Dopo aver perso la Regione Piemonte, la sinistra (o il centro-sinistra se preferite) si avvia a regalare anche un'altra delle sue roccaforti: il capoluogo piemontese, ovverosia la città (ex-)industriale per eccellenza.
La lezione della sconfitta di Bresso (dovuta quasi esclusivamente alla sordità del PD torinese alle istanze dei movimenti di base dei cittadini) sembra non sia servita a nulla.
Cosicchè l'attuale sindaco Chiamparino è andato verso una ineluttabile deriva, perdendo definitivamente ogni contatto con la città (intesa come la sua essenza vitale: operai, movimenti, società civile) quando non ha sostenuto la Fiom contro il ricatto di Marchionne.
Sino a pochi giorni fa il sindaco ha quasi flirtato con il manager del maglioncino, credendo ad ogni menzogna che l'uomo della Chrysler gli ha propinato. Ora sembra sconvolto da ciò che appariva lampante a tutti coloro che da tempo si oppongono alle sordide macchinazioni finanziar-affaristiche dell'AD Fiat.
Ma Marchionne vuole andarsene da Torino (e dall'Italia) e prima o poi lo farà.
Il Chiampa è quindi quanto meno uno sprovveduto e, di conseguenza, un ottimo condidato alle primarie del PD...
Ma coloro che dovrebbero prenderne il testimone, alla guida della città del nord con la maggiore vivacità culturale e civica, non sembrano brillare particolarmente.
Anche volendo prescindere dall'impresentabile Fassino, pronto a votare sì al ricatto di Marchionne (senza nemmeno sapere di cosa stesse parlando), nessuno degli altri candidati sembra avere il coraggio di rappresentare in maniera chiara ed inequivocabile le istanze più vere dei cittadini torinesi: la difesa dei diritti dei lavoratori, del territorio (ma è vero che tutti hanno firmato un protocollo di intesa in cui è anche prevista la TAV così come è prevista oggi?), della cultura.
Sembrano tutti prigionieri della logica delle primarie: cercare di apparire buoni per tutti i gusti, sacrificando se occorre le proprie idee più vitali.
A meno di nuove candidature dell'ultima ora (Airaudo sarebbe stato l'ideale ma anche Cremaschi non mi dispiacerebbe), vedo Torino fare la fine della Regione Piemonte: regalata alle barbariche e incolte orde leghiste. Un peccato per una città di così grande cultura.
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