Ha dichiarato testualmente: "Se anche una deputata o un deputato facessero coming out e ammettessero di essersi venduti per fare carriera o per un posto in lizza non sarebbe una ragione sufficiente per lasciare la Camera o il Senato", tentando goffamente di sdoganare il metodo di selezione delle onorevoli operante nel partito di Berlusconi. Si è dichiarato a favore delle leggi ad personam, contrario alla reintroduzione del voto di preferenza nonchè all'espressione del dissenso all'interno del Popolo delle Libertà. Si è augurato l'ampliamento dell'elenco dei nomi dell'editto bulgaro, ed ha incitato Augusto Minzolini a rendere ancora più esplicita la linea editoriale del TG1 a favore del governo Berlusconi.
Ha invocato contro Gianfranco Fini il "trattamento Boffo", ossia l'attacco politico-giornalistico a colpi di dossier falsi, di cui è stato oggetto Dino Boffo nel 2009. Ha inoltre dichiarato in Senato che L'Aquila "era una città che stava morendo, indipendentemente dal terremoto e il terremoto ne ha certificato la morte civile".
Basterebbe questo piccolo ed assolutamente incompleto elenco delle malefatte di Giorgio Stracquadanio, onorevole per caso, per annoverarlo in quella categoria di subumani cui veniva costantemente arruolato Fantozzi dal suo capo.
Ora, l'ex radicale (è curioso come tutti i radicali che si allontanino dai guru Pannella e Bonino facciano una tristissima fine: vedi anche Capezzone) ha voluto regalarci un'altra perla. Secondo lui la sinistra vince perchè la sua base, notoriamente costituita dai dipendenti pubblici (sic!), alle due di pomeriggio è già a casa a fare un cazzo e quindi ha un sacco di tempo libero per stare in internet e mobilitarsi tramite social network ed affini, quando non lo faccia già sul posto di lavoro, come lui è sicuro che facciano i dipendenti pubblici invece di lavorare.
Alzi la mano chi si ricorda di Stracquadanio come "editorialista" di qualsivoglia testata. Lo ricordiamo molto bene, invece, come uno che ha tentato da sempre di "sistemarsi" in politica, sin dai tempi in cui ci provava con le liste radicali al Comune di Milano.
Che una lezione etica di questo tipo venga da uno dei deputati notoriamente più attivi nel contrastare la proposta di dimezzare lo stipendio e le indennità dei parlamentari, che un attacco al lavoro dei dipendenti della PA venga da un politico di professione, e di tal fatta, francamente provoca più che sconcerto: provoca ribrezzo, repulsione, schifo.
Speriamo che il nuovo vento che soffia possa spazzare via quanto prima questa "classe dirigente" cui il berlusconismo ci ha condannato.
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