23 luglio 2018

Santo subito?


I “coccodrilli” anticipati con cui politici e media stanno intasando l’informazione sul destino di Marchionne sono alquanto esaustivi sulla ormai conclamata pochezza del dibattito politico in Italia.

Fa specie sentire Di Maio, che fino allo scorso anno ne diceva di ogni contro l’AD di FCA, tesserne le lodi e criticare le voci fuori dal coro.
Fa specie sentire Renzi & Co. (Farinetti, sindacati conniventi, etc.), responsabili quanto Marchionne del declino dello stato lavorativo degli operai italiani, innalzarlo a modernizzatore e precursore di una nuova era di benessere.
Marchionne è stato un abile manager che sapeva trafficare in borsa e con la finanza in generale. E’ stato il manager con il più alto differenziale tra la propria remunerazione e lo stipendio degli operai che da lui dipendevano. E’ stato colui che ha dato il colpo di grazia alla dignità lavorativa degli operai metalmeccanici (e, di conseguenza, come sempre accade in Italia, di tutti gli altri operai e dipendenti a seguire…). E’ stato colui il quale diceva ai sindacati “prendere o lasciare”, altro che contrattazione.
E’ stato colui che ha portato la sede legale della (ex) Fiat e la sua residenza all’estero, in modo da NON pagare le tasse in Italia. E l’Italia dovrebbe incensarlo, lodarlo, proporlo ad esempio?
Ogni cittadino che si professi minimamente “di sinistra” dovrebbe criticarlo da vivo e, a maggior ragione, da morto: per i danni che ha fatto al mondo del lavoro e per quanto era “lontano” dalla vita di ogni giorno delle persone comuni, dall’alto dei suoi stipendi vergognosi e dei benefit che gridano giustizia (e di cui fino a poco tempo fa ha stragoduto).
Che entri pure nel pantheon del partito di renzi e di quelli a lui affini: personalmente continuo a ritenerlo un soggetto non degno di ammirazione.
E se proprio dobbiamo trovare un esempio di come si costruisce una “comunità” che lavora e fa progredire il proprio Paese, ci viene in aiuto l’Unesco, che ha recentemente proclamato “patrimonio dell’umanità” un modello di fabbrica dal volto umano l’Ivrea di Adriano Olivetti.
Ecco, abbiamo bisogno di modelli fulgidi da proporre alle nuove generazioni? Olivetti, non Marchionne.

19 giugno 2018

Censimenti...

L’ultimo “censimento” su base razziale che si ricordi risale credo al 1905.
Fu pubblicato nel Zigeuner-Buch e costituì la base “pratica”, oltre che ideologica, su cui Hitler e soci si basarono per realizzare lo sterminio dei Rom accanto a quello degli ebrei (e di tanta altra gente “schedata”).
Nemmeno questo basta per poter etichettare come “nazista” il ministro dell’interno che ci ritroviamo?
Ci siamo stracciati le vesti ogni volta che in qualche altro stato europeo si affacciava alla ribalta di governo qualche esponente che non faceva mistero delle proprie inclinazioni verso devastanti quanto improbabili “soluzioni finali” quando si trattava di approcciare un problema riguardante la “diversità” (di stato sociale, di storie personali o di qualsiasi altra sorta di “status” particolare): muri, divieti, restrizioni della libertà.
Ora che siamo riusciti nell’impresa di far andare noi al governo un politico di siffatto “spessore”, la maggior parte dei media italiani riducono il tutto a semplice propaganda quando non ad allegro folklore.
“Come nascono i lager? Facendo finta di nulla”, raccontava Primo Levi in una conversazione con Enzo Biagi.
Ecco. Forse la decadenza palpabile del nostro Paese sta anche in questo: i grandi giornalisti del passato realizzavano interviste di grande respiro con grandi personalità che avevano tanto da insegnare e da raccontarci, i piccoli giornalisti di adesso fanno a gara a chi prima riesce ad avere una frase, quella che sia, del padano più cool del momento.
Uno slogan ci seppellirà...

01 giugno 2018

Viva il cambiamento!

