L'iniziativa dell'IdV di Di Pietro di depositare un proprio quesito referendario contro (forse) la privatizzazione dell'acqua rischia di vanificare l'enorme sforzo del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, che da mesi ha messo in moto centinaia di comitati sparsi su tutto il territorio nazionale per promuovere 3 quesiti referendari, e ora per iniziare la raccolta di firme, che mirano ad abrogare quelle disposizioni di legge che permetterebbero di far diventare l'acqua, bene comune per eccellenza, una merce nella disposizione delle multinazionali della guerra e della povertà.
L'iniziativa di Di Pietro appare assolutamente speculativa, di mera propaganda politica, mirata ad attirare visibilità su un unico partito (che sembra già diventato più "partito" dei vecchi partiti), laddove i Movimenti avevano espressamente chiesto che le forze politiche che si riconoscevano in questa battaglia la appoggiassero e sostenessero senza però appropriarsene.
Peraltro il quesito depositato dall'IdV punta alla sola abrogazione dell’articolo 15 della Legge Ronchi, come se volesse dare un colpo al cerchio ed una alla botte, non scontendando tutti quei potentati, interni anche al PD, che hanno le mani in pasta nelle sopra citate multinazionali dell'acqua.
La battaglia per l'acqua pubblica, però, ha raccolto un movimento dal basso che non teme questi artifici dei soliti politici di mestiere, e saprà portare avanti in maniera "trasparente" e "pulita" le proprie indiscutibili ragioni per far affermare in maniera definitiva che l'acqua è un bene dell'umanità intera e che deve rimanere nella disponibilità di tutti, e non dei caltagirone di turno.
Se Di Pietro non farà un passo indietro, rinunciando a questa sciocca iniziativa propagandistica, rischia di "bruciarsi" con l'acqua.
Ossimoro niente male per un politico che sta cominciando a dare preoccupanti segni di cedimento democratico.
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