Sono razzista, ma sto cercando di smettere è il titolo di un recente saggio di Guido Barbujani, genetista e studioso dell'evoluzione, e Pietro Cheli, giornalista culturale.
Un libro che ha il coraggio, in questi tempi di celodurismo dilagante, di rompere un tabù e di parlare con onestà intellettuale e sagacia scientifica di un argomento di cui spesso preferiremmo fare a meno di parlare: siamo un popolo di razzisti.
Mi ha affascinato molto una frase degli autori in una delle occasioni di presentazione del loro lavoro: il loro augurio è "che questo libro possa essere un po' di aiuto a chi, moderatamente razzista come noi ma come noi molto scontento di esserlo, sta cercando di smettere".
Ecco, io mi sento esattamente come loro: trascinato nel vortice di questa follia di disinformazione e di coattazione delle menti, vorrei leggere sempre più dei contributi che mi aiutino a liberare la mia di mente e che m'incoraggino a superare tutti i miei "però", quando si tratta di parlare degli "altri".
Questo libro, a mio avviso, ci aiuta a capire come non si possa essere "moderatamente razzisti": o si è razzista o non lo si è. L'unica distinzione che ci può essere è tra coloro che sono "fieri" di essere razzisti e coloro che se ne vergognano e vorrebbero "smettere".
Il lavoro di Barbujani e Cheli spinge a guardare gli "altri" con occhi diversi e con la mente più libera.
E alla fine si prova un notevole senso di disgusto per i vari Calderoli, Castelli, Borghezio, Stiffoni, Gentilini & soci... Anche questo è un ottimo motivo per leggerlo.
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