La FIOM, unica sigla sindacale confederata (oltre a Cobas e Usb) schierata contro l'ipotesi di accordo-ricatto su Mirafiori, non è riuscita a fare il miracolo.
Il sì ha prevalso con il voto decisivo degli impiegati, cioè di quella parte di "dipendenti" che sono sicuramente più vicini all'azienda che non ai lavoratori operativi, e che meno (o per nulla) sono toccati dalle infami condizioni capestro che l'uomo del maglioncino vuole imporre agli operai della Fiat; e che per buona parte sono capi e struttura gerarchica. Gli operai delle linee di montaggio hanno detto di no.
Ma non si tratta di una sconfitta per questi lavoratori. Anzi.
Per poter dare una valutazione seria di questo risultato occorre ricordare che il “fronte del no” aveva solo il 29% dei consensi all'interno di Mirafiori. Si è quindi verificato un “quasi” rovesciamento degli equilibri interni a questa fabbrica, con i lavoratori che per il 46% e oltre hanno aderito alle ragioni del no.
Forse, risultato peggiore per i sostenitori di questa "modernizzazione", che in realtà riporta la fabbrica a condizioni di lavoro ottocentesche, non ci poteva essere. Dovranno operare questa restaurazione sapendo di avere contro pressocchè la maggioranza dei lavoratori interessati. Non sarà facile.
Speriamo che questo dato dia una spinta decisiva a tutto il movimento che va preparando lo sciopero generale dei metalmeccanici del 28 gennaio: “vincere è possibile”, come aveva spiegato Maurizio Landini prima del voto.
E vincere è davvero possibile.
Partiamo dall'appoggiare le lotte degli operai e degli studenti, continuiamo con la grande stagione referendaria che ci consentirà di fermare il nucleare, riportare l'acqua nell'alveo dei beni comuni e abolire quell'obbrobrio del legittimo impedimento e diamo la spallata finale al corruttore di minorenni, e ai suoi cortigiani fascisti in salsa verde.
Apriamo una nuova stagione per il nostro Paese, prima che sia troppo tardi per risollevarci.
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