25 marzo 2020

Riflessioni dalla Lombardia a margine del coronavirus

A distanza di un mese dall'esplosione della crisi, la Lombardia appare totalmente senza controllo.
Da un lato, un assessore regionale molto più interessato a farsi propaganda elettorale in vista delle prossime elezioni comunali di Milano piuttosto che a coordinare piani di intervento per la popolazione e un presidente di Regione sempre in bilico tra l'analisi della terrificante realtà e il non poter ammettere che il "modello Lombardia" nella Sanità è un fallimento totale; dall'altro un Governo che dà tutto in mano a un inadatto, per non dire incompetente, commissario straordinario, attento solo ai "fatti di Roma" e totalmente insofferente a occuparsi di malati, medici in trincea, vecchi che muoiono.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti.
I medici sul campo, sia quelli ospedalieri che i medici di base, sono costretti a implorare aiuto all'estero, vittime di una strage dovuta alla mancanza di un qualsivoglia piano di emergenza e di protocolli di intervento all'insorgere di un'epidemia.
La popolazione lombarda è lasciata al proprio destino: se sei vecchio (chi lo stabilisce poi?) puoi tranquillamente morire soffocato a casa tua, dopo aver infettato tutti i conviventi; se sei meno vecchio puoi anche avere la febbre a 39 per 5 giorni ma, in assenza di altri sintomi, il tampone non lo vedrai mai. Se invece sei uno che conta, il tampone lampo è assicurato e, nel caso infausto, un posto al S.Raffaele si trova immediatamente, garantito.
Ne verremo fuori anche in Lombardia, prima o poi, ma non credo che saremo migliori.
Anzi.