30 dicembre 2012

L'asse PD-Sel non è la soluzione


Ammetto che fatico a seguire gli ultimi interventi del prof. Asor Rosa (che peraltro stimo massimamente da sempre...).
L'aspetto "pragmatico" dei suoi ragionamenti è facilmente condivisibile: l'unica forza di sinistra in grado di aspirare a "governare" il Paese è l'alleanza tra PD e Sel.
In effetti, le altre forze della galassia della Sinistra italiana in parte sono state letteralmente emarginate dalla carta d'intenti Bersani-Vendola, in parte non sono riuscite ad andare molto al di là di confusi tentativi di realizzare "qualcosa di nuovo" nell'orizzonte politico, senza riuscire a trovare la quadra nei rapporti tra strutture politiche già esistenti e "movimentismi" vari.
Quindi, se c'è in Italia, oggi, una forza di sinistra (o simil tale) che può arrivare al governo è solo l'asse PD-Sel.
Ma qui si pone l'interrogativo fondamentale che Asor Rosa sembra non voler affrontare, se non per dire che "poi si vedrà": governare per fare cosa?
Sinora abbiamo sentito Bersani affermare che la riforma Fornero non si tocca, che la riforma sull'art. 18 non si tocca, che il fiscal compact non si tocca, che tutte le misure che hanno riempito di soldi le forze armate e le scuole private a scapito degli investimenti nel sociale e nella scuola pubblica e nella ricerca non si toccano...
Sono queste le politiche di "sinistra" che vogliamo?
Oppure siamo veramente convinti che Vendola, rinchiuso nella gabbia che il PD gli ha costruito attorno, potrà portare avanti le sue idee incidendo realmente nelle decisioni che verranno prese "a maggioranza"?
A me pare evidente che la scelta di Vendola lo consegnerà ben presto alla insignificanza, facendogli (spero) comprendere che la sua mission doveva essere quella di porsi come guida della "Sinistra" (senza trattino alcuno) in Italia, aiutando i molti tentativi che pure movimenti e società civile stanno cercando di concretizzare (penso a "Cambiare si può" o ad ALBA, tanto per fare due esempi) a riunirsi in un unico grande movimento alternativo al montismo, al berlusconismo e alle sciagurate politiche europee stabilite dalla Germania.
Una forza del genere forse non avrebbe "vinto" le elezioni, ma sicuramente avrebbe ben presto acquisito un forte "peso" nel Paese, costringendo il PD di Bersani a fare i conti con la possibile realtà di una grande forza di Sinistra, non consentendogli di guardare ad un centro "buono" e purificato dalle sozzure berlusconiane come unica alternativa per il governo dell'Italia.
Professor Asor Rosa, le politiche di Monti sono ciò che "noi di sinistra" dovremmo aborrire prima di ogni altra cosa. Il PD si sta a tutti gli effetti ponendo in continuità con queste politiche. Non sarebbe il caso di volgere lo sguardo altrove?

25 dicembre 2012

Tonache sporche

La chiesa romana cattolica e apostolica, è risaputo, dovrebbe fare un'ampia opera di pulizia all'interno della propria classe sacerdotale, infestata di pedofili nonché di preti più interessati alle cose materiali che a quelle spirituali.
Ora scopriamo (in realtà sapevamo anche questo) che è piena di folli, pazzi furiosi che andrebbero rinchiusi e messi in TSO.
Tale don Piero Corsi, parroco di una piccola frazione di Lerici in provincia di La Spezia, è uno di questi.
Questa sottospecie di essere umano vestito con la tonaca non ha trovato di meglio, per Natale, che "donare" ai propri parrocchiani una lettera in cui, senza troppe ambiguità, afferma in buona sostanza che il "femminicidio" è un fenomeno le cui colpe ricadono sulle donne, sempre provocanti, sempre più indipendenti, sempre meno sottomesse, insomma: sempre più coscienti di essere donne...
Questo pazzo furioso, non nuovo a quanto pare a queste uscite da malato mentale, è ancora parroco nella propria parrocchia.
Cosa aspetta il vaticano a sospendere un siffatto prete?
Perchè il papa, sempre pronto ad attaccare tutto ciò che nel mondo mette a rischio la sopravvivenza della sua chiesa medievale, non trova mai uno straccio di tempo per affrontare i problemi veri che stanno facendo diventare la "sua" chiesa marginale nel mondo?
Invece di riempirsi la bocca della parola "pace", e poi scagliarsi con violenza sempre maggiore contro le coppie gay e contro ogni possibile espansione di qualsivoglia diritto civile che vada contro i suoi dogmi assurdi, non farebbe meglio Benedetto XVI a ridare dignità al proprio clero, facendo una puntuale opera di pulizia e di rinnovamento?
E cosa aspettano i cittadini di quel paese a cacciarlo a calci in culo dalla parrocchia? Cosa ne pensano le sue parrocchiane? E i maschi? Sono tutti potenziali killer?
Io non voglio veder circolare tonache che servono a dare copertura a persone infami.
E pretendo, pretendo, che questo deficiente venga inquisito d'ufficio per istigazione all'omicidio.
Sarebbe il minimo, in un paese civile.

