Non credo ci si possa realmente meravigliare che un governo "Letta" operi in favore dei "poteri forti", delle banche e della finanza soprattutto, o che la sua attività sia più concentrata e impegnata a smantellare pezzi di Stato (in particolar modo quelli più "appetibili") piuttosto che a mettere al centro della propria attenzione i temi del lavoro e della diseguaglianza sociale.
Letta (nipote, ma lo zio è della stessa pessima pasta) è cresciuto tra Bilderberg, Trilaterale, Goldman Sachs e Aspen Institute; si è formato alla scuola di Beniamino Andreatta, il più liberista tra i democristiani e appassionato di "svendite di Stato".
La sua faccia pulita può trarre in inganno solo i più ingenui, in realtà è un animale politico con tanto tanto pelo sullo stomaco, e il decreto Bankitalia sta lì a testimoniarlo: nel pieno della più grande crisi sociale ed economica del dopoguerra, un fiume di denaro viene regalato agli operatori che hanno in realtà causato la crisi, le Banche, senza alcuna attenzione per il mondo del lavoro e di quanti di questa crisi sono vittime.
Ma Letta non è lì per volere dello spirito santo.
Lo ha voluto/imposto Napolitano, ma è sostenuto dalle maggiori forze politiche rappresentate in parlamento.
Sia l'opposizione di Berlusconi che il finto appoggio critico di Renzi sono infatti due parti perfettamente integrate nella commedia che sta andando in scena da diversi mesi a questa parte. E l'accordo sulla pessima legge elettorale ne è la riprova.
Ad entrambi, in realtà, conviene che il lavoro sporco sia fatto da Letta; ad entrambi conviene non doversi realmente confrontare con i gravi problemi del nostro Paese. Ad entrambi le scelte del governo amico delle banche vanno più che bene, nonostante le critiche di facciata.
A completare il desolante quadro della politica italiana, la totale incapacità dei grillini di elaborare progetti che non siano di diretta promanazione della mente (non sempre molto lucida) del vero capo della loro setta: quel Casaleggio che ogni giorno di più appare come una nuova mamma Ebe. Così accade che anche alcune battaglie sacrosante perdono ogni valenza e ogni significato, sacrificate come sono alla "strategia" del momento del capellone.
Il risultato finale è che: del decreto Bankitalia non si parla nel merito, nessuno pronuncia una parola che sia una sullo scandalo degli F-35, nessuno ritiene di doversi occupare della scuola che va a rotoli, del territorio che si sfalda alla prima pioggerella, delle innumerevoli attività artigianali e di piccola impresa che muoiono (e con loro tanti saperi e tante conoscenze), delle giovani generazioni sempre più alienate dalla realtà che le circonda.
Berlusconi, Letta, Renzi, Grillo... Sembrano tante iene pronte a cibarsi delle carcasse degli Italiani.
Abbiamo bisogno di un'altra Politica. In Italia e in Europa.
Possiamo ripartire dall'appello per una "lista Tsipras", pubblicato su Il Manifesto e già in fase organizzativa.
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