Vorrei provare a dare una lettura quasi minimalista dell'esito referendario, che non prefiguri automatismi politici relativamente a governo, elezioni, etc..
A mio avviso l'unico dato "certo" che si può trarre dal grande successo dei referendum è la grande voglia del popolo italiano di tornare ad essere "cittadinanza" attiva, il grande desiderio di partecipazione, la decisa e sorprendente indisponibilità a delegare il proprio futuro ad una classe dirigente che, tutta intera, appare assolutamente inadeguata ad affrontare (e sperabilmente risolvere) i grandi problemi che investiranno (e rischiano di devastare) il nostro Paese nel breve e brevissimo periodo.
Ogni altra lettura "allargata" (ulteriore spallata al governo e plebiscito contro Berlusconi, ma anche quelle strettamente legate ai quesiti referendari su acqua e nucleare) è assolutamente lecita, ma non rende giustizia del grande movimento civico che, dal basso (o dall'"alto" di chi vola al di sopra della mediocre politica che ci tocca in questi tempi bui), ha scatenato l'immensa partecipazione che ha reso possibile questa vittoria a suo modo storica.
Gli italiani si sono ricordati che l'Italia è loro, e non un'azienda personale dell'utilizzatore finale di bunga-bunga: come punto di partenza per un futuro migliore direi che non è poco...
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