Che a non applicare immediatamente il risultato dei referendum sull'acqua sia proprio Vendola, che si è speso e non poco per il successo straordinario che gli stessi quesiti referendari hanno avuto, fa decisamente specie.
Come sappiamo, uno dei referendum ha abolito la possibilità per i gestori (tutti i gestori, pubblici o privati che siano) di usufruire di un aumento del 7% delle tariffe come remunerazione del capitale investito.
Orbene, Vendola ha annunciato che la Regione Puglia non può permettersi di togliere quel balzello, giustificando tale decisione con la circostanza che quel 7% in più serve, alla Puglia, a pagare un bond che la giunta Fitto aveva contratto con Merryl Linch nel 2003. Il che è vero, ma non giustifica lo stretto (ed inscindibile secondo la Giunta Vendola) collegamento tra le due cose.
Se è vero, come è vero e come viene giustamente ricordato dallo stesso Presidente Vendola, che l'Aquedotto Pugliese sta compiendo una importante opera di risanamento e di rilancio, tornando a macinare utili etc. etc., perché non cercare "altrove" le coperture finanziarie per rimediare agli errori delle amministrazioni passate? Perché continuare a far pesare questi costi sugli utenti?
Questo, francamente, non si riesce a capire, e nemmeno si riesce ad accettare da un leader che ha fatto di questi argomenti e di questi temi la campagna costante della sua attività politica e amministrativa.
Quel che passa nell'immaginario collettivo è che Vendola sia il primo a tradire i referendum su cui tanto ha investito nella discussione politica pubblica recente.
E' un passo falso, per il quale andrebbe fatta immediata riparazione.
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