08 dicembre 2012

Grillo: dalla speranza alla farsa

L'onda lunga della protesta anti-casta che ha alimentato la crescita nei sondaggi del movimento di Beppe Grillo sembra già spegnersi, ben prima dell'inizio della vera campagna elettorale per le prossime elezioni politiche.
E non poteva essere altrimenti.
Il M5S, non appena è stato messo sotto osservazione in modo più attento e circostanziato dai media, ha evidenziato tutte le sue debolezze. Non c'è voluto molto per capire che è affatto un movimento "dal basso" o sinceramente "democratico", ma bensì una creatura costruita accuratamente dall'alto dalla coppia Grillo-Casaleggio, con una finalità meramente "economica" ben prima che politica o sociale.
Tutto questo, ovviamente, con buona pace della stragrande maggioranza degli attivisti che, laddove non sono dei bonaccioni che ben poco hanno a che fare con l'impegno civico o politico, sono sinceramente animati da una autentica voglia di "cambiamento".
Ma tutta l'attività di Grillo-Casaleggio è oramai grandemente artefatta, poco autentica, per nulla credibile.
La farsa delle "parlamentarie" ha dato il primo serio colpo all'immagine fatta di "pulizia" autoreferenziale del movimento. Entusiasmarsi (fintamente) per i 32.000 voti complessivi che hanno deciso chi candidare al Parlamento (al Parlamento, badate bene, non ad una regione...) dà la misura di quanto anche Grillo debba fare di necessità virtù per un clamoroso flop. Trentaduemila voti IN TOTALE per selezionare una classe dirigente; abbondantemente meno delle preferenze che uno solo qualsiasi della "vecchia" classe dirigente prendeva come preferenze ai tempi del voto con l'indicazione del candidato.
E cosa dire dell'assoluta mancanza di trasparenza di tutta l'operazione? Con i voti che sono transitati, incontrollabili, dal server di Casaleggio (sic!). Con i misteriosi problemi informatici che hanno escluso qualcuno degli attivisti più apprezzati dalla base, per la loro indipendenza e capacità "pensante", e per questo invisi ai due capi.
La Rete non è democratica e trasparente di per se stessa. La Rete è un mezzo, e come tale può essere usato con modalità positive o con finalità "interessate". A me appare oramai evidente che Grillo la utilizzi da tempo per i suoi interessi personali: la voglia di salvare il Paese c'entra poco, l'afflato verso il movimento ancora meno.
Il nuovo interesse verso l'attivismo politico suscitato dal M5S avrà un futuro solo se saprà affrancarsi dalla cappa dispotica di Grillo-Casaleggio, osando sfidare gli inevitabili anatemi dei Capi contro quanti oseranno mostrare e dimostrare di saper "pensare", "progettare", "decidere", senza limitarsi ad essere delle marionette nelle mani di un guru che sembra uscito da un romanzo di Asimov e di un comico che, da quando crede di poter essere un capopopolo, fa ridere sempre di meno...

03 novembre 2012

Non nel mio nome!

