Non so che significato possa assumere, ai nostri giorni, la parola "garantismo" in Italia. Però credo che non si possa e non si debba applicare sempre e comunque, in qualsiasi circostanza.
E allora mi sento libero di affermare che sono stufo di ascoltare parole anche solo velatamente giustificative del gesto criminale avvenuto nei giorni scorsi nel Tribunale di Milano.
Sono stufo di ascoltare del dolore dei suoi parenti, sono schifato nel vedere che il suo avvocato costruisce finti malori in vista di chissà quale strategia difensiva.
Non siamo in presenza di un povero cittadino vessato dalla mala giustizia o dal fisco.
Questo tizio è un delinquente diventato scientemente criminale quando ha dovuto rinunciare alla sua opulenta vita da nababbo, costruita (si badi bene) non col sudore della fronte, ma "truffando" il prossimo (e lo Stato), insieme agli ex soci.
Un delinquente sociopatico, uno che ha vissuto sempre e solo per il denaro che dà potere e consente la bella vita alle spalle dei poveri cristi da lui gabbati. La ex-moglie e i figli che ne hanno goduto, non accorgendosi ovviamente di nulla (pecunia non olet), se ne facciano una ragione: il loro dolore NON è uguale al dolore di chi ha visto trucidati i propri cari.
I magistrati che dovranno giudicarlo, e che lui sta continuamente sfottendo fingendo di star male solo quando deve rispondere agli interrogatori, facciano presto: gli diano tre ergastoli e gettino via la chiave.
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