21 novembre 2008

Pagliacci

Questo post è un divertissement.. una sorta di quiz.
Vi propongo qui di seguito due (parziali) biografie di altrettanti politici, vi invito ad indovinare a chi appartengono. Il punto di contatto tra i due ve l'ho già svelato io: nel titolo del post...

Biografia 1

La sua storia politica prende il via alla fine degli anni ottanta. È Vincenzo Scotti ad introdurlo in questo mondo (sindaco di Napoli è Nello Polese). È anche il tempo degli albori di Tangentopoli. Nasce nel capoluogo campano una giunta di salute pubblica. Ne entra a far parte come assessore alla cultura, ma resta in carica solo per pochi mesi. Nel 1994 entra nel Ppi ma quando Rocco Buttiglione se ne allontana lui lo segue per poi passare con Clemente Mastella nell’Udeur, del quale diventa segretario regionale nel 1998. Nel 2000 è capolista alle regionali, primo eletto nel partito con oltre 13mila voti. Alla fine rimane nella Margherita (area rutelliana) anche dopo lo strappo di Mastella, ed è nominato responsabile da Rutelli per il partito nel Mezzogiorno. Nel 2000 si candida alle regionali e diventa responsabile del partito per il Mezzogiorno. Al congresso regionale del 2003 si candida segretario, sfidando un nome storico, Ciriaco De Mita, ma ottiene il 21% delle preferenze. A De Mita, comunque, si è poi riavvicinato. Nel 2005 circola insistentemente il suo nome come candidato alla carica di primo cittadino di Napoli. Ma Rosa Russo Iervolino la spunta e viene riconfermata a sindaco. Eletto nella XVI legislatura, è membro della commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisi e dell’8^ commissione permanente (Lavori pubblici, comunicazioni).

Biografia 2

Della sua infanzia racconta: « Ho frequentato per 11 anni il San Giuseppe De Merode, un istituto gestito dalla Congregazione dei Fratelli delle Scuole Cristiane. Una scuola cattolica da cui sono uscito con il massimo dei voti e con il minimo della fede. »
Nel 1993 prende la tessera radicale. Nel 1997 svolge il servizio civile a Roma presso Legambiente. Il 1° gennaio 1998 partecipa alla sua prima manifestazione organizzata dai Radicali, dove conosce Marco Pannella. Inizia a frequentare assiduamente la sede radicale, diventando responsabile per l'informazione dei radicali. A soli 28 anni, è uno dei più giovani segretari di partito di sempre.
Fra il 2004 e il 2005, si spende in prima persona per i referendum parzialmente abrogativi della legge 40/2004, in tema di procreazione medicalmente assistita.
Candidatosi alle Politiche 2006, viene eletto nelle file della RnP alla Camera dei deputati. Dopo l'elezione alla Camera nel 2006, iniziano i primi screzi con il leader storico dei radicali Marco Pannella, il quale lo accusa più volte di agire per la propria visibilità personale, piuttosto che per il Partito (intuizione profetica, ndr).
Verso fine giugno 2007 si consuma la rottura. In una intervista a Libero, il nostro "personaggio misterioso 2" annuncia di voler fuoriuscire dai Radicali Italiani per fondare un network liberale che non parta «dal fronte parlamentare, ma da imprenditori, artigiani, lavoratori del privato e semplici cittadini».
Il 9 febbraio 2008, annuncia la sua adesione al Popolo della Libertà, anche se non viene candidato.
Successivamente, l'11 maggio 2008, viene nominato nuovo portavoce di Forza Italia, prendendo il posto a via dell'Umiltà di Paolo Bonaiuti.
Buon divertimento...

16 novembre 2008

Renato Brunetta, o del nulla assoluto

Che Brunetta sia ministro in questo governo principalmente perchè è uno dei pochi politici al mondo più bassi di Berlusconi è fatto oramai accertato.
Ma non è l'unico motivo.
Altro importante fattore "di merito" per la sua promozione a ministro della PA sta nel livore profondo che egli prova nei confronti dei lavoratori e, più in generale, dell'intero mondo che lo circonda.
Per motivi a noi oscuri (ma molto probabilmente legati a qualche problema avuto in gioventù), il Brunettolo (come viene chiamato bonariamente dagli amici più intimi) semplicemente odia il mondo intero. E riversa il suo odio, nella migliore tradizione del liberismo italiano, nei confronti delle fasce sociali più deboli.
Le sue ultime uscite non fanno ben sperare per la sua tenuta psichica, pur tuttavia c'è qualcosa che il nostro (si fa per dire) ministro potrebbe fare di utile.
Nella sua globale "operazione trasparenza" potrebbe dare risposta alla richiesta avanzata dal presidente della Provincia di Genova, Alessandro Repetto, il quale ha scritto al Magnifico Rettore dell'Università romana chiedendo che vengano resi pubblici i dati relativi alle ore di presenza del prof. Brunetta presso la cattedra universitaria e i relativi compensi. Al Magnifico Rettore dell’Università di “Tor Vergata”, il Presidente Repetto, ha chiesto ufficialmente, “nello spirito del principio di leale cooperazione istituzionale sancito dall’art 22 della Legge 241/90, se tra il 1999 e il 2008 il Prof. Brunetta, Professore Ordinario di Economia del Lavoro presso l’Università romana, abbia preso aspettativa o, in caso contrario, come abbia conciliato tutti i propri incarichi. E qualora abbia mantenuto attivo il proprio incarico di professore ordinario, quante ore di presenza abbia garantito e mantenuto a “Tor Vergata”, con quali retribuzioni relative ed eventuali ulteriori consulenze”.
Ecco, i giorni di presenza dell'onorevole europeo Brunetta del 2008 grosso modo li conosciamo (meno del 50%). Saremmo curiosi se va meglio sul fronte Brunetta-professore universitario.
Magari scopriamo che questa ossessione dei "fannulloni" è null'altro che una particolare tipologia contorta di transfert curativo.
A forza di ribadire, su tutti i media compiacenti, falsità come se fossero la verità rivelata (ad esempio i dati sui giorni di malattia del pubblico impiego, presi a campione e ufficializzati invece come se fossero quelli totali), si sta convincendo di essere dio (e in questo rischia la concorrenza diretta del grande capo di governo) e macina una stupidaggine dietro l'altra. L'ultima in ordine cronologico: "il paese è con me".
Lo diceva anche il suo primo sponsor prima che gli italiani lo prendessero a monetine...

07 novembre 2008

Fermiamoli!

