro dei Pink Floyd: The Wall; nella versione da lui messa in scena subito dopo il crollo del muro di Berlino.
Insomma: un evento. Che ha guadagnato le prime pagine di tutti i media specializzati, e invaso le pagine musicali degli altri.
Tranne che della rubrica dei concerti settimanali che su Repubblica.it tiene tale Raffaella Mercolella, che dovrebbe essere la redattrice musicale del sito.
Per la giornalista di Repubblica il concerto di Waters non merita alcuna evidenza. Anzi, non merita proprio menzione.
L'unica speranza (che però non la giustifica) è che costei sia molto giovane, talmente giovane da non essere cresciuta a pane e Pink Floyd (come il sottoscritto). Peccato per lei, ma ciò non toglie che dovrebbe in ogni caso curare meglio la sua "formazione" musicale.
La domanda sorge spontanea.
Perchè non affidare la periodica rubrica musicale riservata ai concerti a qualcuno che di musica se ne intende davvero, tipo Gino Castaldo, piuttosto che fare queste figuracce?

La svolta confessionale del PDL

Approfittando del lungo momento di grande confusione politica, da tutte le parti, il presidente della regione lombardia Formigoni tenta di dare una decisiva spallata al suo partito, spingendolo verso una dimensione confessionale.
Come leggere, infatti, la nascita della corrente "rete italia" se non in quest'ottica?
Formigoni apre l'assemblea di questa formazione dichiarando che i cristiani debbono orientare le scelte della politica italiana (già questo approccio mette i bridivi) e, per l'occasione, si fa benedire da Camillo Ruini (giusto per far capire chiaramente i suoi riferimenti). Raduna il meglio del peggio del suo partito: la protervia ignorante della Gelmini, il nulla cosmico del logorroico Fitto, il militante crociato (socialista pentito) Sacconi e altre figure che ben rappresentano la parte più retrograda del cattolicesimo nostrano, a suo agio nel farsi supportare dalla solida struttura ciellina e, soprattutto, a farsi finanziarie dalla potente compagnia delle opere.
Dopo aver occupato, quasi militarmente, pressocchè tutto l'occupabile in Lombardia, l'armata ciellina guidata da Formigoni tenta la conquista dell'intera penisola, sfruttando lo sbandamento delle altre anime del PDL, nel tentativo di volgere al proprio esclusivo interesse e servizio la struttura politica che, ad oggi, ha la maggioranza e quindi il potere decisionale in Italia.
Riuscirà Formigoni ad avere il placet esclusivo e definitivo del Vaticano?
Difficile: Casini risulta sicuramente affidabile quanto se non più del lumbard e in ogni caso non sembra più il tempo che il Papa abbia il "suo" partito di riferimento.
Ma soprattutto: riuscirà Formigoni in questa sua OPA sul partito di Berlusconi? Ancor più difficile. Sicuramente le altre anime del PDL, in primis quanti gravitano attorno a Scajola da un verso, e a Verdini dall'altro, non lasceranno tanto facilmente al governatore ciellino strada libera nella conquista della successione al sovrano.
Ma tant'è: Formigoni ha lanciato per primo la sfida.
E si è preso un bel vantaggio...

31 marzo 2011

Trenitalia senza vergogna...

Che i treni dei pendolari arrivino "puntualmente" in ritardo è cosa cui siamo decisamente abituati. Oramai i ritardi sino a 5 minuti non vengono nemmeno considerati ritardi e quelli superiori vengono sempre surrettiziamente "tagliati" della metà e della metà della metà.
Certo è che anche cinque minuti al giorno tolgono più di due giorni lavorativi l'anno, almeno, ad un lavoratore pendolare.
Ma questo è il minimo.
Parliamo dei treni della Lombardia, e in particolare di quelli da e per Milano, ma non crediamo che la situazione sia molto differente in altre zone d'Italia.
Qui accade che oramai Trenitalia sia ai limiti della illegalità, con continue e quotidiane soppressioni immotivate di treni che dovrebbero servire il trasporto di migliaia di pendolari da e per la città. Ovviamente quasi sempre senza alcun avviso preventivo: il pendolare arriva a conoscenza della soppressione del treno semplicemente perchè questo non arriva e non arriverà mai...
E allora non si tratta più di minuti, ma di intere ore sottratte alla vita di ogni singolo lavoratore, senza che sia possibile chiamare a responsabilità il fornitore del pessimo servizio.
Come tutto ciò sia possibile in un Paese civile resta un mistero.
Come tutto ciò possa essere subìto da migliaia di cittadini utenti senza fiatare e senza alcun moto di ribellione dà la triste e desolante immagine di quanto la rassegnazione si sia impadronita di noi italiani.

