08 febbraio 2012

Il Manifesto rischia la chiusura

E' oramai da tempo l'unica voce libera e fuori dal coro nel mondo, fin troppo affollato, dei quotidiani che troviamo in edicola ed ora rischia realmente di chiudere.
Di momenti difficili, a livello economico oltreché politico, Il Manifesto ne ha affrontati e superati tanti nei suoi 40 e passa anni di vita, ma lo scellerato blocco del finanziamento pubblico all'editoria, voluto fortissimamente e perpetrato dal governo berlusconi ma mantenuto anche da Monti (nonostante tante promesse da marinaio fatte dal "governo dei tecnici"), darà il colpo di grazia al giornale, come ha già fatto con Liberazione e come farà con tanti altri storici quotidiani locali e non.
La criminale inedia di TUTTI i governi nel non voler affrontare il riordino e il riassetto normativo del finanziamento pubblico a quelle testate che sono realmente delle cooperative, o che comunque hanno caratteristiche tali da meritare di continuare le pubblicazioni anche con l'aiuto dello Stato (penso anche a giornali espressioni di filoni culturali politici, voci di minoranze linguistiche, cronache locali, di comunità italiane all’estero, no profit), è la cifra della pochezza culturale cui il berlusconismo (con tutti i suoi annessi e connessi) ha trascinato il nostro Paese.
Gli appelli che da mesi si succedono al Presidente Napolitano prima, e al governo Monti poi, da parte di tanti intellettuali e da tantissimi esponenti della società civile, volti a scongiurare questa "strage di cultura e di idee", non hanno sinora sortito effetto alcuno.
Monti ha firmato il decreto che avvia la procedura di messa in liquidazione coatta amministrativa della cooperativa editoriale Il Manifesto. Speriamo che, nel poco tempo che rimane prima della tragedia, riesca a trovare quei pochi spiccioli (rispetto, per esempio, ai tanti milioni di "facilitazioni", fiscali e non, che lo Stato "regala" a quotidiani quali Repubblica, Corriere, IlSole24ore, etc...) che consentirebbero a tante testate di continuare ad andare in edicola, nonchè a tanti professionisti di non perdere il posto di lavoro.

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