21 giugno 2011

Il partito che non c'è

Il Partito Democratico non ha una posizione univoca che sia UNA!
Almeno sulle questioni che dovrebbero essere fondative di un partito.
Non ce l'ha sul lavoro, dove accanto alle posizioni di Ichino e Veltroni (praticamente appiattite su quelle di Marchionne e dei sindacati complici) cercano spazio quelle di Fassina, o dello stesso Bersani, decisamente più attente ai lavoratori.
Non ce l'ha sui temi biologici e su quelli etici; e fino a quando Fioroni e soci non seguiranno le orme della Binetti traslocando altrove, ben difficilmente il PD potrà fare grandi battaglie di civiltà.
Dopo il grande successo dei Referendum, sembrava aver trovato una linea "passabile" sull'approccio ai beni comuni come l'acqua. Ed invece eccolo ribadire la validità di una sciagurata proposta di legge che, spingendo verso il modello toscano delle società miste, di fatto tradisce la pronuncia referendaria e poco si discosta dai provvedimenti presi dal governo con il Decreto Sviluppo in corso di approvazione in questi giorni.
Non solo possibilità di società miste pubblico-privato, ma anche remunerazione dei capitali investiti e Autorità nazionale a nomina politica nella proposta di legge del PD.
Come si possa affermare che questa proposta, che ribadiamo scellerata, recepisca il risultato dei referendum, quando è evidente che va esattamente nella direzione opposta al pronunciamento dei cittadini sui due quesiti votati, rimane un ardito esercizio di equilibrismo che molti "dirigenti" del PD non hanno esitato a mettere in pratica. Con molta faccia tosta e poca vergogna.
Forse, piuttosto che seguire il PD in questo barcamenarsi tra l'essere e il non essere, Vendola dovrebbe dedicare le proprie energie e il proprio tempo (oltre che ad occuparsi della Puglia) a ricostruire una Sinistra che sia realmente alternativa alla deriva che questo capitalismo al tramonto rischia di condannare buona parte del mondo.
Con l'Italia in prima fila sul ponte del Titanic...

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