15 aprile 2011

Lettera a Egidia Beretta

Le chiedo scusa, signora, se mi permetto di rivolgerle queste righe in questo momento di profonda tristezza e di scoramento che lei sta vivendo assieme alla sua famiglia.
Sino a ieri non la conoscevo, signora; mi era sfuggita quella puntata di Report in cui lei era citata tra i sindaci più virtuosi d'Italia, avendo rinunciato all'indennità per creare un fondo di solidarietà per i cittadini del comune che lei amministra (quando si dice "buon sangue...").
Conoscevo però da tempo suo figlio Vittorio, di cui durante i giorni di "Piombo Fuso" attendevo avidamente i resoconti pubblicati dal Manifesto. Ho imparato ad apprezzare in profondità la sua semplice ed innata propensione per la giustizia, per la pace, per i più diseredati tra i diseredati del mondo.
Il suo "restiamo umani" è entrato nel lessico di tutti quanti noi che partecipiamo alla causa palestinese, e lo possiamo fare (dalle comodità delle nostre case) solo grazie a quanti dedicano interamente la propria vita nello stare al fianco di chi vive le tragedie sulla propria pelle. Come faceva Vittorio.
Non scrivo qui per consolarla, signora, perchè credo non esista consolazione per la perdita di un figlio. Non voglio nemmeno esprimere il mio cordoglio, perchè non conoscendoci potrebbe sembrare un puro esercizio retorico.
Partecipo al suo dolore, quello sì. Ho pianto appena appresa la notizia della esecuzione di Vittorio. A leggere gli scritti di qualcuno di cui si condividono le idee si finisce quasi col sentirlo un "compagno" di strada...
Ho voluto dedicarle queste righe fondamentalmente per un solo motivo: ringraziarla.
Le dico grazie per averci dato Vittorio, le dico grazie per averlo formato con quegli ideali che lei stessa per prima cerca di mettere concretamente in atto quotidianamente, le dico grazie per la dignità con cui sta affrontando questa prova.
Credo che Vittorio anche da lassù potrà darle un po' di quella pace che lui cercava con tutte le sue forze e che nonostante tutto promanava sempre dai suoi scritti, anche quando raccontavano le atrocità più folli che l'uomo può compiere contro un suo simile.
Tutti noi siamo orgogliosi di Vittorio.
Io spero che la proposta che ho modestamente indirizzato al Manifesto possa avere una qualche risonanza: ho chiesto che il quotidiano con cui Vittorio ha collaborato tra il 2008 e il 2009 si faccia promotore affinchè dall'Italia possano partire due navi assieme alla Freedom Flottilla 2 alla volta di Gaza: la "Stefano Chiarini" (già in cantiere) e la "Vittorio Arrigoni". Sarebbe il miglior modo per ricordarlo e per rendergli merito per tutto quanto ci ha dato.
Restiamo umani.

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