L'esplosione nel nostro Paese di sentimenti astiosi, aggressivi, quando non addirittura violenti e pericolosi, nei confronti dei soggetti deputati a far pagare e riscuotere le tasse merita qualche osservazione e qualche approfondimento.
Non è serio liquidare il tutto come una ribellione generalizzata (e magari strumentalizzata da qualche settore della società) "contro le tasse". Così come è sconsiderato appoggiare "a priori" l'azione scellerata di chi entra in un ufficio armato di un fucile a pompa e due pistole, tenendo sotto scacco poveri impiegati, per poi scoprire che la sua situazione non era affatto generata dalla "disperazione" di non poter far fronte alle richieste tributarie ma semplicemente dalla rabbia per imposte che poteva tranquillamente pagare ma che "non riteneva giuste".
E allora cosa accade?
Accade che la crisi ha messo in ginocchio anche le ultime riserve delle famiglie (quelle normali, non quelle che frequentano i nostri governanti...), ed ogni avviso di pagamento in più che arriva è una mazzata che mette a repentaglio la fragilissima struttura attuale delle nostre famiglie.
E allora i meno attrezzati reagiscono facendo del male a se stessi oppure sfogando la propria rabbia contro coloro che ritengono responsabili delle loro disgrazie: Equitalia e Agenzia delle Entrate.
Ma chi è "dentro" la materia sa benissimo come stanno le cose.
L'intreccio troppo stretto tra le due strutture, che si sostanzia nella inspiegabile doppia carica del leader maximo, che è al tempo stesso Direttore Generale di una struttura e Presidente dell'altra, crea innanzitutto la confusione cui i contribuenti incorrono continuamente, in questo mal aiutati dagli organi di (dis)informazione, nello scambiare indifferentemente un organismo per l'altro.
Ma il problema vero è un altro.
La situazione di cui sopra ha consentito un aumento quasi senza controllo del potere "esecutivo" dato a Equitalia, che può operare con una aggressività feroce, che non fa differenze tra evasore o elusore fiscale e contribuente che dichiara quanto dovuto ma non è in grado di onorare i propri debiti secondo i tempi stabiliti.
Anzi, per l'assurdo, il grande evasore può permettersi fior di avvocati che utilizzino tutti i cavilli (di una materia sempre più cavillosa) per "contrattare" con il fisco e per farla sostanzialmente sempre franca, mentre il povero contribuente (che sia piccolo imprenditore o semplice cittadino) spesso non è nemmeno a conoscenza degli strumenti cui potrebbe attingere per far fronte ad una situazione d'emergenza. Ed in questo quadro poco o nulla possono fare gli impiegati (ultime ruote del carro) delle due strutture, che sono vincolati alla normativa vigente, pena il venire posti sotto procedura disciplinare (sino al licenziamento) se non applicano le direttive dei capi...
Cosa occorrerebbe fare, dunque?
Forse non è così arduo ipotizzare l'inutilità di una struttura ad hoc per la riscossione dei tributi (che tra l'altro riscuote un aggio quasi da usuraio), e quindi forse i vari Enti impositori dello Stato potrebbero dotarsi di proprie strutture per "riscuotere" i tributi di propria competenza.
In ogni caso è di estrema urgenza limitare con normative strigenti e chiare i poteri di Equitalia, impedendo che poche decine o centinaia di euro possano arrivare (spesso all'oscuro del contribuente) in pochi anni a svariate migliaia di euro di debito. Ricercare soluzioni operative che possano distinguere l'aggressione del patrimonio di evasori conclamati (sacrosanta) dalla riscossione dei tributi di quanti dichiarano onestamente il dovuto ma poi non possono far fronte ai propri debiti nei tempi (stretti) previsti dalla legge. Impedire che per somme esigue un cittadino si veda pignorata l'auto o addirittura la casa (anche questo spesso senza aver ricevuto alcuna comunicazione preventiva...).
Insomma, bisogna riformare radicalmente la struttura della riscossione in Italia.
Per il bene delle nostre finanze, delle nostre famiglie, della nostra società, ma soprattutto, lasciatemelo dire, dei poveri dipendenti dell'Agenzia delle Entrate e di Equitalia che sembrano diventati ingiustamente e loro malgrado i nuovi target del disagio sociale.