Quello dell'attuale legislatura non è solo probabilmente il peggior governo della storia della Repubblica. E' sicuramente il più pericoloso.
Forte di una maggioranza in Parlamento tale da consentirgli di approvare qualsiasi schifezza a colpi di fiducia, questo governo è permeato di ignoranza, sciatteria, razzismo, incapacità e antistato.
Il ricorso all'uso della forza (verbale e sostanziale) per "convincere" le popolazioni locali ad accettare decisioni inaccettabili è oramai modus operandi. L'odio ed il disprezzo per il "diverso" predicato con interventi, opinioni e battute (definire "abbronzato" un uomo di origini africane è peggio che dargli del "negro"...) viene sempre più spesso inserito nella "pratica" quotidiana delle leggi approvate da questi sciagurati. Lo smantellamento di tutto ciò che è "pubblico" o di "pubblico interesse" (amministrazione, scuola, finanche televisione ed editori "puri") procede come un rullo compressore. I sindacati che non accettano di diventare "complici" vengono emarginati (o meglio si tenta di emarginarli, con conseguenze ancora tutte da verificare...).
Il tutto nella pressocchè totale rassegnazione della "società civile" e di quelli che dovrebbero essere le sue "sentinelle" (leggi opposizione & c.). Tanto che non ci si indigna nemmeno più se due delinquenti del calibro di Dell'Utri e Licio Gelli imperversano con le loro deliziose farneticazioni sui media del Paese, invece che marcire in galera come meriterebbero.
Gli spazi per resistere si fanno sempre più ristretti e le modalità sempre più difficoltose ed impervie. Ma ciò non toglie che usare tutti i mezzi che una società civile possiede per fermare questi esseri che ci governano è l'unico sistema per impedire che l'Italia diventi ciò che erano (ed in parte ancora sono) gli stati del sud-america di un triste passato non troppo lontano.
Speriamo che l'Onda che è montata contro lo smantellamento della scuola pubblica di ogni ordine e grado riesca ad ingrossarsi sempre più, coinvolgendo quanti più settori della società civile minacciati dalle politiche berlusconiane, fino a riuscire a spazzare via i Brunetta, i Sacconi, le Gelmini, le Carfagna, i loro compagni di merende e il loro grande burattinaio; i quali, tutti assieme e ognuno singolarmente, ci fanno vergognare di essere Italiani.

17 settembre 2008

Una nuova stella splende nel cielo: addio Richard...

Il 15 settembre scorso è morto a 65 anni Richard Wright, uno dei fondatori - insieme a Roger Waters, Syd Barrett e Nick Mason - della più grande band di tutti i tempi: i Pink Floyd.
Due giorni non mi sono bastati ad elaborare il lutto, ma non potevo esimermi di dedicare qui un ricordo a chi ha accompagnato musicalmente la mia adolescenza.
Ripercorrere l'intera carriera musicale di Wright (e di conseguenza dei Pink Floyd) richiederebbe un volume enciclopedico. Qui mi limito a ricordare la sua impronta, decisiva, alla realizzazione dell'album universalmente riconosciuto come il più bello in assoluto mai concepito e realizzato dall'uomo: The Dark Side of The Moon. Il suo contributo non si limitava alle sue indubbie capacità compositive o ai suoi virtuosismi: la sua voce, dolce e morbida, faceva da ideale controcanto e contrappunto a quelle più decise ed aggressive dei colleghi Gilmour e Waters, creando quelle atmosfere che si fondono con la loro musica in un unicum totalizzante.
Con la morte di Richard Wright finiscono, con molta probabilità, definitivamente i Pink Floyd. Con essi "finisce" una parte di me, quella che è cresciuta, si è accompagnata e si è forgiata con tutta la loro musica, dalla prima all'ultima nota.
Da oggi mi sento (e come me credo molti altri) molto più triste e un po' più solo. Fortunatamente la loro musica non finirà mai di tenerci compagnia...

04 settembre 2008

Le scorciatoie della Gelmini

I professori del Sud sono poco professionali, vanno sottoposti a cicli intensivi di aggiornamento per portarli verso medie decenti di rendimento e di merito.
Così, a grandi linee, si esprimeva non molti giorni fa la ministra della Pubblica Istruzione, tale Gelmini, i cui unici meriti sono quelli di essere una delle tante "rampanti" di Forza Italia (nella speranza che abbia seguito strade diverse dalla Carfagna...).
Ora, al di là della grande boutade che balza agli occhi anche all'osservatore meno attento, scopriamo che forse, in passato, la polentona non la pensava alla stessa maniera.
Di sicuro nel 2001 la Gelmini apprezzava molto il Sud, tanto da spingerla a scendere dal profondo Nord a Reggio Calabria per fare gli esami da avvocato.
Quando qualcuno, in rete, ha insinuato che l'avesse fatto perché in quei tempi Reggio Calabria aveva percentuali bulgare di superamento dell'esame (per capirci: oltre il triplo di promossi rispetto a Brescia, provincia da cui lei proviene), la signora tutta d'un pezzo è dovuta capitolare, ed ha ammesso: "ebbene sì, a quei tempi la mia famiglia non poteva mantenermi oltre ed io dovevo a tutti i costi diventare avvocato".
E quindi ha preso la scorciatoia.
In un Paese non dico normale, ma almeno decente, da tutti i media e dalle forze d'opposizione si sarebbe sollevato un coro di indignazione nei riguardi di una (falsa) moralista e moralizzatrice che quotidianamente getta fango sulla scuola italiana, forse per togliersi di dosso quello in cui da sempre sguazza nella sua carriera di arrampicatrice politica.
Ed invece pochissime voci si sono levate dal mondo dell'informazione, zero dalla politica.
Evidentemente i ministri di questo Governo più fanno schifo e più piacciono agli italiani, medi e non solo.

