Scrivo a chi, ponendosi sempre dalla parte dell'impresa e mai da quella del lavoro e del lavoratore, ha dato il via alle sciagurate politiche che hanno portato all'esplosione del precariato spacciandolo per flessibilità.
Scrivo a chi, ubriacato dal mito del riformismo, si è specchiato nello sguardo di plastica dell'avversario, finendo per sdoganarlo e riconoscerlo come avversario politico, invece di evidenziarne quotidianamente la pericolosità sociale, morale e politica.
Scrivo a chi, obnubilato dal mito dell'autosufficienza, ha meticolosamente programmato la distruzione delle forze politiche di Sinistra in Italia, e ora piange il fatto che tanta gente comune non ha più punti di riferimento o rappresentatività politica e quindi si tiene ben distante dai palazzi del potere.
Scrivo a chi, quando ne aveva facoltà, ha creato un'immagine posticcia della Capitale del Mondo, offrendo ai soliti "poteri forti", come controparte ai finanziamenti che gli consentivano di fare le "feste", la possibilità della più grande speculazione finanziaria e cementizia che Roma ricordi, e ora si lamenta che da quell'inizio sia nato il malaffare dei verdini, dei balducci e dei bertolaso (quest'ultimo da lui e dai suoi amici innalzato a supremo mentore).
Scrivo a chi aveva promesso di trasferirsi armi e bagagli in Africa, e per questa promessa aveva suscitato l'entusiasmo a destra ma soprattutto a sinistra...
Scrivo a Veltroni, che più aulicamente pretende di scrivere all'Italia intera...
Ualter, mantieni la promessa e liberaci dalla tua pressocchè inutile presenza. Cercheremo di sopravvivere...
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