27 marzo 2011

Tessere...

«Basta una sola persona che ci governa ricattata o ricattabile, perché la democrazia sia a rischio.».
Questa frase di Tina Anselmi sarebbe stata il sottotitolo ideale del libro curato da Anna Vinci che fa conoscere al grande pubblico il diario che lo storico esponente della DC aveva appuntato durante la sua presidenza della Commissione Parlamentare sulla P2.
Una serie di appunti, non strutturati, che avevano accompagnato l'esperienza dell'Onorevole democristiana e che, riordinati secondo un filo conduttore anche minimo, acquistano la forza di una testimonianza che andrebbe ripresa a molti livelli.
Nei suoi appunti l'Onorevole Anselmi aveva profeticamente scritto: «Le P2 non nascono a caso, ma occupano spazi lasciati vuoti, per insensibilità, e li occupano per creare la P3, la P4…».
A trent'anni di distanza ritroviamo Flavio Carboni, con alle spalle già diversi anni di galera per l'affare del Banco Ambrosiano, indagato in quella che viene da subito definita l'inchiesta sulla P3.
Ma questo è il minimo...
Oggi abbiamo la tessera n. 1816 da tempo a capo del governo, che dopo aver lobotomizzato i cervelli italici grazie alle sue televisioni (e in particolare con il decisivo aiuto della tessera n. 1819 e relativa consorte) sta scientificamente e metodicamente tentando di mettere in atto l'intero programma strategico della loggia deviata di Licio Gelli.
Ovviamente, nella realizzazione del piano di Gelli la tessera n. 1816 è in ottima compagnia, specialmente di quei «socialisti terrorizzati» (la definizione è sempre di Tina Anselmi) che all'epoca erano, appunto, terrorizzati, ma che oggi sono talmente sicuri della propria impunità da poter pontificare contro tutto e tutti in totale tranquillità. Come la tessera n. 2232, che oggi è una delle voci più rappresentative (anche per la carica che ricopre) dell'intero mondo berlusconinano, e che ogni giorno che passa diventa sempre più aggressivo e omni-invadente.
Riprendiamo gli scritti di Tina Anselmi e tutti gli atti della Commissione sulla P2, facciamoci un quadro esatto della situazione e cerchiamo di arrestare questa deriva prima che la situazione diventi non più recuperabile.
E prima di ritrovarci Licio Gelli Presidente della Repubblica...

19 marzo 2011

Un'altra agricoltura è possibile

Un rapporto presentato alle Nazioni Unite da Olivier De Schutter, relatore speciale dell'Onu sul diritto al cibo, sostiene che la produzione alimentare potrebbe raddoppiare nell'arco di una decina d'anni, se solo il mondo investisse in agricoltura su piccola scala e adottasse i criteri della agro-ecologia.
Lo studio afferma che «tutti i dati scientifici dimostrano che i metodi agroecologici sono più efficaci dell'uso dei fertilizzanti chimici nell'aumentare la produzione alimentare là dove vivono coloro che hanno fame, specialmente negli ambienti sfavorevoli».
E poiché «la fame oggi non è da attribuire alla penuria di stock alimentari, non è un fatto di produzione globale che non soddisfa la domanda, bensì un problema di povertà», allora: «Solo sostenendo i piccoli produttori possiamo rompere il circolo vizioso che porta dalla povertà rurale agli slum urbani, povertà che genera povertà».
E infine, per realizare il diritto al cibo bisogna che «l'agricoltura non comprometta la sua capacità di soddisfare i bisogni futuri».
Qui si collegano i concetti fondanti dell'agroecologia: salvaguardare la biodiversità, usare in modo sostenibile terra e acqua, riciclare i nutrienti organici e l'energia, integrare le colture e l'allevamento, diversificare le specie e le risorse genetiche.
Ecco un bell'argomento "politico" da portare avanti per un mondo migliore, ecco una bella tematica su cui impegnarsi in Europa, anche per difendere le nostre produzioni specifiche dalla globalizzazione che diventa Blobalizzazione, per difendersi dall'aggressività di Monsanto e soci.
Ecco qualcosa "di sinistra" su cui costruire una reale alternativa di proposta di governo.
Attendiamo fiduciosi...