03 settembre 2008

L'insostenibile leggerezza di Brunetta

Non passa giorno che il ministro della Pubblica amministrazione non si lasci andare a qualche esternazione farneticante, tutto preso com'è dal ruolo che si è disegnato addosso.
Purtroppo nessuno l'ha mai avvertito che fa il ministro solo e soltanto in quanto è l'unico politico più basso di Berlusconi, ed allora egli usa il potere in suo possesso per rovesciare addosso a dipendenti pubblici e sindacati tutto il livore che gli viene chissà da quale terribile esperienza adolescenziale.
Ovviamente egli supporta tutti i suoi interventi con il potente strumento dei "numeri", utilizzandolo però non scientificamente ma "politicamente": è il fatidico sotterfugio delle "medie". Pertanto, se in uno sperduto Comune va a lavorare il 10% della forza lavoro e in una altra amministrazione lavora il 100% dei dipendenti, il ministro può tranquillamente sostenere che "mediamente" va al lavoro il 55% dei dipendenti... Anzi, lui affermerà che il 45% dei dipendenti è assenteista.
La realtà è ben diversa, ovviamente. Intanto l'assenteismo c'entra nulla con la "fannullonaggine": nel mio ufficio i colleghi che giocano ai videogiochi o che non fanno letteramente NULLA o quasi per tutto il giorno continuano a farlo, e a non essere monitorati dai superiori.
Ed è qui il punto: la vera malattia della Pubblica Amministrazione (ammesso che si voglia affermare che la nostra PA sia messa peggio delle altre dei Paesi occidentali, circostanza tutta da provare) non sono i lavoratori dipendenti, ma i "dirigenti manager", nei confronti dei quali (che hanno come riferimento non i sindacati ma direttamente il potere politico) Brunetta & soci si guardano bene dall'intervenire in qualunque modo.
L'unico risultato che Brunetta ha ottenuto con i suoi provvedimenti sciagurati è stato quello di costringere agli arresti domiciliari i lavoratori quando essi sono impossibilitati ad andare a lavorare, oppure a costringerli ad andare a lavorare anche se malati: bel risultato, se il modello ispiratore di queste politiche è la Cina...
Non è vero che gli uffici pubblici funzionino meglio. Per il "cliente" è vero invece il contrario: funzionano peggio perchè siamo molto incattiviti, ed allora tendiamo ad eseguire alla lettera le mansioni per cui siamo pagati, sempre meno disponibili ad "andare incontro" al cittadino fornendogli quel "qualcosa in più" che è sempre stato la forza della Pubblica Amministrazione in Italia.
Non ci resta che sperare che il ministro mantenga la parola data (cosa alquanto illusoria in realtà): "Se un dipendente dell'Alitalia va a fare il bidello - ha detto il ministro - io me ne vado". Poichè con estrema probabilità saranno molti i dipendenti dell'Alitalia che saranno "parcheggiati" nei più svariati posti pubblici, abbiamo qualche speranza di liberarci da uno dei peggiori ministri che la Repubblica Italiana abbia mai avuto.
E sì che negli ultimi tempi di pessimi ministri sono state piene le legislature, con quest'ultima che le batte tutte...

29 agosto 2008

Acqua

"In quanto fonte di vita insostituibile per l'ecosistema, l'acqua è un bene vitale che appartiene a tutti gli abitanti della Terra in comune.
A nessuno, individualmente o come gruppo, è concesso il diritto di appropriarsene a titolo di proprietà privata.
L'acqua è patrimonio dell'umanità. La salute individuale e collettiva dipende da essa.
[...] Il suo carattere «insostituibile» significa che l'insieme di una comunità umana — ed ogni suo membro — deve avere il diritto di accesso all'acqua, e in particolare, all'acqua potabile, nella quantità e qualità necessarie indispensabili alla vita e alle attività economiche.
[...] L'acqua non è paragonabile a nessun'altra risorsa:non può essere oggetto di scambio commerciale di tipo lucrativo."

Così recita il Contratto Mondiale sull'Acqua, il Manifesto lanciato dal Gruppo di Lisbona e che vede tra gli esponenti di maggior spicco il Prof. Riccardo Petrella, uno dei massimi "sensibilizzatori" dell'opinione pubblica italiana (e non solo) al riguardo.
Come dice il Prof. Petrella, non dovremmo permettere che l'acqua diventi il petrolio di domani. Purtroppo, però, questa terribile previsione è già realtà.
Dopo (o accanto) al petrolio, l'acqua è la risorsa per la quale si scatenano i maggiori conflitti nel mondo. Finanche l'occupazione dei territori palestinesi può essere ricondotta fondamentalmente (al netto di tutte le implicazioni ideologiche) ad una guerra dettata dalla necessità di impadronirsi di quante più sorgenti possibile di questa risorsa, tanto vitale quanto non infinita.
Illuminante, in tal senso, l'osservazione di Ewan Anderson, studioso mediorientale, «la Cisgiordania è diventata una fonte cruciale di acqua per Israele, e possiamo affermare che questa considerazione sopravanza altri fattori politici e strategici».
Fa specie, allora, vedere come una S.p.A. (per quanto "partecipata" da enti amministrativi) possa permettersi di chiudere i rubinetti dell'acqua con l'autorità di sceriffi-vigilantes, il tutto nell'indifferenza, quando non con il criminale appoggio del sindaco e della sua giunta.
I cittadini di Latina e provincia, che da mesi combattono la loro battaglia di civiltà contro Acqualatina spa (società con non pochi problemi giudiziari), potranno fare ben poco se lasciati da soli, nell'indifferenza quasi totale dei media così come sta avvenendo. Potranno forse manifestare il proprio dissenso nel segreto dell'urna delle prossime elezioni, ma sappiamo che in questo senso la memoria italica è molto fallace...
Senza contare che la meschina cecità politica sulle grandi questioni che riguardano l'uomo è bypartisan: chi non ricorda la sciagurata proposta di quello sciagurato ministro che era la Lanzillotta, che prevedeva la privatizzazione di tutti i beni e i servizi pubblici, compresi quelli essenziali? E allora chi lotterà contro "questo" governo quando si muoverà in tale direzione? "Questa" opposizione, che voleva realizzare lo stesso piano criminale?
La lotta non può che essere dei cittadini, che vanno sempre più sensibilizzati ed educati a "leggere" i segni dei tempi e a decidere e operare di conseguenza per vedere riconosciuti ed applicati i propri diritti nella promulgazione delle leggi dello Stato.
La lotta dei cittadini di Latina è la nostra lotta, la lotta di tutti. Affinché i soliti affaristi non riescano a lucrare anche su ciò che è per natura diritto inalienabile dell'uomo.
Giù le mani dall'acqua!
L'acqua è di tutti!

25 agosto 2008

Sem Terra: l'ultima patacca dei ciellini

Ammetto che alla falsa notizia avevo creduto anch'io, deluso e arrabbiato tanto da farne argomento di un post (che ho poi sostituito con questo).
Ma l'idea che il Movimento dei Sem Terra fosse confluito in Comunione e Liberazione mi aveva procurato un forte senso di disgusto.
Ed invece eccoci a scoprire che i signori Cleuza Ramos e Marcos Zerbini sono dei ciellini brasiliani che, forse, hanno tentato di coinvolgere il MST, senza grandi fortune.
Fortunamente, infatti, la smentita ufficiale del Movimento non si è fatta attendere: l'Mst, attraverso il suo comitato italiano esprime «sconcerto» per la notizia diffusasi, ricorda che «non c'è alcun legame» fra l'Mst e la coppia Cleuza-Marcos, che «il vero Mst è un movimento laico vicino alla Teologia della Liberazione e non a "Comunione" e Liberazione».
Insomma: l'ennesima patacca estiva che i ciellini ci propinano per far parlare di sè una volta all'anno.
Peccato che, dipendenti come siamo tutti dall'informazione, gli organi a più alta risonanza mediatica (in primis Corsera e TG2) hanno pensato bene di diffonderla come fosse vera.
Meglio così.