Con l'avvento della "seconda Repubblica", i nostri governi si sono caratterizzati per l'avvicinamento sempre più marcato verso lo stato di Israele, in termini di collaborazioni economiche, finanziarie e soprattutto militari.
Più Israele diventava uno Stato ai margini del Diritto Internazionale, più abbiamo pensato (i nostri governanti hanno pensato) che fosse opportuno omaggiarlo con i nostri salamelecchi. Destra e pseudo-sinistra hanno gareggiato in questo, sino a farci rimpiangere i governi DC-PSI, quando almeno in politica estera sapevamo stare dalla parte del "giusto".
Il governo Monti ha, però, saltato il fosso; andando ben aldilà delle pur abominevoli vicinanze in termini di collaborazione militare (ricordiamo che i jet con la stella a sei punte scorrazzano liberamente sui nostri cieli da tempo, oramai; attendiamo solo la prossima Ustica...).
Monti ha pensato bene che questo fosse il momento opportuno per riversare su Israele la totale ammirazione dell'Italia, in occasione della sua ultima visita (fatta non si capisce bene a che titolo.
Ci aspettavamo che un "professore" potesse ricordare ai governanti israeliani, dall'alto della sua presunta autorevolezza internazionale, che Israele occupa abusivamente territori che non gli appartengono, confinando i palestinesi in quelli che oramai sono diventati quasi dei campi di concentramento a cielo aperto.
Pensavamo che potesse "insegnare" loro che non si risponde al lancio di pietre usando il fosforo bianco.
Speravamo che potesse ricordare ad Israele che l'ONU esiste e va rispettata sempre, non solo quando fa comodo alle sue aspettative.
Auspicavamo che esprimesse tutta la propria decisa contrarietà ai bombardamenti gratuiti che Israele decide di compiere sovente in giro per il mondo, buon ultimo quello del Sudan di cui i media non hanno quasi parlato (tranne le solite lodevoli eccezioni de Il Manifesto e pochi altri..).
Ci illudevamo che potesse approfittare dell'occasione per augurarsi un disarmo nucleare "totale" dell'area mediorientale, dove è Israele a rappresentare l'unico vero elemento di destabilizzazione, possedendo armi atomiche.
Invece, nulla di tutto ciò. Anzi. Elogi sperticati a ciò che Israele "è". Una follia totale per quello che dovrebbe essere un governo "tecnico".

Ebbene, professor Monti, in quanto cittadino italiano preciso che la frase "Gli italiani ammirano molto Israele per ciò che rappresenta" non è stata pronunciata in mio nome !

24 settembre 2012

L'implosione del PD e la farsa delle primarie

Non devono trarre in inganno i sondaggi che fanno veleggiare il Partito Democratico attorno al 25% dei consensi.
In realtà se molti affermano di voler (ancora) votare PD è solo perchè il panorama attorno è desolante.
Delle vicende del centrodestra non è il caso di occuparsi, con la Lega tornata ad essere un movimento locale e il PDL in totale dissolvimento senza il nano al comando.
I nuovi tentativi di "centro" sono occupati da un'accozzaglia di opportunisti che sta tentando di ritagliarsi uno spazio di ricatto politico continuo, nel miglior stile delle correnti democristiane.
Nemmeno l'ascesa di grillo e grillismi vari merita attenzione, perchè destinata a dissolversi dopo i primi successi elettorali.
E' nel centrosinistra che la desolazione è più evidente. Con la Sinistra che non trova il bandolo della matassa per tentare di mettere assieme tutte le (deboli) vecchie forze ed attrarre a sè il mondo dei movimenti e della società civile; con Nichi che ancora non ha deciso cosa farà da grande e con Di Pietro sempre più isolato e isolante...
E col PD che oramai è una nave alla deriva.
Senza uno straccio di linea politica forte e comune alle varie anime del partito, con il suicida intestardirsi nel sostenere il Governo Monti, fautore delle peggiori politiche liberiste e capitaliste che si ricordino da decenni, il Partito Democratico sta esaurendo gli ultimi scampoli di credibilità con la farsa delle primarie.
Dovevano essere primarie per la scelta della leadership di coalizione, tra forze politiche diverse ma che avessero un progetto di governo comune. Si stanno trasformando in una sorta di congresso popolare del partito, con l'inserimento di qualche altro ospite più di contorno che altro.
E' già sufficientemente strano che un personaggio come Renzi non solo si candidi ma abbia anche buone chances di vincere, ma è assolutamente non comprensibile il senso che possono avere tali primarie al di fuori di una logica di coalizione, solo come resa dei conti all'interno del PD. Ancora meno comprensibile è il fatto che la dirigenza PD non abbia fermato per tempo questa deriva, magari indicendo un congresso straordinario per contarsi all'interno e poi fare delle vere primarie di coalizione proponendo il proprio leader alla corsa per la leadership della coalizione.
Il PD sembra avvicinarsi a grandi falcate verso il momento della propria implosione.
Vendola farebbe bene a staccarsi da questo abbraccio mortale finchè è in tempo, rinunciando alla farsa delle primarie e contribuendo a ricostruire un'area di Sinistra quanto più vasta possibile, che sia realmente e totalmente alternativa alle politiche di questo governo dei banchieri, e che faccia proprie le ragioni del Lavoro e, magari, le avanzate proposte economiche di organizzazioni come Sbilanciamoci!, tra le poche a proporre una seria alternativa alla deriva vetero-capitalista verso cui l'Italia e l'Europa intera sono fatalmente destinate.
 

