Con l'approvazione (oramai quasi definitiva) della riforma del Senato, Renzi porta a compimento la sua follia politico-istituzionale.
Una serie di riforme sgangherate, senza alcuna visione complessiva del Paese che verrà, o meglio (anzi peggio) con delle comuni caratteristiche di fondo: dare ulteriori poteri all'uomo forte al comando (che sia il futuro capo del partito che vincerà le elezioni magari anche solo con il 25% dei voti, che sia il preside di istituto, che sia l'imprenditore-padrone, che sia l'AD della RAI) e ridimensionare, anzi annichilire, i corpi intermedi.
Non è necessario avere la cultura e la preparazione dei "costituzionalisti", che Renzi tanto odia, per vedere lo scempio che l'amico di merende di Verdini sta facendo delle nostre istituzioni e delle architravi stesse del nostro martoriato Paese.
Il Parlamento che conta (la Camera) sarà totalmente "nominata" nella sua maggioranza (anche nell'opposizione, ma questo conta meno) dal capo-partito di turno, cioè lui; che tramite il Parlamento controllerà l'elezione del Capo dello Stato, la formazione della Consulta e via dicendo, non trovando alcun contrappeso il quel ridicolo Senato che verrà, composto dalla peggior classe dirigente che abbiamo mai conosciuto.
Se a questo aggiungete tutti i poteri che Renzi sta accentrando nelle proprie mani, togliendoli dai vari ministeri e organi istituzionali, se ci aggiungete le nomine a vario titolo (spesso creato di sana pianta) di personaggi dell'ormai inquietante "giglio magico" (vi ricordate il "cerchio magico" del berlusca?), buon ultima quella ventilata di Carrai (l'amico senza laurea che ogni tanto gli presta una casa per abitarci) come "consulente" ai Servizi Segreti, allora il quadro che viene fuori è triste, desolante, preoccupante, insostenibile.
Forse riusciremo a fermare questo folle pieno di sè prima che faccia danni irreparabili (ma del resto tutti i grandi pazzi della storia avevano una "forte autostima", per usare un eufemismo...), forse riusciremo a bocciargli il referendum confermativo delle riforme istituzionali.
Ma non illudiamoci che mollerà facilmente l'osso. Non illudiamoci che lascerà veramente la politica, come ha solennemente promesso (come se le promesse di un corregionale di Pinocchio potessero fare testo...).
E soprattutto non illudiamoci che liberandoci di lui riusciremo in poco tempo a risollevare la "civiltà" del nostro Paese: troppi danni ha già fatto, troppo credito gli è stato concesso da quanti (specie all'interno del PD) potevano fermarlo per tempo e colpevolmente non l'hanno fatto.
Da troppi anni l'Italia non riesce ad esprimere un Governo degno di questo nome, una classe dirigente che sia minimamente decente. Dopo il ventennio berlusconiano, questi pochi anni di renzismo imperante (che del berlusconismo è la degenerazione finale) rischiano di dare il colpo di grazia a un Paese che proprio non sembra avere le capacità e la voglia di tornare a sperare.
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