21 agosto 2008

Catania: prove di fascismo

Ha dell'incredibile la vicenda che vede protagonista, suo malgrado, il giovane di Catania che rischia di finire internato in una comunità terapeutica con la sola colpa di essere un giovane politicamente impegnato, oltre a quella di essere figlio di genitori che si sono separati in malo modo.
L'ordinanza del giudice Massimo Esher si inserisce a pieno titolo in quella che potremmo definire "giustizia creativa", basandosi unicamente sulle relazioni degli assistenti sociali, magari amici (questi ultimi) del padre del ragazzo, già segretario proprio dell'assessorato comunale ai servizi sociali e unico responsabile di questo scempio che grida vendetta!
Riassumiamo la vicenda.
Il giovane è figlio di due genitori separati che sembra non abbiano ancora risolto tutti i loro contenziosi. La madre, medico, ha una concezione abbastanza aperta delle modalità di educazione dei figli e, in ogni caso, ritiene di dover lasciare libero il figlio di fare le proprie esperienze. Il figlio in questione ha 16 anni, età in cui un ragazzo ha il diritto di esplorare le strade che la vita gli mette davanti, ed è politicamente impegnato in un circolo di giovani comunisti.
E qui sorgono i problemi col padre, che appare il tipico figlio della lupa, che vede come fumo negli occhi tutto ciò che si colora di rosso. Tanto da spingere il figlio a stare con la madre (e come biasimarlo, con un padre di tal fatta?).
Ora, che un uomo separato sfoghi tutta la sua rabbia repressa di maschio oltraggiato contro la ex-moglie, in un paese maschilista come il nostro ci sta tutto...
Che lo stesso uomo viva col mito del "grande calvo" al grido "boia chi molla" e che utilizzi i suoi miseri intrallazzi da politichetto di paese per ottenere favori dagli "amici" ci sta pure, visti i tempi che viviamo...
Ci sta molto meno che un "giudice" motivi un provvedimento così importante asserendo che la madre, lavorando la notte, non può badare in maniera adeguata al figlio (è un medico, che dovrebbe fare: trascurare i suoi pazienti?). Oppure contestando alla stessa madre che una volta ha portato il figlio a donare il sangue. Questo per il giudice sarebbe un gesto “non moralmente sano” per il giovane. Inquietante.
L'intero provvedimento è basato sulla relazione di una combriccola di operatori sociali che affermano che i luoghi frequentati dal giovane (che in realtà frequenta quasi esclusivamente il circolo dei giovani comunisti del suo comune) sono luoghi «dove è diffuso l'uso di sostanze alcoliche e psicotrope» (in realtà, vista la presenza di vino e incenso, in questa assurda definizione potremmo farci entrare anche le Chiese...). Che poi il giovane (e la madre) abbiano prodotto un drug test della ASL che risulta negativo è irrilevante per il Dott. Esher: il ragazzo è sulla strada della perdizione. Che guarda caso curva a sinistra...
In un Paese anche solo leggermente normale, il giudice sarebbe spostato ad occuparsi di altro (il diritto di famiglia è cosa troppo seria da essere lasciato alla creatività del momento...), quegli assistenti sociali cambiati di mansione e spediti magari a pelar patate in qualche mensa comunale ed al padre (al quale l'orgoglio di maschio ferito non impedisce però di percepire un assegno dalla ex-moglie) sarebbe vietato anche solo di avvicinarsi ai figli.
In un Paese normale...
Nel nostro Paese oppresso dal Veltrusconismo, invece, questa vicenda è solo l'ennesima tappa verso una deriva che vuole eliminare tutto ciò che è diverso, tutto ciò che è "altro" dal mondo così come è concepito da Veltroni e/o da Berlusconi e dai terrificanti modelli di società che i due novelli Mussolini incarnano.
Un altro passettino verso una società perfettamente "ordinata", "allineata" e "pulita".
La società dei balilla.

12 agosto 2008

Cartoline dall'Italia

Militari per strada, come nel Cile di Pinochet; ragazze "di strada" arrestate e gettate sul pavimento nello squallore di una cella di sicurezza del comando dei vigili urbani di Parma, semi-nude e con il corpo coperto di polvere.
Questo è oramai ciò che un tempo era il "Bel Paese".
L'ipocrisia dei nostri governanti, in primis quella dell'imbarazzante (per noi italiani) Schifani, non fa che peggiorare la nostra immagine. All'esterno e all'interno del paese.
"Chi intende adottare il criterio della 'tolleranza zero' è tenuto a farlo non sottraendosi mai alla tutela della dignità della persona e della sua privacy" afferma la seconda (sigh!) carica dello Stato. Della serie: "umiliateli pure questi porci schifosi ma fatelo senza farlo sapere in giro"...
Questa è l'Italia che gli esseri come Schifani & Co. stanno pian piano realizzando: da una parte ci sono le persone perbene, potenti ricchi e belli; più in basso tutti gli altri, tutti coloro che non hanno intenzione di "adeguarsi" alla nuova legge: la legge dello sceriffo, la legge del più forte.
Se non è fascismo questo...
E' una idea della società molto simile a quella dello zar russo Putin, non per niente i due capi di governo sono grandi amiconi! Ci aspettiamo che, per non essere da meno della Russia che tenta di annettersi parte della Georgia, tra poco bombarderemo l'Istria...
Il tutto nel totale silenzio di tutte le forze politiche "altre": quelle (finte) di opposizione (ma Veltroni è già emigrato in Africa?) e quelle non più presenti in parlamento (la fantomatica "sinistra"); troppo occupate, queste ultime, nelle loro misere questioni di piccola bottega per occuparsi d'altro.
Ma è così difficile da capire che se non poniamo un freno, ora e subito e con tutti i mezzi possibili, a questa deriva, tra poco non ci sarà più nulla da salvare?