16 marzo 2011

La doppia morale dell'elefante

"Va' e non peccare più".
Con queste parole del Vangelo, Giuliano Ferrara concludeva il suo nuovo spazio televisivo post-tg1 (come dire l'amplificazione della propaganda di Minzolini...).
Noi, che abbiamo frequentato con giusta passione e abbastanza proficuamente le Sacre Scritture, di solito cerchiamo di citarle il meno possibile, perchè sulle nostre labbra (di noi che non siamo nè teologi nè chierici) alcune frasi potrebbero risultare simil-blasfeme.
Sentirle uscire dalla bocca di Ferrara, però, provoca direttamente disgusto.
L'esegesi (molto terra-terra) dell'episodio dell'adultera serviva all'Elefantino ad affermare la necessaria pietà che bisogna provare nei confronti della povera umanità che sbaglia, che va capita perdonata e coccolata affinché si redima, perchè si può sempre redimere.
«Ci vuole il cuore di carne e non di pietra», ha chiosato il giornalista.
Peccato che, in passato, Ferrara non abbia riservato cotanta pietas nei confronti delle donne decise ad interrompere la gravidanza, quando, nella più schifosa campagna elettorale che si ricordi, le insultava attingendo al più cinico e misero repertorio del cattolicesimo più retrogrado (tipo militia christi e pontifex, per capirci).
Evidentemente allora il cuore di pietra era più "utile" al (ben misero) scopo del "consigliere colto" di Berlusconi.
Che siffatto personaggio possa fare la morale a noi tutti, dàndoci dei "bacchettoni", è cosa possibile solo nella tv di stato italiana...

12 marzo 2011

La mala informazione

Sino ad oggi, tra i media del regime berlusconiano, Il Messaggero poteva vantarsi di essere quello meno radicalmente schierato, quello che meno faceva da semplice cassa di risonanza delle ragioni del cavaliere e dei suoi amici, insomma quello meno sputtanato.
Senonchè oggi il quotidiano della capitale sparava in prima pagina, a proposito del terribile sisma del Giappone, "Nucleare sicuro - è la prova del nove", assicurando che le centrali nucleari nipponiche avevano retto la terribile prova.
L'effetto di questa notizia, uscita nelle edicole in comtemporanea alle notizie «live» che ci raccontavano invece di una esplosione nella centrale nucleare maggiormente colpita dal sisma, è stato sicuramente devastante.
E fa scalare al Messaggero molte posizioni nella poco gradita classifica dei giornali che fanno cattiva informazione.
La partita ora è a tre, ed è difficile prevedere chi la vincerà tra Messaggero, Libero e Giornale.
Di sicuro sappiamo chi ci perde in questa sconsiderata gara: il cittadino che ha diritto ad una informazione puntuale e corretta, ancorchè schierata.

11 marzo 2011

(Contro)riforme e riforme-contro

E siamo finalmente giunti alla riforma "epocale".
In realtà la riforma del sistema giudiziario avanzata dalla coppia Alfano-Berlusconi somiglia molto ad una controriforma, o ancor di più ad una riforma-contro. Contro i Pubblici Ministeri, in particolare: il vero incubo del reuccio di Arcore.
L'intera impostazione sembra infatti finalizzata a limitare il potere dei PM, sino a porlo sotto il controllo del potere politico. E il cerchio si chiude.
Del resto il migliore spot per questa riforma l'ha fatto lo stesso premier: con questa riforma non ci sarebbe stata Mani Pulite. Rallegriamocene...
In molti hanno fatto notare, peraltro, che con questa riforma molti processi sarebbero stati insabbiati subito in primo grado, come quello che ha visto condannati in appello i poliziotti responsabili della macelleria alla scuola Diaz di Genova durante il G8.
Inutile ricordare che l'annientamento della indipendenza del potere giudiziario era uno degli obiettivi principali del piano di rinascita democratico, meglio conosciuto sotto il nome di P2. In definitiva: il centro-destra a guida Berlusconi sta attualizzando passo dopo passo, mattone dopo mattone, i "sogni" di Licio Gelli. Bipartitismo, controllo dei media, distruzione della scuola pubblica, riforma della magistratura.
Viaggiamo verso il baratro, senza alcun apparente segno di reazione.
E' del tutto naturale, infatti, che Berlusconi adoperi a proprio uso e consumo l'intera struttura politico-istituzionale dell'Italia: l'ha sempre fatto e nessun uomo dotato di un minimo di buon senso si aspetta null'altro da quell'essere.
Stupisce sempre di più invece che da nutriti spazi dell'opposizione (leggi PD) si levino voci disponibili al "dialogo".
Il Paese muore e il centro-sinistra è responsabile di questa agonia al pari di Berlusconi e dei suoi sodali.

