31 gennaio 2011

Ferma la censura! L'appello per una Rete libera.




Immaginate che un giorno intere sezioni della vostra biblioteca vengano rese inaccessibili. Non vi verrà mai detto quali specifici libri, e per quale ragione sono stati rimossi, ma troverete solo un cartello che vi informa che qualcuno, da qualche parte, per qualche ragione, ha segnalato che i libri di quella sezione violano i diritti di qualcun altro. Immaginate che anche dagli scaffali accessibili della biblioteca qualcuno rimuova costantemente libri senza che voi, o gli altri altri utenti della biblioteca, possiate sapere quali volumi sono stati rimossi, e senza che vi sia data la possibilità di valutare se la rimozione di tali libri viola alcuni dei vostri diritti fondamentali.

Credete che questo non possa accadere in una democrazia?

L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni con la Delibera 668/2010 del dicembre 2010 ha posto in consultazione un testo che mira ad introdurre un meccanismo che le consentirà di inibire completamente l’accessibilità ai siti posti fuori dal territorio italiano e di rimuovere contenuti sospettati di violare il diritto d’autore in modo automatico e prescindendo da qualsiasi requisito di colpevolezza accertato dell’Autorità giudiziaria.

Le sezioni della “biblioteca” Internet a cui non potrete più accedere includeranno portali informativi esteri sospettati di violare il diritto d’autore senza che ciò sia in qualche modo accertato, gran parte dei sistemi comunemente utilizzati per avere accesso alle informazioni necessarie per lo scambio di software libero e per conoscere le opere disponibili nel pubblico dominio e distribuite con licenze aperte.

I singoli “libri” rimossi includeranno articoli pubblicati da giornali, banche dati di pubbliche amministrazioni e di privati, documenti riservati finiti in rete ed utili per conoscere fatti che l’opinione pubblica potrebbe non conoscere diversamente, video amatoriali e fotografie con sottofondo musicale caricate dagli utenti nelle piattaforme di condivisione, singole pagine di blog amatoriali contenenti anche un solo file in violazione del diritto d’autore.

Per scongiurare che tutto ciò avvenga in modo silenzioso, ci appelliamo all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni affinché effettui una moratoria sulla nuova regolamentazione sul diritto d’autore.

Nessuna nuova regolamentazione dovrà essere adottata finché il Parlamento non riuscirà ad essere sede di un grande dibattito pubblico alla ricerca di nuovi equilibri tra diritto d’autore e il pericolo di nuove censure e che porti ad introdurre misure che consentano la tutela del diritto alla conoscenza che la stessa Autorità Garante auspica.

Chiediamo questa moratoria perché sappiamo bene quanto regolamentazioni introdotte senza una corretta valutazione del loro impatto possano avere effetti molto diversi da quelli ipotizzati.

Chiediamo questa moratoria perché temiamo che i compiti che la regolamentazione affiderebbe all’Autorità Garante assumeranno dimensioni difficilmente gestibili dalla stessa Autorità e porteranno presto ad una congestione a cui seguirà probabilmente approssimazione o mera discrezionalità.

Riteniamo inoltre pericoloso che l’Autorità Garante si spinga a regolamentare direttamente ambiti che la Costituzione affida al potere legislativo e al potere giudiziario e che negli altri paesi sono stati oggetto di lunghe discussioni parlamentari o, come spesso è accaduto per la rete, di un’autoregolamentazione all’interno dei perimetri che le leggi tradizionali consentivano.

Ci appelliamo ai Parlamentari di tutti gli schieramenti affinché il Parlamento possa essere sede di un dibattito che coinvolga tutti gli attori della Rete e i maggiori esperti internazionali del settore.

In questo modo si otterrà il risultato di ridare al Parlamento il ruolo di interlocutore ineliminabile con la società civile, e di rispettare il principio di separazione dei poteri dello Stato.

Firma la petizione

27 gennaio 2011

Un'occasione persa

Il movimento che intreccia le istanze della FIOM, le aspettative e la rabbia del mondo studentesco e della cultura, le campagne a favore dei beni comuni e tutte quelle manifestazioni "locali" di cittadini che si oppongono al potere-piovra che piomba loro dall'alto è sicuramente un piccolo barlume di luce (forse uno dei pochi) nella nebbia mista a fango che oramai da troppo tempo sta fagocitando l'Italia.
Lungi dall'essere espressioni di vecchi ideologismi, tutte queste realtà sono forse la sola speranza per il futuro del nostro Paese, affinchè non diventi una brutta copia dei regimi sudamericani dei tempi che furono oppure una succursale del regime (attuale) russo. Le domande che pongono solo reali, concrete, essenziali. Da queste domande dovrebbe partire una alternativa civile e politica, necessaria per dare le opportune risposte.
Lo sciopero del 28 gennaio era un'occasione per la CGIL per entrare a pieno titolo e da protagonista in questo scenario di speranza per il futuro. Aver "glissato" (per paura di apparire troppo vicina alle posizioni della minoranza e alla maniera del PD che non prende mai posizione alcuna) è stata un'occasione sprecata.
La FIOM porterà in piazza centinaia di migliaia di lavoratori e non solo (grazie anche alla estensione dello sciopero a livello generale da parte dei Cobas), se la Camusso avesse avuto un po' più di coraggio in piazza poteva andarci una bella fetta dell'Italia che vuole liberarsi dei Berlusconi, dei Sacconi, dei Brunetta, dei Marchionne e di tutti gli altri maramaldi che stanno annientando la nostra Repubblica.

