Un rapporto presentato alle Nazioni Unite da Olivier De Schutter, relatore speciale dell'Onu sul diritto al cibo, sostiene che la produzione alimentare potrebbe raddoppiare nell'arco di una decina d'anni, se solo il mondo investisse in agricoltura su piccola scala e adottasse i criteri della agro-ecologia.
Lo studio afferma che «tutti i dati scientifici dimostrano che i metodi agroecologici sono più efficaci dell'uso dei fertilizzanti chimici nell'aumentare la produzione alimentare là dove vivono coloro che hanno fame, specialmente negli ambienti sfavorevoli».
E poiché «la fame oggi non è da attribuire alla penuria di stock alimentari, non è un fatto di produzione globale che non soddisfa la domanda, bensì un problema di povertà», allora: «Solo sostenendo i piccoli produttori possiamo rompere il circolo vizioso che porta dalla povertà rurale agli slum urbani, povertà che genera povertà».
E infine, per realizare il diritto al cibo bisogna che «l'agricoltura non comprometta la sua capacità di soddisfare i bisogni futuri».
Qui si collegano i concetti fondanti dell'agroecologia: salvaguardare la biodiversità, usare in modo sostenibile terra e acqua, riciclare i nutrienti organici e l'energia, integrare le colture e l'allevamento, diversificare le specie e le risorse genetiche.
Ecco un bell'argomento "politico" da portare avanti per un mondo migliore, ecco una bella tematica su cui impegnarsi in Europa, anche per difendere le nostre produzioni specifiche dalla globalizzazione che diventa Blobalizzazione, per difendersi dall'aggressività di Monsanto e soci.
Ecco qualcosa "di sinistra" su cui costruire una reale alternativa di proposta di governo.
Attendiamo fiduciosi...
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