10 marzo 2011

Il Veronesi fuori posto

E' difficile poter definire (o commentare) le ultime uscite di Umberto Veronesi sul nucleare, volendo tenersi lontano dalle definizione più o meno ingiuriose che Grillo gli riserva solitamente.
Già faticavamo a capire per quale motivo il professore, che tanto seguito ha dalle parti del PD, è un accanito sostenitore degli inceneritori, che quasi quasi fanno bene alla salute.
Ma davanti alle sue prese di posizione a favore del nucleare si rimane sgomenti. Ancor di più se si pensa che Veronesi le afferma da presidente della Agenzia per la sicurezza nucleare.
Su quale sicurezza dovremmo fare affidamento sentendo un personaggio di cotanto spessore affermare che lui si terrebbe le scorie nucleari in camera da letto? Come possiamo rimanere tranquilli sentendolo affermare che le centrali nucleari sono studiate per durare fino a cent'anni? O che tutti i problemi del nucleare saranno risolti (certo, ma quando? sulle scorie non è stato fatto alcun passo avanti da cinquant'anni a questa parte)?
Affermazioni ridicole, da grossolano incompetente, che trascinano in un'ombra pesante di affidabilità l'intera struttura che presiede. E che dovrebbe sovrintendere sulla "nostra" sicurezza in ambito nucleare.
Non è poco.
Rimangono aperte tutte le domande che riguardano Veronesi e che, ripeto, si trascinano fin dalla polemica sugli inceneritori. In particolar modo perchè un luminare che tanto si è distinto nella lotta "contro" il cancro, sembra così cieco e poco incline ad investire altrettanto impegno e dedizione sulla prevenzione?
Forse perchè la prevenzione non produce profitto?
A pensar male si fa peccato, ma...

23 febbraio 2011

Una piccola vittoria, una buona notizia

Lo spot fintamente neutro sul nucleare di Chicco Testa (di) è pubblicità ingannevole e pertanto non può più andare in onda. L'Istituto dell'Autodisciplina pubblicitaria ha dichiarato che la pubblicità del Forum nucleare italiano non è conforme agli articoli 2 e 46 del Codice di Autodisciplina della comunicazione e ne ha ordinato pertanto la cessazione, perchè si tratta di una pubblicità ingannevole.
Il Giurì ha dunque ordinato la cessazione dello spot "E tu sei a favore o contro l'energia nucleare o non hai ancora una posizione?" in quanto "non è conforme all'art. 2 del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale”. Che recita: “La comunicazione commerciale deve evitare ogni dichiarazione o rappresentazione che sia tale da indurre in errore i consumatori, anche per mezzo di omissioni, ambiguità o esagerazioni non palesemente iperboliche, specie per quanto riguarda le caratteristiche e gli effetti del prodotto, il prezzo, la gratuità, le condizioni di vendita, la diffusione, l'identità delle persone rappresentate, i premi o riconoscimenti”.

Una grande soddisfazione per Greenpeace, che aveva promosso il ricorso al Giurì, ed anche per quelli che come noi lo avevano sottoscritto in ogni dove in Rete ed avevano prodotto autonoma segnalazione (molte piccole denunce fanno una grande denuncia) al Garante.
I furbetti del nucleare, con in "Testa" il furbone Chicco, hanno avuto dunque un primo significativo altolà: cercare di manipolare l'opinione pubblica, su un tema così delicato e sul quale gli italiani si sono già da tempo chiaramente e definitivamente pronunciati, non è stata una grande idea nell'epoca di internet e della comunicazione totale.
Ma state pur tranquilli che ci riproveranno: d'altronde a loro il futuro del pianeta non interessa, interessano solo i loro conti in banca.

