Che i treni dei pendolari arrivino "puntualmente" in ritardo è cosa cui siamo decisamente abituati. Oramai i ritardi sino a 5 minuti non vengono nemmeno considerati ritardi e quelli superiori vengono sempre surrettiziamente "tagliati" della metà e della metà della metà.
Certo è che anche cinque minuti al giorno tolgono più di due giorni lavorativi l'anno, almeno, ad un lavoratore pendolare.
Ma questo è il minimo.
Parliamo dei treni della Lombardia, e in particolare di quelli da e per Milano, ma non crediamo che la situazione sia molto differente in altre zone d'Italia.
Qui accade che oramai Trenitalia sia ai limiti della illegalità, con continue e quotidiane soppressioni immotivate di treni che dovrebbero servire il trasporto di migliaia di pendolari da e per la città. Ovviamente quasi sempre senza alcun avviso preventivo: il pendolare arriva a conoscenza della soppressione del treno semplicemente perchè questo non arriva e non arriverà mai...
E allora non si tratta più di minuti, ma di intere ore sottratte alla vita di ogni singolo lavoratore, senza che sia possibile chiamare a responsabilità il fornitore del pessimo servizio.
Come tutto ciò sia possibile in un Paese civile resta un mistero.
Come tutto ciò possa essere subìto da migliaia di cittadini utenti senza fiatare e senza alcun moto di ribellione dà la triste e desolante immagine di quanto la rassegnazione si sia impadronita di noi italiani.
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