18 luglio 2008

Stati di polizia - Genova e dintorni

Uno Stato che non riesce e/o che non vuole procesare se stesso, intendendo con "se stesso" parti importanti che agiscano al di fuori o contro le proprie leggi, non può esattamente definirsi uno "Stato di Diritto". Sarebbe più corretto definirlo uno "Stato di polizia", se non fosse che da quarant'anni a questa parte tanti governi (dei colori più disparati) si sono succeduti senza che sia cambiato niente al riguardo.
"Stati" di polizia, quindi.
L'ultima perla di "trasparenza al contrario" nei rapporti tra Stato e cittadini è sicuramente il recente processo che vede imputati "pezzi" di Stato relativamente ai fatti del 2001 al G8 di Genova.
Proviamo a riassumere quanto accaduto.
In occasione del G8 a Genova nel 2001 il governo decide di blindare la città, cercando di impedire militarmente ogni forma di dissenso. La città viene comunque invasa dai manifestanti: quasi tutto il mondo del volontariato, i sindacati, i movimenti, tutto il variegato mondo (centinaia di migliaia di persone) che non riteneva (e non ritiene) giusto che a determinare i destini dell'umanità siano 8 (otto) signori manovrati dall'industria bellica e dalle multinazionali.
Poi ci sono un centinaio di "black blok" (o come diavolo si scrive...) che, tra una chiacchiera e l'altra con poliziotti e funzionari in borghese, devastano indisturbati una parte della città.
Per queste devastazioni i presunti colpevoli sono stati condannati a pene pesantissime. "Presunti", appunto. Perchè c'è da scommettere che tra i ragazzi condannati non ci siano molti "devastatori premeditati". Ci sono sicuramente molti che hanno reagito alle cariche che, improvvise quanto immotivate, piombano addosso ad alcune parti dei pacifici cortei.
Ordinate non si capisce da chi e soprattutto perchè, queste cariche (devastanti e studiate per scagliare la massima violenza possibile sugli ignari manifestanti) sono il vero evento scatenante della guerriglia che mette a soqquadro Genova.
Poi c'è il tragico evento, imprevedibile quanto sfortunato, dell'uccisione di Carlo Giuliani; per il quale evento, causato dal clima di guerra civile creato dalle cariche ingiustificate di cui sopra, nessuno ha pagato e nessuno pagherà mai.
Infine arrivano Bolzaneto e la scuola Diaz.
Tra le pagine più nere della nostra storia e definito dai media di tutto il mondo come uno dei punti più bassi del livello di civiltà (giuridica ma non solo) toccati dal nostro Paese.
I fatti di Bolzaneto e della Diaz sono orami ampiamente acclarati, documentati, conosciuti. Eppure sembra che per essi non ci possa essere "giustizia".
Come puntualmente evidenziato da Marco Revelli in uno suo recente intervento su "il Manifesto", ciò che sconcerta più di tutto è l'abissale distanza tra la quantità e la "qualità" dei fatti accertati e l'irrisoria entità delle pene propugnate dai giudici a parte dei responsabili di quelle mattanze; come se gli stessi giudici non avessero saputo o voluto trovare altri motivi di condanna laddove il diritto italiano è carente (vedi sotto la voce "tortura").
"Parte" dei responsabili di quella mattanza, dicevo. Perchè i responsabili più in alto di quel periodo sono stati nel frattempo tutti "promossi" ad incarichi più importanti. Uno dei massimi responsabili "politici" ce lo ritroviamo addirittura come terza carica dello Stato...
Altri misteri italici: da noi chi sbaglia viene promosso, e più è in alto più resta impunito. Esattamente il contrario di quanto accade in tutti gli (altri?) "Stati di diritto".
Del resto tutto questo non ci meraviglia più. E, cosa ancor più grave, ci indigna sempre meno. Ci interessa sempre meno.
Siamo lo Stato delle stragi irrisolte, degli armadi della vergogna, degli ex-presidenti della Repubblica che, pur essendo custodi di molte verità sugli eventi oscuri della nostra storia, trovano divertente divulgarle a piccoli pezzetti, a seconda della convenienza del momento.
E così veniamo a sapere (ora) che il DC9 di Ustica fu abbattuto da un missile francese. Eppure (lo ricordo benissimo nonostante fossi solo un ragazzo) quella del missile francese fu la PRIMA ipotesi avanzata, e immediatamente depistata...
E così veniamo a sapere che la CIA era molto interessata a non far tornare "vivo" Moro dal rapimento delle BR (ma non erano tutti "complottisti" coloro che lo sostenevano in tempi non sospetti?!?). La stessa CIA che scorrazza liberamente e impunemente per il nostro territorio sequestrando civili a destra e a manca.
Nel frattempo, giusto per non farci mancare nulla, se un militare USA di una base in Italia causa danni a civili (italiani) o trancia i fili di una funivia (italiana) provocando una strage non riusciamo comunque a processarlo, perchè non ne abbiamo l'autorità. Avete capito bene: non abbiamo l'autorità (non vogliamo "prenderci" l'autorità) per processare un militare USA quando commette reati sul nostro territorio (teoricamente sovrano). Non ne parliamo se il militare USA è in missione in Iraq ed ammazza uno dei nostri migliori "servitori dello Stato"...
Cosa ci resta allora?
Ci resta da decidere se vogliamo vivere in uno Stato di Diritto o in uno Stato di polizia.
E poi agire di conseguenza nelle nostre scelte di ogni giorno.

11 luglio 2008

La dignità del silenzio e la caciara del vaticano

Beppino Englaro è una figura che in questi giorni si staglia, ben definita, per la sua non comune dignità umana (in questi tempi di veline-ministre).
Ha combattuto molti anni per veder riconosciuto alla figlia Eluana il diritto ad avere una vita così come lei la desiderava nella sua pienezza, intendendo per "vita" il suo intero svolgersi, compreso il momento della morte, epilogo naturale per ogni essere vivente.
Ora che finalmente anche la Giustizia (in questo Paese in perenne difetto di civiltà) sembra aver riconosciuto questo diritto a lei e al suo tutore-padre, Beppino (che non ha mai "sbandierato" la sua dolorosa esperienza solo per fare "rumore") ha più volte ribadito che, una volta ottenuto di poter rispettare la volontà della figlia, tornerà a vivere nel silenzio il suo dolore e ad elaborare nel privato il suo lutto (che dura oramai da diversi anni).
Nessuna grancassa mediatica, quindi, per quest'uomo che appare tanto mite quanto deciso e determinato.
A battere sui tamburi della propaganda con il massimo impegno, invece, ci ha ovviamente pensato il vaticano che, oltre a dedicare all'argomento tutti gli editoriali possibili ed immaginabili della stampa di proprietà (nella speranza forse di aumentare le copie vendute da Osservatore Romano e Avvenire, quotidiani che oramai non comprano più nemmeno i parroci...) ha sguinzagliato i soliti noti monsignori a rilasciare le consuete interviste pervase del consueto cinismo.
E così, mentre i (pochi) sacerdoti impegnati quotidianamente nel sociale arrivano a vedere nella sofferta decisione di un padre un esempio "alto" di fede, i vari monsignor Fisichella di turno pronunciano la magica parola che da anni impedisce al nostro Paese (poco) sovrano di promulgare una legge sul testamento biologico: eutanasia.
Aldilà del fatto che la elaborazione contemporanea ha trasformato in negativo un termine che nasce con il positivo significato di "buona morte" (non è argomento oggetto di questo intervento), è opportuno riportare qui una affermazione, che fotografa esattamente la situazione di Eluana:

”L’interruzione di procedure mediche onerose, pericolose, straordinarie o sproporzionate rispetto ai risultati attesi, può essere legittima. Non si vuole così procurare la morte, si accetta di non poterla impedire”.