15 febbraio 2011

La torre cadente e la città caduta

Se non fosse una notizia data da Emergency (e riportata dal Manifesto, credo unico tra i media a farlo) si stenterebbe a crederci tanto è assurda.
Pensavo che la città di Pisa, amministrata dal PD, avesse toccato il fondo lo scorso anno, così come riportavo in un post di questo blog:
Pisa: la città militare targata PD

Ebbene, visto che al peggio non c'è mai fine, il Comune ha promosso anche quest'anno la «Giornata della Solidarietà». Di cosa si tratta? Beh, fondamentalmente di bambine e bambini delle scuole dell'infanzia, primarie e medie che vengono condotti dagli insegnanti nella caserma della Brigata Folgore. A fare cosa? Ad assistere ad una lezione sulle «missioni umanitarie di pace».
Avete capito bene. Esperti della Folgore che spiegano a bambini della scuola dell'infanzia le «molte problematiche connesse alle missioni umanitarie e di pace nelle aree di guerra».
Ci dev'essere un virus della follia che obnubila le menti degli amministratori PD di quella città: il sindaco in testa, seguito dalla assessora alle politiche socio-educative e scolastiche Maria Luisa Chiofalo (PD anche lei, ça va sans dire...), la quale si è scatenata contro le domande che Emergency e Jaegerstatter ponevano in un volantino distribuito ai genitori dei bimbi durante l'oscena iniziativa.
Domande che facciamo nostre:
- siete sicuri che un luogo in cui si addestrano le persone all'uso delle armi sia un posto adatto ai bambini?
- In Arghanistan, una pattuglia italiana ha sparato contro una macchina su cui viaggiavano solo civili, uccidendo una bambina di 13 anni: racconterete questi episodi ai bambini, parlando delle "missioni di pace"?
- Nel 2010 la spesa militare italiana è stata di oltre 23.000 milioni di euro, mentre la spesa per la scuola pubblica è stata brutalmente tagliata: spiegherete ai bambini anche questo, mentre li portate da una scuola a una caserma?
L'assessora Chiofalo si è incazzata per queste domande, sostenendo che molti hanno lasciato la manifestazione dopo aver letto il volantino (e vorrei ben vedere!).
In realtà la Chiofato teme ben altro: già l'anno scorso molti genitori si sono rifiutati di mandare i figli a scuola di «pace» in caserma. L'anno prossimo saranno ancora di più...
Questo è esattamente il PD che non vorremmo mai vedere.

05 febbraio 2011

Torino è persa?

Dopo aver perso la Regione Piemonte, la sinistra (o il centro-sinistra se preferite) si avvia a regalare anche un'altra delle sue roccaforti: il capoluogo piemontese, ovverosia la città (ex-)industriale per eccellenza.
La lezione della sconfitta di Bresso (dovuta quasi esclusivamente alla sordità del PD torinese alle istanze dei movimenti di base dei cittadini) sembra non sia servita a nulla.
Cosicchè l'attuale sindaco Chiamparino è andato verso una ineluttabile deriva, perdendo definitivamente ogni contatto con la città (intesa come la sua essenza vitale: operai, movimenti, società civile) quando non ha sostenuto la Fiom contro il ricatto di Marchionne.
Sino a pochi giorni fa il sindaco ha quasi flirtato con il manager del maglioncino, credendo ad ogni menzogna che l'uomo della Chrysler gli ha propinato. Ora sembra sconvolto da ciò che appariva lampante a tutti coloro che da tempo si oppongono alle sordide macchinazioni finanziar-affaristiche dell'AD Fiat.
Ma Marchionne vuole andarsene da Torino (e dall'Italia) e prima o poi lo farà.
Il Chiampa è quindi quanto meno uno sprovveduto e, di conseguenza, un ottimo condidato alle primarie del PD...
Ma coloro che dovrebbero prenderne il testimone, alla guida della città del nord con la maggiore vivacità culturale e civica, non sembrano brillare particolarmente.
Anche volendo prescindere dall'impresentabile Fassino, pronto a votare sì al ricatto di Marchionne (senza nemmeno sapere di cosa stesse parlando), nessuno degli altri candidati sembra avere il coraggio di rappresentare in maniera chiara ed inequivocabile le istanze più vere dei cittadini torinesi: la difesa dei diritti dei lavoratori, del territorio (ma è vero che tutti hanno firmato un protocollo di intesa in cui è anche prevista la TAV così come è prevista oggi?), della cultura.
Sembrano tutti prigionieri della logica delle primarie: cercare di apparire buoni per tutti i gusti, sacrificando se occorre le proprie idee più vitali.
A meno di nuove candidature dell'ultima ora (Airaudo sarebbe stato l'ideale ma anche Cremaschi non mi dispiacerebbe), vedo Torino fare la fine della Regione Piemonte: regalata alle barbariche e incolte orde leghiste. Un peccato per una città di così grande cultura.

