10 settembre 2011

La fine di un mito?

Al ritorno dalle (inesistenti, per me) vacanze estive, sarei dovuto tornare a scrivere di temi importanti, anzi "del" tema importante: vale a dire della esplosiva situazione economico-politico-sociale del nostro Paese, oramai davvero sull'orlo del baratro. E invece tocca occuparmi di una inutile buffonata, mascherata in forma di gara a tappe di ciclismo, inopinatamente inserita nelle gare ufficiali dalla relativa Federazione sportiva italiana, e ancora (forse) più inopinatamente scelta come bersaglio di proteste più o meno roboanti da parte di spezzoni di "opposizioni" (sociali, politiche, alternative) durante il suo svolgimento. Fatto salvo che magari la gara si sarebbe potuta svolgere con altro "titolo" rispetto a "giro della padania", e fatto anche salvo che ci sono sicuramente cose più importanti contro cui scagliarsi (anche con la foga delle azioni "attive"), ciò che mi ha lasciato realmente sconcertato è stata la posizione che sul tema ha assunto un mito della mia adolescenza: Francesco Moser. Nel dualismo Moser-Saronni degli atti Ottanta, io ero un "moseriano": l'ho sempre seguito nelle sue gare, ho sempre tifato per lui, ho gioito quando ha vinto il suo unico Giro d'Italia. Per questo sono rimasto molto deluso (choccato è forse dir troppo) quando l'ho sentito affermare che "la padania è una realtà ed è inutile affermare il contrario", scagliandosi contro i "comunisti che non si sa cosa vogliono" e che non ricordano che ai suoi tempi gli organizzatori (comunisti) delle corse in Emilia e Toscana favorivano spudoratamente i corridori sovietici, senza che nessuno aprisse mai bocca per protestare. Parole in libertà, che mi fanno vedere il mio eroe sportivo del passato in un'altra prospettiva. Lo ritenevo, oltre che un grande sportivo, una persona equilibrata e obiettiva, una persona che riflette e pondera prima di dare giudizi e opinioni. Invece si è rivelato un "padano", nel senso peggiore del termine. E allora mi verrebbe voglia di fare come i suoi storici detrattori, ricordandogli che i suoi maggiori successi li ha raggiunti in maniera alquanto particolare: il Giro d'Italia con un percorso disegnato appositamente sulle sue caratteristiche, e il record dell'ora godendo delle cure di un medico-allenatore molto discusso che usava metodi che all'epoca erano al limite del doping. Ecco, quando il tuo mito crolla si diventa cattivi...

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