Queste parole non sono state scritte da un medico ateo o da un militante radicale. La frase di cui sopra è contenuta nel Catechismo della Chiesa Cattolica ed è stata scritta dal Card. Joseph Ratzinger.
C'è qualcosa che non torna, allora, nella caciara mediatica d'oltretevere, che va al di là del classico "predicare bene e razzolare male".
C'è una volontà di porsi come unico giudice del diritto di vita e di morte di un essere umano, che riporta alla mente i tempi in cui si mandava allegramente sul rogo chiunque osasse contestare questo presunto diritto.
C'è la affermazione, sempre mal repressa, di una presunta superiorità rispetto alle regole (che i Giudici sono chiamati a far rispettare) di uno Stato che è sempre meno sovrano e sempre più "reggitore di tonache".
C'è infine la diabolica necessità di essere sempre e comunque al centro della scena, ed in questo sono evidenti i motivi che vedono in grande sintonia Ratzinger e Berlusconi...

Tutto ciò accade nel totale disinteresse da una parte, e nella totale complicità dall'altra, della politica, sempre più incapace di dare risposte concrete alla crescente domanda di "civiltà" che sale dalla nostra società.
Ci salvano testimonianze come quelle di Beppino Englaro, che ci danno la speranza che una società altra è possibile, nonostante "questa" politica, nonostante "questa" chiesa. A queste ci aggrappiamo per vedere un barlume di luce in questo periodo storico molto molto oscuro.

06 luglio 2008

Siamo tutti Rom

L'Arci (tre le pochissime voci che si fanno sentire sull'argomento) promuove un'iniziativa per contrastare le «leggi razziste» del ministro Roberto Maroni e la sua proposta di «schedare» i bambini che vivono nei campi mediante l'obbligo di prendere loro le impronte.
«Prendetevi le nostre impronte, non toccate i bambini e le bambine rom e sinti»: questo in sintesi il messaggio che l'Arci vuole gridare all'Italia intera.
Molte le adesioni, sia di associazioni e movimenti (Aned, Antigone, Cantieri Sociali, settori del movimento lgbt) che di artisti e personaggi della cultura, da Andrea Camilleri a Moni Ovadia a Dacia Maraini, Ascanio Celestini e numerosi altri.
Un po' meno (sinora) le adesioni della politica militante e comunque troppo poco "rumorose". Questa lodevole iniziativa andrebbe "coltivata" con tutte le energie possibili da parte di quella area che viene solitamente definita "ex arcobaleno" e che, invece, in questi giorni sembra tutta troppo presa a dirimere (con molto poco senso del futuro e della decenza) i propri affari interni.
Eppure è questo il momento di dare un segnale forte di contrasto alle politiche discriminatorie, persecutorie e razziste di Maroni e della maggioranza che lo sostiene.
E non è di gran sollievo leggere che comunque i Prefetti interessati sembrano organizzarsi con altre modalità per le schedature: sempre di schedature si tratta, in violazione dei più basilari diritti umani che vietano la discriminazione delle persone in base alla loro razza, etnia o religione.
«O tutti o nessuno» sarà uno dei motti che animerà la mobilitazione di lunedì a Roma, che dovrebbe essere solo una tappa di tutta una serie di iniziative che si ripeteranno (si spera) a Milano, Firenze, Genova, Reggio Emilia e altre città.
Stiamo tornando nei tempi bui delle leggi razziali. La Sinistra che non c'è cerca con grande tormento (almeno a parole) quei valori di base che dovrebbero costituire l'ossatura del suo "comune fare", unitario e a partire dalla propria identità sociale. Questa è una occasione che la Sinistra non può lasciarsi sfuggire, per ripartire dal senso del proprio agire politico lasciando da parte biechi litigi su tessere, congressi e delegati... per gridare ad una sola voce:
«Stiamo tutti Rom! Schedateci!»

18 giugno 2008

Il progetto di FLARE


A Bruxelles 800 giovani di tutto il continente si sono assunti l'impegno di battersi contro il traffico di droga, contro la mafia, contro la tratta dei clandestini, per i diritti umani. Così è nata "Flare", la più grande associazione per contrastare la criminalità organizzata transnazionale. Quei ragazzi hanno messo sul piatto la loro idea di globalizzazione.