01 febbraio 2011

Ipertecnologici

Nessuno (sano di mente) potrebbe pensare che la prima necessità della Pubblica Amministrazione italiana per renderla più efficiente sia quella della trasmissione telematica dei certificati di malattia dei dipendenti da parte dei medici.
Del resto, basterebbe girare un po' per gli uffici pubblici (primi tra tutti quelli giudiziari) per rendersi conto che forse la rivoluzione tecnologica andrebbe indirizzata verso altre direzioni, tipo aggiornare il "parco macchine" o passare al software open-source invece di pagari fior di quattrini a Bill Gates in licenze d'uso...
Invece chi ci governa preferisce gettare fumo negli occhi con finte rivoluzioni che peggiorano il sistema invece di migliorarlo. E questa non è la prima del resto.
Riporto un brano tratto da "La Repubblica" su cosa è accaduto oggi, primo giorno del sistema di trasmissione on-line dei certificati.

Il blocco è "ufficiale", come provato dalla mail ricevuta da un medico di famiglia dalla Sogei, la società che gestisce l'operazione per conto del ministero: "A causa di un imprevedibile malfunzionamento dei sistemi dedicati al Progetto Sanità - si legge nel messaggio - , si segnala il fermo di tutte le applicazioni rese disponibili dal sistema stesso, compresi i certificati di malattia che da oggi dovrebbero essere a regime. Stiamo intervenendo per ripristinare al più presto la funzionalità dei sistemi". La Sogei afferma più tardi di aver ripristinato la "piena funzionalità della piattaforma alle 10,28 del 1 febbraio" e di avere una "unità di crisi operativa al fine di garantire la migliore erogazione del servizio". Il ministero interviene invece nella tarda mattinata per precisare che, essendosi trattato di "problemi tecnici", nessuna sanzione scatterà nei confronti dei medici.


Lascio ai lettori la curiosità (o la voglia) di approfondire la conoscenza delle parti in scena di questo triste teatrino (i commercialisti forse potrebbero aiutarci).
L'unica cosa certa (e certificata, a quanto pare) è che a fronte di un sistema che prevede sanzioni mostruose nei confronti di medici e dipendenti, non si è approntato un sistema non dico totalmente affidabile, ma almeno... funzionante!
C'è da augurarsi che i medici facciano quadrato e, facendo valere la propria forza contrattuale, contrastino questa inutile novità, che non apporta alcun beneficio alla gestione degli uffici, e che crea solo ulteriori incombenze e stress a categorie di lavoratori che sono già da molto tempo nel mirino dell'odio di questo governo.

31 gennaio 2011

Ferma la censura! L'appello per una Rete libera.




Immaginate che un giorno intere sezioni della vostra biblioteca vengano rese inaccessibili. Non vi verrà mai detto quali specifici libri, e per quale ragione sono stati rimossi, ma troverete solo un cartello che vi informa che qualcuno, da qualche parte, per qualche ragione, ha segnalato che i libri di quella sezione violano i diritti di qualcun altro. Immaginate che anche dagli scaffali accessibili della biblioteca qualcuno rimuova costantemente libri senza che voi, o gli altri altri utenti della biblioteca, possiate sapere quali volumi sono stati rimossi, e senza che vi sia data la possibilità di valutare se la rimozione di tali libri viola alcuni dei vostri diritti fondamentali.

Credete che questo non possa accadere in una democrazia?

L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni con la Delibera 668/2010 del dicembre 2010 ha posto in consultazione un testo che mira ad introdurre un meccanismo che le consentirà di inibire completamente l’accessibilità ai siti posti fuori dal territorio italiano e di rimuovere contenuti sospettati di violare il diritto d’autore in modo automatico e prescindendo da qualsiasi requisito di colpevolezza accertato dell’Autorità giudiziaria.