14 maggio 2012

Equitalia e dintorni

L'esplosione nel nostro Paese di sentimenti astiosi, aggressivi, quando non addirittura violenti e pericolosi, nei confronti dei soggetti deputati a far pagare e riscuotere le tasse merita qualche osservazione e qualche approfondimento.
Non è serio liquidare il tutto come una ribellione generalizzata (e magari strumentalizzata da qualche settore della società) "contro le tasse". Così come è sconsiderato appoggiare "a priori" l'azione scellerata di chi entra in un ufficio armato di un fucile a pompa e due pistole, tenendo sotto scacco poveri impiegati, per poi scoprire che la sua situazione non era affatto generata dalla "disperazione" di non poter far fronte alle richieste tributarie ma semplicemente dalla rabbia per imposte che poteva tranquillamente pagare ma che "non riteneva giuste".
E allora cosa accade?
Accade che la crisi ha messo in ginocchio anche le ultime riserve delle famiglie (quelle normali, non quelle che frequentano i nostri governanti...), ed ogni avviso di pagamento in più che arriva è una mazzata che mette a repentaglio la fragilissima struttura attuale delle nostre famiglie.
E allora i meno attrezzati reagiscono facendo del male a se stessi oppure sfogando la propria rabbia contro coloro che ritengono responsabili delle loro disgrazie: Equitalia e Agenzia delle Entrate.
Ma chi è "dentro" la materia sa benissimo come stanno le cose.
L'intreccio troppo stretto tra le due strutture, che si sostanzia nella inspiegabile doppia carica del leader maximo, che è al tempo stesso Direttore Generale di una struttura e Presidente dell'altra, crea innanzitutto la confusione cui i contribuenti incorrono continuamente, in questo mal aiutati dagli organi di (dis)informazione, nello scambiare indifferentemente un organismo per l'altro.
Ma il problema vero è un altro.
La situazione di cui sopra ha consentito un aumento quasi senza controllo del potere "esecutivo" dato a Equitalia, che può operare con una aggressività feroce, che non fa differenze tra evasore o elusore fiscale e contribuente che dichiara quanto dovuto ma non è in grado di onorare i propri debiti secondo i tempi stabiliti.
Anzi, per l'assurdo, il grande evasore può permettersi fior di avvocati che utilizzino tutti i cavilli (di una materia sempre più cavillosa) per "contrattare" con il fisco e per farla sostanzialmente sempre franca, mentre il povero contribuente (che sia piccolo imprenditore o semplice cittadino) spesso non è nemmeno a conoscenza degli strumenti cui potrebbe attingere per far fronte ad una situazione d'emergenza. Ed in questo quadro poco o nulla possono fare gli impiegati (ultime ruote del carro) delle due strutture, che sono vincolati alla normativa vigente, pena il venire posti sotto procedura disciplinare (sino al licenziamento) se non applicano le direttive dei capi...
Cosa occorrerebbe fare, dunque?
Forse non è così arduo ipotizzare l'inutilità di una struttura ad hoc per la riscossione dei tributi (che tra l'altro riscuote un aggio quasi da usuraio), e quindi forse i vari Enti impositori dello Stato potrebbero dotarsi di proprie strutture per "riscuotere" i tributi di propria competenza.
In ogni caso è di estrema urgenza limitare con normative strigenti e chiare i poteri di Equitalia, impedendo che poche decine o centinaia di euro possano arrivare (spesso all'oscuro del contribuente) in pochi anni a svariate migliaia di euro di debito. Ricercare soluzioni operative che possano distinguere l'aggressione del patrimonio di evasori conclamati (sacrosanta) dalla riscossione dei tributi di quanti dichiarano onestamente il dovuto ma poi non possono far fronte ai propri debiti nei tempi (stretti) previsti dalla legge. Impedire che per somme esigue un cittadino si veda pignorata l'auto o addirittura la casa (anche questo spesso senza aver ricevuto alcuna comunicazione preventiva...).
Insomma, bisogna riformare radicalmente la struttura della riscossione in Italia.
Per il bene delle nostre finanze, delle nostre famiglie, della nostra società, ma soprattutto, lasciatemelo dire, dei poveri dipendenti dell'Agenzia delle Entrate e di Equitalia che sembrano diventati ingiustamente e loro malgrado i nuovi target del disagio sociale.