(l'Unità, 12 giugno 2008) - Ho visto la meglio gioventù. C’è, esiste in natura. Non è un soggetto cinematografico. Non è una rielaborazione nostalgica della memoria. L’ho vista a Bruxelles nelle quattro giornate (concluse ieri) che hanno segnato la nascita ufficiale di Flare, nome che sta per Freedom, Legality and Rights in Europe. Ottocento giovani di tutto il continente, dal Portogallo alla Russia, si sono trovati nella capitale dell’Unione Europea in rappresentanza di decine di associazioni. E hanno firmato un patto ufficiale nell’aula del parlamento europeo. Si sono assunti l’impegno di battersi insieme contro il traffico di droga, contro la mafia, contro il traffico di minori e clandestini, contro le violazioni dei diritti umani. Dando vita a una nuova, più grande associazione attraverso cui contrastare la criminalità organizzata transnazionale con progetti comuni e con campagne internazionali, che riguardino la più ricca area occidentale o l’area balcanica o caucasica, le democrazie più solide o quelle più esposte ai venti gelidi delle dittature mascherate. Hanno messo sul piatto la loro idea di globalizzazione.
Ottocento giovani carichi di un entusiasmo e di una speranza contagiosi, di una fiducia nella loro possibilità di cambiare il mondo irresistibile, roba da smuovere le corde riposte dell’impegno civile anche nel più compassato osservatore o nel più consumato professionista della politica. Li ho osservati e seguiti con l’attenzione dovuta all’importanza dell’appuntamento. E affermo con certezza di non avere mai assistito in vita mia a nulla del genere. Non è certo la prima volta che dei giovani si danno convegno giungendo da tanti paesi. E’ la prima volta, però, che lo fanno con questo obiettivo. Traducendo in impegno ufficiale, in una sede politica per eccellenza, la forza di un movimento di opinione e di azione che nasce e sta tutto fuori dalla politica e dal suo linguaggio. E’ la prima volta che tanti giovani in rappresentanza di decine di paesi arrivano non sull’onda di una contestazione ideologica ma sulla spinta di valori civili, per costruire con il loro impegno diretto un mondo diverso. E di quel mondo, di ciò che essi vogliono e sono, hanno dato un grande spettacolo quotidiano, attraverso le parole dette o gli atti compiuti ma anche con i gesti e i comportamenti più minuti e spontanei. Provo a sintetizzare. Non sono per nulla televisivi, nel senso di figli della cultura televisiva, anzitutto. Quando il grande schermo delle aule parlamentari rimandava l’immagine di qualcuno di loro, nessuno - vedendosi - se ne compiaceva e si faceva tentare dal sorriso di occasione a cui siamo stati ammaestrati dai talk-show. Molto spesso si coglieva il sorriso imbarazzato e perfino pudico rivolto al proprio vicino di banco. Nessun esibizionismo tipico di chi “deve farsi vedere”, insomma. Ma tuttavia esperti di comunicazione. Di comunicazione informatica, a livelli stratosferici. E di comunicazione visiva, in cui sono efficacissimi, si tratti di mostre, di documentari, di scenografie, di spot pubblicitari. Accomunati dalla voglia di conoscere “l’altro” e dall’amore per la diversità. Di più, dalla fiducia nella diversità. Nessuno si crogiolava nella somiglianza (di esperienze e di lingua) della propria nazionalità, ma tutti si cercavano, si mescolavano incessantemente usando un inglese dalle mille sfumature. Sul campo di calcio che stava davanti alla grande foresteria affondata nei parchi fuori Bruxelles, e in cui si tenevano le adunate conviviali, era tutto un brulicare di incontri e di risate, di giochi e di suoni. E in mezzo alle centinaia di ragazzi, anzi, con loro, giocavano allegri come non mai i bambini rom (sì, rom) che un’associazione torinese si era portata dietro nell’ambito di un patto di cittadinanza a cui lavora da mesi. Non era lo spettacolo sempre meraviglioso della gioventù a conquistare l’osservatore, ma la consapevolezza che quella fantastica rappresentazione di allegria, che aveva le sue chiassose code notturne, andava di pari passo con l’impegno sui temi più duri e pericolosi che il mondo ci offra oggi. Faceva impressione, direi tenerezza, il contrasto tra i volti innocenti e gentili dei giovani e giovanissimi e le immagini che abbiamo metabolizzato del traffico di droga, della ferocia dei casalesi o dei corleonesi o dei clan albanesi, della bruttura disumana del traffico dei clandestini o delle prostitute. E tuttavia quel contrasto, che poteva consegnare di primo acchito (e di diritto) la patente di generosi illusi ai ragazzi presenti, era -in realtà- proprio ciò che meglio spiegava la radicalità della diversità e della scelta di battersi. Più alta la sensibilità e la civiltà, più alto e insanabile il conflitto con quel mondo.
Un mondo affrontato combattivamente in decine di incontri, di tavole rotonde e di seminari: sui diritti umani, sui beni confiscati alla mafia, sulla xenofobia, sulla memoria delle vittime, sull’informazione (lucidissimo l’intervento della esponente di un movimento giovanile russo), sulla cittadinanza, sul traffico di armi.
E un’altra cosa sorprendeva l’osservatore. Come la gioia esplosiva di trovarsi insieme a fare qualcosa di utile e giusto coincidesse con uno stile di vita estremamente sobrio. Stabilito per l’occasione, forse, e oggetto anche di auto-ironie. Ma era davvero impossibile non riflettere sulla freschezza di quella specie di vacanza spartana e sugli standard di consumi vissuti come necessari (e comunque mai sufficienti) da altri coetanei in altri contesti, più lontani o totalmente lontani da ogni forma di impegno. Certo l’organizzazione dell’evento era stata rigorosamente al risparmio. Ma era come se tutto avesse una sua spontanea coerenza, sublimata nella felice frugalità dei “pasti” che ho visto consumare da don Luigi Ciotti, che con Libera è stato l’artefice primo e grande di questa nuova esperienza. E’ stata demagogia mentale riandare subito ai robusti “catering” e alle “pause caffè” senza i quali ogni assemblea o convegno di partito sembra una cosa da pezzenti? Ed è stata demagogia mentale individuare tra i giovani italiani presenti quali sarebbero stati degni di sedere in parlamento per meriti conquistati sul campo anziché nelle segreterie parlamentari o di partito, avendo la certezza -fra l’altro- che loro almeno i giovani li avrebbero rappresentati sul serio?
In ogni caso, al di là di queste notazioni di costume e di cultura, qualcosa di grande è accaduto il mattino di martedì. Quando, dopo avere ascoltato le parole del presidente del parlamento europeo e del commissario europeo alla giustizia, e dopo avere suggellato con una standing ovation il discorso di don Ciotti, i giovani hanno firmato la nascita di Flare al suono di “Born to run” di Bruce Springsteen. Lì i fortunati che c’erano hanno avuto la precisa convinzione di essere testimoni di un passaggio storico. Sono stati chiamati a sedere in circolo i rappresentanti di ogni nazione, ogni nazione un giovane. Poi i rappresentanti hanno firmato in contemporanea il testo dell’accordo, ciascuno su un proprio foglio. Quindi tutti hanno sventolato il testo da loro firmato voltandosi verso le centinaia di compagni disposti nell’emiciclo. E lì l’applauso festante che si è scatenato ha commosso tutti, compresi i parlamentari italiani presenti. Non capita spesso di vivere questi momenti. D’altronde la storia si fa anche quando tutti sono voltati da un’altra parte, anche quando nessuno se ne accorge. La meglio gioventù europea, che sull’informazione ha avuto molto da ridire, l’ha già imparato. Non credo che si fermerà per questo.