Le sezioni della “biblioteca” Internet a cui non potrete più accedere includeranno portali informativi esteri sospettati di violare il diritto d’autore senza che ciò sia in qualche modo accertato, gran parte dei sistemi comunemente utilizzati per avere accesso alle informazioni necessarie per lo scambio di software libero e per conoscere le opere disponibili nel pubblico dominio e distribuite con licenze aperte.

I singoli “libri” rimossi includeranno articoli pubblicati da giornali, banche dati di pubbliche amministrazioni e di privati, documenti riservati finiti in rete ed utili per conoscere fatti che l’opinione pubblica potrebbe non conoscere diversamente, video amatoriali e fotografie con sottofondo musicale caricate dagli utenti nelle piattaforme di condivisione, singole pagine di blog amatoriali contenenti anche un solo file in violazione del diritto d’autore.

Per scongiurare che tutto ciò avvenga in modo silenzioso, ci appelliamo all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni affinché effettui una moratoria sulla nuova regolamentazione sul diritto d’autore.

Nessuna nuova regolamentazione dovrà essere adottata finché il Parlamento non riuscirà ad essere sede di un grande dibattito pubblico alla ricerca di nuovi equilibri tra diritto d’autore e il pericolo di nuove censure e che porti ad introdurre misure che consentano la tutela del diritto alla conoscenza che la stessa Autorità Garante auspica.

Chiediamo questa moratoria perché sappiamo bene quanto regolamentazioni introdotte senza una corretta valutazione del loro impatto possano avere effetti molto diversi da quelli ipotizzati.

Chiediamo questa moratoria perché temiamo che i compiti che la regolamentazione affiderebbe all’Autorità Garante assumeranno dimensioni difficilmente gestibili dalla stessa Autorità e porteranno presto ad una congestione a cui seguirà probabilmente approssimazione o mera discrezionalità.

Riteniamo inoltre pericoloso che l’Autorità Garante si spinga a regolamentare direttamente ambiti che la Costituzione affida al potere legislativo e al potere giudiziario e che negli altri paesi sono stati oggetto di lunghe discussioni parlamentari o, come spesso è accaduto per la rete, di un’autoregolamentazione all’interno dei perimetri che le leggi tradizionali consentivano.

Ci appelliamo ai Parlamentari di tutti gli schieramenti affinché il Parlamento possa essere sede di un dibattito che coinvolga tutti gli attori della Rete e i maggiori esperti internazionali del settore.

In questo modo si otterrà il risultato di ridare al Parlamento il ruolo di interlocutore ineliminabile con la società civile, e di rispettare il principio di separazione dei poteri dello Stato.

Firma la petizione

27 gennaio 2011

Un'occasione persa

Il movimento che intreccia le istanze della FIOM, le aspettative e la rabbia del mondo studentesco e della cultura, le campagne a favore dei beni comuni e tutte quelle manifestazioni "locali" di cittadini che si oppongono al potere-piovra che piomba loro dall'alto è sicuramente un piccolo barlume di luce (forse uno dei pochi) nella nebbia mista a fango che oramai da troppo tempo sta fagocitando l'Italia.
Lungi dall'essere espressioni di vecchi ideologismi, tutte queste realtà sono forse la sola speranza per il futuro del nostro Paese, affinchè non diventi una brutta copia dei regimi sudamericani dei tempi che furono oppure una succursale del regime (attuale) russo. Le domande che pongono solo reali, concrete, essenziali. Da queste domande dovrebbe partire una alternativa civile e politica, necessaria per dare le opportune risposte.
Lo sciopero del 28 gennaio era un'occasione per la CGIL per entrare a pieno titolo e da protagonista in questo scenario di speranza per il futuro. Aver "glissato" (per paura di apparire troppo vicina alle posizioni della minoranza e alla maniera del PD che non prende mai posizione alcuna) è stata un'occasione sprecata.
La FIOM porterà in piazza centinaia di migliaia di lavoratori e non solo (grazie anche alla estensione dello sciopero a livello generale da parte dei Cobas), se la Camusso avesse avuto un po' più di coraggio in piazza poteva andarci una bella fetta dell'Italia che vuole liberarsi dei Berlusconi, dei Sacconi, dei Brunetta, dei Marchionne e di tutti gli altri maramaldi che stanno annientando la nostra Repubblica.

18 gennaio 2011

Padri degeneri

Mia figlia col premier? Magari fosse, ma non è vero…”.

