11 luglio 2008

La dignità del silenzio e la caciara del vaticano

Beppino Englaro è una figura che in questi giorni si staglia, ben definita, per la sua non comune dignità umana (in questi tempi di veline-ministre).
Ha combattuto molti anni per veder riconosciuto alla figlia Eluana il diritto ad avere una vita così come lei la desiderava nella sua pienezza, intendendo per "vita" il suo intero svolgersi, compreso il momento della morte, epilogo naturale per ogni essere vivente.
Ora che finalmente anche la Giustizia (in questo Paese in perenne difetto di civiltà) sembra aver riconosciuto questo diritto a lei e al suo tutore-padre, Beppino (che non ha mai "sbandierato" la sua dolorosa esperienza solo per fare "rumore") ha più volte ribadito che, una volta ottenuto di poter rispettare la volontà della figlia, tornerà a vivere nel silenzio il suo dolore e ad elaborare nel privato il suo lutto (che dura oramai da diversi anni).
Nessuna grancassa mediatica, quindi, per quest'uomo che appare tanto mite quanto deciso e determinato.
A battere sui tamburi della propaganda con il massimo impegno, invece, ci ha ovviamente pensato il vaticano che, oltre a dedicare all'argomento tutti gli editoriali possibili ed immaginabili della stampa di proprietà (nella speranza forse di aumentare le copie vendute da Osservatore Romano e Avvenire, quotidiani che oramai non comprano più nemmeno i parroci...) ha sguinzagliato i soliti noti monsignori a rilasciare le consuete interviste pervase del consueto cinismo.
E così, mentre i (pochi) sacerdoti impegnati quotidianamente nel sociale arrivano a vedere nella sofferta decisione di un padre un esempio "alto" di fede, i vari monsignor Fisichella di turno pronunciano la magica parola che da anni impedisce al nostro Paese (poco) sovrano di promulgare una legge sul testamento biologico: eutanasia.
Aldilà del fatto che la elaborazione contemporanea ha trasformato in negativo un termine che nasce con il positivo significato di "buona morte" (non è argomento oggetto di questo intervento), è opportuno riportare qui una affermazione, che fotografa esattamente la situazione di Eluana:

”L’interruzione di procedure mediche onerose, pericolose, straordinarie o sproporzionate rispetto ai risultati attesi, può essere legittima. Non si vuole così procurare la morte, si accetta di non poterla impedire”.

Queste parole non sono state scritte da un medico ateo o da un militante radicale. La frase di cui sopra è contenuta nel Catechismo della Chiesa Cattolica ed è stata scritta dal Card. Joseph Ratzinger.
C'è qualcosa che non torna, allora, nella caciara mediatica d'oltretevere, che va al di là del classico "predicare bene e razzolare male".
C'è una volontà di porsi come unico giudice del diritto di vita e di morte di un essere umano, che riporta alla mente i tempi in cui si mandava allegramente sul rogo chiunque osasse contestare questo presunto diritto.
C'è la affermazione, sempre mal repressa, di una presunta superiorità rispetto alle regole (che i Giudici sono chiamati a far rispettare) di uno Stato che è sempre meno sovrano e sempre più "reggitore di tonache".
C'è infine la diabolica necessità di essere sempre e comunque al centro della scena, ed in questo sono evidenti i motivi che vedono in grande sintonia Ratzinger e Berlusconi...

Tutto ciò accade nel totale disinteresse da una parte, e nella totale complicità dall'altra, della politica, sempre più incapace di dare risposte concrete alla crescente domanda di "civiltà" che sale dalla nostra società.
Ci salvano testimonianze come quelle di Beppino Englaro, che ci danno la speranza che una società altra è possibile, nonostante "questa" politica, nonostante "questa" chiesa. A queste ci aggrappiamo per vedere un barlume di luce in questo periodo storico molto molto oscuro.

1 commento:

  1. Ho imparato a stimare in questi mesi la figura sconosciuta ma ferma e dignitosissima di un padre come il signor Englaro che, malgrado tutte le chiacchiere che in molti stiamo mandando al vento, cerca solo di continuare ad "Amare" fino alla fine la sua "cucciola".

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