On. Nando Dalla Chiesa

14 giugno 2008

Regime leggero

La definifizione data da Fausto Bertinotti sull'attuale situazione politica dell'Italia è assolutamente calzante e quantomai efficace: siamo in uno stato di "regime leggero".
Ben si spiega, con questa definizione, la campagna mediatica volta a criminalizzare e ghettizzare il "diverso" da noi, sia esso l'extracomunitario piuttosto che l'omosessuale o altro; una campagna "securitaria" fondata sul nulla assoluto, sia in termini di dati specifici riguardanti l'Italia sia in parallelo confronto con i dati del resto d'Europa.
Ad un "regime" fa pensare anche lo stato di polizia che si vorrebbe creare blindando con l'esercito le zone dell'emergenza rifiuti, non sapendo o (peggio) non volendo affrontare la situazione con gli strumenti del dialogo e del confronto con le popolazioni locali.
Richiama alla mente qualcosa di meno "leggero" l'ultima perla del governo Berluscon-leghista. Mettere il bavaglio alla stampa non allineata e intralciare con tutti i mezzi possibili il lavoro dei Magistrati è sempre stato uno dei capisaldi del pensiero e dell'agire politico del venditore più affascinante (e potente) d'Italia. Ma ora egli può portare a compimento le sue nefandezze in un clima del tutto nuovo (come gioiosamente ricordato dal papa meno illuminato degli ultimi cinquant'anni...).
In un parlamento in cui l'opposizione è lasciata interamente nelle mani del ristretto manipolo dei fedelissimi di Di Pietro, in un quadro politico dal quale, con la complicità attiva e fondamentale del suo alter-ego Veltroni, è riuscito ad eliminare l'intera Sinistra italiana (e con essa una visione alternativa della società e del mondo), il cavaliere imprenditore avrà vita facile nell'imporre ad un popolo sempre più ignorante e ricattabile economicamente l'egemonia della sua anti-cultura, fatta di veline, di bettarine, di gregoraccie e di marie de filippi.
Veltroni farebbe bene, piuttosto che preoccuparsi degli strali della Famiglia Cristiana, a cominciare seriamente a pensare se vuole passare alla storia come il politico che ha consegnato su un vassoio d'argento il nostro Paese a questa parodia di incrocio genetico tra Mussolini e Licio Gelli.

08 giugno 2008

Gli "altrinoi" - Pubblicità Progresso

Sono razzista, ma sto cercando di smettere è il titolo di un recente saggio di Guido Barbujani, genetista e studioso dell'evoluzione, e Pietro Cheli, giornalista culturale.
Un libro che ha il coraggio, in questi tempi di celodurismo dilagante, di rompere un tabù e di parlare con onestà intellettuale e sagacia scientifica di un argomento di cui spesso preferiremmo fare a meno di parlare: siamo un popolo di razzisti.
Mi ha affascinato molto una frase degli autori in una delle occasioni di presentazione del loro lavoro: il loro augurio è "che questo libro possa essere un po' di aiuto a chi, moderatamente razzista come noi ma come noi molto scontento di esserlo, sta cercando di smettere".
Ecco, io mi sento esattamente come loro: trascinato nel vortice di questa follia di disinformazione e di coattazione delle menti, vorrei leggere sempre più dei contributi che mi aiutino a liberare la mia di mente e che m'incoraggino a superare tutti i miei "però", quando si tratta di parlare degli "altri".
Questo libro, a mio avviso, ci aiuta a capire come non si possa essere "moderatamente razzisti": o si è razzista o non lo si è. L'unica distinzione che ci può essere è tra coloro che sono "fieri" di essere razzisti e coloro che se ne vergognano e vorrebbero "smettere".
Il lavoro di Barbujani e Cheli spinge a guardare gli "altri" con occhi diversi e con la mente più libera.
E alla fine si prova un notevole senso di disgusto per i vari Calderoli, Castelli, Borghezio, Stiffoni, Gentilini & soci... Anche questo è un ottimo motivo per leggerlo.

03 giugno 2008

Il mondo ha fame

E' il grido che si leva oramai da diversi decenni, e che in questi giorni è amplificato dal Forum della FAO in corso a Roma. Nel vertice del 1996 si stimava che le persone che soffrivano la fame fossero all'incirca 830 milioni e i governi avevano promesso di dimezzarli entro il 2015; oggi si prevede invece che il loro numero possa aumentare del 50% sino a raggiungere 1,2 milioni di persone.
Se a questi dati associamo gli innumerevoli studi della stessa ONU che dimostrano che le attuali tecniche agricole sarebbero sufficienti a sfamare 10 miliardi di persone, allora è evidente che qualcosa non quadra.
Quali sono le cause di questa catastrofe? Molte, tutte collegate tra loro.
L'aumento (incontrollato?) del petrolio, che è l'energia che maggiormente serve per la "macchina agricola". Ma questo solo in minima parte.
La parte del leone la fa, tanto per cambiare, la speculazione finanziaria. I futures alimentari sono l'ultima sciagurata trovata del potere finanziario, che riesce a "giocare" anche sul cibo della povera gente. E' oramai acclarato che "masse di denaro in libertà scommettono sul rialzo dei prezzi. E tutto cospira perchè il rialzo si verifichi. Danone e Nestlé negli ultimi mesi hanno triplicato gli utili. Idem le multinazionali come Monsanto" (il virgolettato è tratto da una intervista a Mario Capanna, in cui il Presidente della Fondazione diritti genetici riprende alcune posizioni di Jaen Ziegler).
A ciò si aggiunga la, altrettanto sciagurata, moda dei biocombustibili: oltre a consumare per la loro produzione più energia di quanta ne assicuri il loro utilizzo, i bio-carburanti stanno distruggendo l'Amazzonia, checché ne dica il presidente Lula, sbugiardato da uno studio da lui stesso commissionato. Profeta fu in questo senso Fidel Castro quando, nel marzo del 2007, sosteneva: «Il mais trasformato in etanolo... Applicate questa ricetta ai paesi del Terzo Mondo e vedrete quante persone non consumeranno più mais tra le masse affamate del nostro pianeta. O peggio: concedete ai paesi poveri prestiti per finanziare la produzione di etanolo dal mais o da qulasiasi altro tipo di alimento e non rimarrà in piedi nemmeno un albero per difendere l'umanità dal cambiamento climatico». E' esattamente ciò che sta accadendo...
Chi beneficia di questa catastrofe? Sicuramente le grandi multinazionali del biotech, quelle che vorrebbero modificare geneticamente tutto quello che gli capita sotto mano. E difatti Monsanto & soci stanno mettendo in atto tutto il loro potere lobbystico per fare entrare in Europa in maniera definitiva e incontrollata la produzione OGM, spacciandola come l'unica panacea per risolvere il problema della fame nel mondo.
Peccato che, studi alla mano, la produzione di alimenti OGM è molto meno performante quantitativamente e molto molto più costosa. Quindi non risolverebbe assolutamente nessuno dei problemi di cui si parla...

02 giugno 2008

C'è un perchè in un blog?

Quali finalità ha un blog personale?
Forse l'unica immediamente percepibile è quella che si sposa con un narcisismo incontrollato, che vuole strabordare dalla quotidianità di ognuno di noi...
O forse vuol essere una valvola di sfogo per le brutture che ogni giorno siamo costretti a subire: sul luogo di lavoro, nelle notizie che ci bombardano o semplicemente guardandoci attorno...
Questo blog è inserito in un sito che si occupa di letteratura fantasy, ma parlerà di attualità, si occupera del mondo "reale" e delle persone "reali". E' un po' un esperimento: nemmeno io sono tanto convinto dello strumento...

Yerle