Queste le parole del padre di una delle presunte "findanzate" di Berlusconi.
Quando un padre arriva a pronunciare simili sconcezze, allora vuol dire che c'è veramente qualcosa di molto serio che non va nella nostra società.
Quando un padre, di fronte all'idea di un flusso cospicuo di denaro, spererebbe di veder la propria figliola nelle braccia - e nel letto - di un vecchio porco, e non ha alcuna remora a dirlo pubblicamente, allora veramente qualcosa si è rotto nel tessuto civile di un Paese.
Cosa si aspetta ancora, cosa aspetta l'opposizione civile, sociale e soprattutto politica italiana a far finire questa deriva? Non abbiamo ancora toccato il fondo?
Cosa vogliamo vedere ancora: che una delle sue troiette diventi presidente del Consiglio?

17 gennaio 2011

Il puttanaio

Premessa: chi è convinto che contro Berlusconi sia in atto un complotto della magistratura su mandato dei suoi avversari politici può evitare di leggere questo post.

Quelli sani di mente, invece, non possono non aver raggiunto il punto di non ritorno.
La sensazione di disgusto che si prova nel leggere le vicende che riguardano l'alcova di Arcore ha oramai saturato anche gli stomaci più pelosi.
Chiariamoci: non siamo tanto bigotti da giudicare meritevoli dell'inferno (spirituale, mediatico, etc.) dei vecchi porcellini alla maniera dei vari lele mora, emilio fido, e così via. Ognuno della sua vita può letteralmente farci ciò che vuole, entro i limiti del rispetto della legge e della umanità varia che si trova ad incrociare nelle proprie avventure.
Ma chi sceglie di fare il vecchio porcello, facendo dei festini hard il proprio normale rapportarsi con l'universo femminile, con compagni di merende poco raccomandabili, NON può pretendere di fare il capo di governo di un Paese civile.
E' squallido e vergognoso crederlo.
Piena libertà nei comportamenti privati, certo, ma ad un rappresentante della "classe dirigente" politica determinati stili di vita non sono concessi. A meno che non si ritiri a vita privata. Appunto.
Quindi Berlusconi scelga: o riunioni con altri capi di Stato, riunioni di governo etc., oppure bunga-bunga.
Scelga, o qualcun altro sceglierà per lui...

15 gennaio 2011

Mille di queste sconfitte

La FIOM, unica sigla sindacale confederata (oltre a Cobas e Usb) schierata contro l'ipotesi di accordo-ricatto su Mirafiori, non è riuscita a fare il miracolo.
Il sì ha prevalso con il voto decisivo degli impiegati, cioè di quella parte di "dipendenti" che sono sicuramente più vicini all'azienda che non ai lavoratori operativi, e che meno (o per nulla) sono toccati dalle infami condizioni capestro che l'uomo del maglioncino vuole imporre agli operai della Fiat; e che per buona parte sono capi e struttura gerarchica. Gli operai delle linee di montaggio hanno detto di no.
Ma non si tratta di una sconfitta per questi lavoratori. Anzi.
Per poter dare una valutazione seria di questo risultato occorre ricordare che il “fronte del no” aveva solo il 29% dei consensi all'interno di Mirafiori. Si è quindi verificato un “quasi” rovesciamento degli equilibri interni a questa fabbrica, con i lavoratori che per il 46% e oltre hanno aderito alle ragioni del no.
Forse, risultato peggiore per i sostenitori di questa "modernizzazione", che in realtà riporta la fabbrica a condizioni di lavoro ottocentesche, non ci poteva essere. Dovranno operare questa restaurazione sapendo di avere contro pressocchè la maggioranza dei lavoratori interessati. Non sarà facile.
Speriamo che questo dato dia una spinta decisiva a tutto il movimento che va preparando lo sciopero generale dei metalmeccanici del 28 gennaio: “vincere è possibile”, come aveva spiegato Maurizio Landini prima del voto.
E vincere è davvero possibile.
Partiamo dall'appoggiare le lotte degli operai e degli studenti, continuiamo con la grande stagione referendaria che ci consentirà di fermare il nucleare, riportare l'acqua nell'alveo dei beni comuni e abolire quell'obbrobrio del legittimo impedimento e diamo la spallata finale al corruttore di minorenni, e ai suoi cortigiani fascisti in salsa verde.
Apriamo una nuova stagione per il nostro Paese, prima che sia troppo tardi per risollevarci.