04 marzo 2012

L'insostenibile ipocrisia bigotta di Giletti

Giletti ha dato un'altra esemplare (in negativo) prova del suo personale "perbenismo interessato" e della sua "dignità fatta di vuoto".
Nella puntata di oggi della sua trasmissione su RaiUno, dedicata nella prima parte interamente al ricordo della figura di Lucio Dalla, è riuscito in trenta secondi a distruggere (involontariamente?) tutta la celebrazione costruita attorno al ricordo del grande artista. Ad una signora che, intervenuta nella discussione, chiedeva che si parlasse anche della omosessualità di Dalla come componente importante della sua vita (dal tono della richiesta appariva evidente che la signora voleva cogliere questa dolorosa occasione per poter rendere un servizio alla maggior parte degli omosessuali che in Italia sono costretti a vivere clandestinamente, idea che ritengo potesse assolutamente essere "gradita" al cantante scomparso) il grande ipocrita bigotto ha controbattuto che aveva perso un'ottima occasione per tacere e che non era il caso, in questa circostanza, di "approfondire questo aspetto della vita" di Lucio Dalla. Quindi le ha tolto la parola e ha mandato la pubblicità.
Al di là del fatto che Dalla non amava spettacolarizzare la sua realtà di omosessuale, al di là del fatto che molto poco è sempre trapelato della sua privata, riteniamo fosse doveroso chiamare Marco Alemanno con la definizione che gli spetta: non un semplice "amico", quindi, ma il compagno di Lucio. Pochi giornalisti hanno avuto questa minima accortezza, questo banale "coraggio".
E al di là della occasione persa (come dicevo sopra), appare vergognoso che il primo pomeriggio domenicale della rete "ammiraglia" della Rai debba essere nelle mani di siffatti personaggi. La coppia Giletti-KlausDavi è una perfetta macchina di ipocrisia, bigottismo, voyerismo, sensazionalismo spicciolo, perbenismo, fariseismo: va spazzata via dalla televisione pubblica quanto prima.
Di sepolcri imbiancati ne abbiamo già troppi...