18 gennaio 2011

Padri degeneri

Mia figlia col premier? Magari fosse, ma non è vero…”.

Queste le parole del padre di una delle presunte "findanzate" di Berlusconi.
Quando un padre arriva a pronunciare simili sconcezze, allora vuol dire che c'è veramente qualcosa di molto serio che non va nella nostra società.
Quando un padre, di fronte all'idea di un flusso cospicuo di denaro, spererebbe di veder la propria figliola nelle braccia - e nel letto - di un vecchio porco, e non ha alcuna remora a dirlo pubblicamente, allora veramente qualcosa si è rotto nel tessuto civile di un Paese.
Cosa si aspetta ancora, cosa aspetta l'opposizione civile, sociale e soprattutto politica italiana a far finire questa deriva? Non abbiamo ancora toccato il fondo?
Cosa vogliamo vedere ancora: che una delle sue troiette diventi presidente del Consiglio?

17 gennaio 2011

Il puttanaio

Premessa: chi è convinto che contro Berlusconi sia in atto un complotto della magistratura su mandato dei suoi avversari politici può evitare di leggere questo post.

Quelli sani di mente, invece, non possono non aver raggiunto il punto di non ritorno.
La sensazione di disgusto che si prova nel leggere le vicende che riguardano l'alcova di Arcore ha oramai saturato anche gli stomaci più pelosi.
Chiariamoci: non siamo tanto bigotti da giudicare meritevoli dell'inferno (spirituale, mediatico, etc.) dei vecchi porcellini alla maniera dei vari lele mora, emilio fido, e così via. Ognuno della sua vita può letteralmente farci ciò che vuole, entro i limiti del rispetto della legge e della umanità varia che si trova ad incrociare nelle proprie avventure.
Ma chi sceglie di fare il vecchio porcello, facendo dei festini hard il proprio normale rapportarsi con l'universo femminile, con compagni di merende poco raccomandabili, NON può pretendere di fare il capo di governo di un Paese civile.
E' squallido e vergognoso crederlo.
Piena libertà nei comportamenti privati, certo, ma ad un rappresentante della "classe dirigente" politica determinati stili di vita non sono concessi. A meno che non si ritiri a vita privata. Appunto.
Quindi Berlusconi scelga: o riunioni con altri capi di Stato, riunioni di governo etc., oppure bunga-bunga.
Scelga, o qualcun altro sceglierà per lui...

15 gennaio 2011

Mille di queste sconfitte

La FIOM, unica sigla sindacale confederata (oltre a Cobas e Usb) schierata contro l'ipotesi di accordo-ricatto su Mirafiori, non è riuscita a fare il miracolo.
Il sì ha prevalso con il voto decisivo degli impiegati, cioè di quella parte di "dipendenti" che sono sicuramente più vicini all'azienda che non ai lavoratori operativi, e che meno (o per nulla) sono toccati dalle infami condizioni capestro che l'uomo del maglioncino vuole imporre agli operai della Fiat; e che per buona parte sono capi e struttura gerarchica. Gli operai delle linee di montaggio hanno detto di no.
Ma non si tratta di una sconfitta per questi lavoratori. Anzi.
Per poter dare una valutazione seria di questo risultato occorre ricordare che il “fronte del no” aveva solo il 29% dei consensi all'interno di Mirafiori. Si è quindi verificato un “quasi” rovesciamento degli equilibri interni a questa fabbrica, con i lavoratori che per il 46% e oltre hanno aderito alle ragioni del no.
Forse, risultato peggiore per i sostenitori di questa "modernizzazione", che in realtà riporta la fabbrica a condizioni di lavoro ottocentesche, non ci poteva essere. Dovranno operare questa restaurazione sapendo di avere contro pressocchè la maggioranza dei lavoratori interessati. Non sarà facile.
Speriamo che questo dato dia una spinta decisiva a tutto il movimento che va preparando lo sciopero generale dei metalmeccanici del 28 gennaio: “vincere è possibile”, come aveva spiegato Maurizio Landini prima del voto.
E vincere è davvero possibile.
Partiamo dall'appoggiare le lotte degli operai e degli studenti, continuiamo con la grande stagione referendaria che ci consentirà di fermare il nucleare, riportare l'acqua nell'alveo dei beni comuni e abolire quell'obbrobrio del legittimo impedimento e diamo la spallata finale al corruttore di minorenni, e ai suoi cortigiani fascisti in salsa verde.
Apriamo una nuova stagione per il nostro Paese, prima che sia troppo tardi per risollevarci.