Ogni anno, dal 2004, il «Giorno del ricordo» viene usato dalla retorica dei partiti della destra italiana, che affonda le sue radici nell'ideologia fascista, per cancellare le responsabilità italiane e repubblichine nei massacri in terra slava e per ricordare foibe ed esodo dall'Istria e da Zara in modo «regressivo e profanatorio».
Quel piccol-uomo di Alemanno lo usa per organizzare il «Viaggio nella civiltà istriano-dalmata», una sorta di viaggio della memoria che finisce - paragonando le foibe alla Shoah - per banalizzare volutamente l'Olocausto.
La ricostruzione dei sempre-fascisti, falsata e manipolata, della tragedia delle foibe, a fronte di presunti 10-15000 morti italiani mai documentati e di cui non è mai stato ricostruito un elenco accettabile, nasconde il massacro di centinaia di migliaia di jugoslavi (e di civili italiani che lì vivevano) perpetrato dalle milizie fasciste, da sole o al servizio delle SS.
E alla fine raggiunge lo scopo di riattizzare gli odii nazionalistici antislavi, che furono proprio all'origine dell'aggressione fascista del 1941.
Ogni giorno di più, il nostro Paese si avvicina nei modi, nei provvedimenti, nell'arroganza del potere, nell'impunità dei potenti, all'epoca più buia della nostra storia.
Bisogna mantenere alta la vigilanza, perchè il fascismo, in nuove forme, può tornare in qualsiasi momento; anzi, ha già da tempo ripreso ad incancrenire il tessuto civile italico: da quando qualcuno di cui faremmo volentieri a meno decise di "scendere in campo"...
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