29 febbraio 2012

Il governo Monti non è un governo amico

Diciamocelo chiaramente e definitivamente: il governo Monti non ci piace.
Ogni scelta/decisione/normativa che affronta è peggiore di quella del giorno prima, produce effetti più devastanti, smantella un pezzettino in più di società civile.
Si va dalle finte liberalizzazioni, che toccano molto poco i poteri forti (banche, assicurazioni, caste notariali et similia) e molto categorie già iperliberalizzate (come i poveri avvocati), sino alla ventilata riforma del fisco che vorrebbe spostare l'imposizione tributaria dal reddito alle imposte indirette, passando per l'ignavia totale su argomenti dirimenti per una "democrazia", quali il finanziamento pubblico delle pubblicazioni no-profit e di idee o la restituzione alla gestione pubblica dei beni comuni (come da referendum stravinti pochi mesi orsono), o, al contrario, al decisionismo più spietato quando si parla di diritti dei lavoratori da eliminare (art. 18) o di realizzare opere totalmente avversate dalla popolazione (oltreché con tutta evidenza inutili e costose) come la TAV, senza alcuna volontà di ascolto della controparte e di avvicinamento delle differenti posizioni.
Buon ultimo il "decreto-semplificazioni" che, volendo togliere quanti più "impicci" e lacciuoli alla "impresa" che deve creare profitto, finisce con l'eliminare del tutto i già pochi obblighi che le imprese hanno in tema di sicurezza sul lavoro (esattamente al contrario di ciò che chiedono i magistrati che si sono occupati di casi eclatanti, in materia, come il processo Tyssenkrupp e il recente processo Eternit).
Questo governo non dovrebbe piacere non dico a qualcuno che ancora si professi "comunista", ma neanche a chi seppur velatamente ritiene di essere ancora "di sinistra".
Non si capisce, quindi, ad esempio, perchè il PD sia sponsor sfegatato di questo esecutivo.
Se il PD decide di stare dalla parte di Marchionne e contro la FIOM, dalla parte dei potentati economici che vogliono l'inutile cattedrale della TAV e contro le popolazioni delle valli, dalla parte della finanza e dei padroni e contro il mondo del lavoro. Se il PD arriva ad appoggiare col proprio voto provvedimenti che smantellano la normativa (raggiunta con molta sofferenza proprio da governi di centro-sinistra) sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, o controriforme fiscali che spostano il carico d'imposta dai redditi e dai patrimoni (e quindi in ragione proporzionale a ciò che ognuno possiede) alle imposte indirette (che colpiscono tutti indistintamente e a prescindere dalle singole ricchezze), allora vuol dire che la metamorfosi di questo partito è definitivamente compiuta: è un partito liberale, perfettamente aderente alle politiche finanziar-capitalistiche che stanno portando allo sfacelo il nostro Paese e il mondo intero. E' un partito "di destra", come Veltroni e Ichino sognano da tempo.
Per chi crede ancora in una possibile alternativa a queste politiche, allora, meglio stare lontani dal PD ed evitare di ostinarsi a cercare un colloquio con che non ci può essere; meglio impiegare tutte le proprie energie per la costruzione di un'aggregazione la più vasta possibile delle forze della Sinistra, comuniste e non, che sappia esprimere con concetti semplici e chiari (e quindi proporsi di attuare) una politica attenta al mondo del lavoro e della società civile, ai beni comuni, all'ambiente, agli "ultimi".
E' di una forza politica di questo segno che ha bisogno il nostro Paese, non di gattopardi in salsa rosso-sbiadito...
Il governo Monti non è il nostro governo...

08 febbraio 2012

Il Manifesto rischia la chiusura

E' oramai da tempo l'unica voce libera e fuori dal coro nel mondo, fin troppo affollato, dei quotidiani che troviamo in edicola ed ora rischia realmente di chiudere.
Di momenti difficili, a livello economico oltreché politico, Il Manifesto ne ha affrontati e superati tanti nei suoi 40 e passa anni di vita, ma lo scellerato blocco del finanziamento pubblico all'editoria, voluto fortissimamente e perpetrato dal governo berlusconi ma mantenuto anche da Monti (nonostante tante promesse da marinaio fatte dal "governo dei tecnici"), darà il colpo di grazia al giornale, come ha già fatto con Liberazione e come farà con tanti altri storici quotidiani locali e non.
La criminale inedia di TUTTI i governi nel non voler affrontare il riordino e il riassetto normativo del finanziamento pubblico a quelle testate che sono realmente delle cooperative, o che comunque hanno caratteristiche tali da meritare di continuare le pubblicazioni anche con l'aiuto dello Stato (penso anche a giornali espressioni di filoni culturali politici, voci di minoranze linguistiche, cronache locali, di comunità italiane all’estero, no profit), è la cifra della pochezza culturale cui il berlusconismo (con tutti i suoi annessi e connessi) ha trascinato il nostro Paese.
Gli appelli che da mesi si succedono al Presidente Napolitano prima, e al governo Monti poi, da parte di tanti intellettuali e da tantissimi esponenti della società civile, volti a scongiurare questa "strage di cultura e di idee", non hanno sinora sortito effetto alcuno.
Monti ha firmato il decreto che avvia la procedura di messa in liquidazione coatta amministrativa della cooperativa editoriale Il Manifesto. Speriamo che, nel poco tempo che rimane prima della tragedia, riesca a trovare quei pochi spiccioli (rispetto, per esempio, ai tanti milioni di "facilitazioni", fiscali e non, che lo Stato "regala" a quotidiani quali Repubblica, Corriere, IlSole24ore, etc...) che consentirebbero a tante testate di continuare ad andare in edicola, nonchè a tanti professionisti di non perdere il posto di lavoro.