Agli Interni un esagitato bavoso che promette di togliere i fondi che permettono di gestire alla meno peggio il grande flusso migratorio che da sempre attraversa e sempre attraverserà il nostro Paese.
Alle politiche della famiglia un omofobo, che vuole abolire la legge 194 ed è amico dei nazifascisti (le sue frequentazioni con ambienti inneggianti al nazismo sono più che provate da tempo).
Alla Difesa una "esperta" nel reclutare mercenari per fare i lavori sporchi (vedi Libia).
Al Ministero dell'Economia un "professore" che vuole finanziare l'orribile flat tax (che favorirà i più ricchi) aumentando l'IVA (che colpisce soprattutto i redditi medio-bassi).
Alle Politiche Europee un antieuropeista, esperto nel "sistemare" qualche bilancio di qualche grossa società di cui è stato Presidente.
All'Agricoltura l'amico di forzanuova che dà del terrone a tutti i cittadini al di sotto della pianura padana.
Alle infrastrutture (ministero da sempre strategico in Italia) un assicuratore che ancora non ha capito dove si trova e soprattutto perchè (si sta ancora concentrando per capirlo).
Alla Giustizia un avvocaticchio che prima di entrare in Parlamento dichiarava meno di un impiegato medio e ora ha decuplicato i suoi guadagni.
Al Ministero per il Sud una deputata che nel proprio curriculum ha solo il fatto di essere, appunto, meridionale.
All'Istruzione un professore di ginnastica.
Allo Sviluppo Economico, Lavoro e Politiche Sociali (forse il più importante dicastero per i prossimi anni in Italia) uno steward di stadio che non riesce a mettere insieme una frase principale con una subordinata (specie se quest'ultima deve avere un congiuntivo).
Ecco il "governo del cambiamento".
C'è solo da mettersi d'accordo "cambiamento" verso dove: a una prima occhiata direi verso l'abisso...

05 marzo 2018

Benvenuti nell'incubo

Peggio di così...
Era difficile immaginare che le elezioni politiche potessero produrre uno scenario più sconvolgente di questo, in cui i trionfatori sono i due personaggi in assoluto peggiori del panorama politico italiano. Personalizzazione di due partiti che traggono linfa vitale unicamente dalle peggiori pulsioni che possono albergare nell’essere umano: razzismo, intolleranza, egoismo, arrivismo, culto del potere, omofobia, giustizialismo, machismo.
Servirebbe un vocabolario intero, in negativo, per descrivere l’incubo in cui ci siamo risvegliati all’indomani della chiusura dei seggi. Per sfociare nell’horror manca solo un governo giallo-verde-nero, con Salvini all’interno, DiBattista agli esteri e Meloni alla Difesa.

E la cosa ancora più inquietante è che questo risultato è esattamente lo specchio del Paese, che da oggi ufficialmente non è più il Bel Paese.

Il problema non è (solo) la Lega

Non stupisce l’uscita del candidato leghista alla presidenza della Lombardia per la difesa della “nostra razza”: la Lega di Salvini è radicalmente razzista e xenofoba, e solo giornalisti e anchorman televisivi possono ancora far finta di ignorare quanto lo sia ai massimi livelli il suo leader.

Non stupisce nemmeno che, nella polemica seguente le dichiarazioni di Fontana, i grillini non abbiano quasi proferito parola: tranne rarissime eccezioni si tratta di un “movimento” altrettanto razzista e xenofobo.

Ciò che invece sorprende è che un partito che si dice “liberale”, come Forza Italia, e un raggruppamento che dovrebbe essere a matrice “cattolica”, come la quarta gamba del centrodestra, accettino senza colpo ferire che la coalizione possa essere, nei fatti, trascinata da un potenziale leader di tale bassissima e invereconda statura. E che pur di vincere (o pur di prendere qualche posto in più in Parlamento) lascino campo libero a ogni sorta di proposta programmatica folle e pericolosa del capo leghista.

Sorprende altresì (o forse no) che, a parte qualche solito tweet di scherno, nemmeno il PD voglia opporre, all’inciviltà delle parole e delle azioni di Salvini e dei suoi sodali, la solidarietà dei programmi e degli impegni verso gli ultimi della società. Negli sproloqui di Renzi si sente di “imprese” e talvolta “famiglie”, ma sono scomparse parole come “immigrati”, “profughi”, “indigenti”, “ultimi”.

Non so se Berlusconi sia riuscito a rassicurare l’Europa sul fatto che saprà tenere al guinzaglio Salvini. Di sicuro noi molto tranquilli su quello che accadrà dopo il voto di marzo, se la scelta resta ristretta tra Salvini Renzi e Di Maio, non possiamo esserlo…