Diciamocelo chiaramente e definitivamente: il governo Monti non ci piace.
Ogni scelta/decisione/normativa che affronta è peggiore di quella del giorno prima, produce effetti più devastanti, smantella un pezzettino in più di società civile.
Si va dalle finte liberalizzazioni, che toccano molto poco i poteri forti (banche, assicurazioni, caste notariali et similia) e molto categorie già iperliberalizzate (come i poveri avvocati), sino alla ventilata riforma del fisco che vorrebbe spostare l'imposizione tributaria dal reddito alle imposte indirette, passando per l'ignavia totale su argomenti dirimenti per una "democrazia", quali il finanziamento pubblico delle pubblicazioni no-profit e di idee o la restituzione alla gestione pubblica dei beni comuni (come da referendum stravinti pochi mesi orsono), o, al contrario, al decisionismo più spietato quando si parla di diritti dei lavoratori da eliminare (art. 18) o di realizzare opere totalmente avversate dalla popolazione (oltreché con tutta evidenza inutili e costose) come la TAV, senza alcuna volontà di ascolto della controparte e di avvicinamento delle differenti posizioni.
Buon ultimo il "decreto-semplificazioni" che, volendo togliere quanti più "impicci" e lacciuoli alla "impresa" che deve creare profitto, finisce con l'eliminare del tutto i già pochi obblighi che le imprese hanno in tema di sicurezza sul lavoro (esattamente al contrario di ciò che chiedono i magistrati che si sono occupati di casi eclatanti, in materia, come il processo Tyssenkrupp e il recente processo Eternit).
Questo governo non dovrebbe piacere non dico a qualcuno che ancora si professi "comunista", ma neanche a chi seppur velatamente ritiene di essere ancora "di sinistra".
Non si capisce, quindi, ad esempio, perchè il PD sia sponsor sfegatato di questo esecutivo.
Se il PD decide di stare dalla parte di Marchionne e contro la FIOM, dalla parte dei potentati economici che vogliono l'inutile cattedrale della TAV e contro le popolazioni delle valli, dalla parte della finanza e dei padroni e contro il mondo del lavoro. Se il PD arriva ad appoggiare col proprio voto provvedimenti che smantellano la normativa (raggiunta con molta sofferenza proprio da governi di centro-sinistra) sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, o controriforme fiscali che spostano il carico d'imposta dai redditi e dai patrimoni (e quindi in ragione proporzionale a ciò che ognuno possiede) alle imposte indirette (che colpiscono tutti indistintamente e a prescindere dalle singole ricchezze), allora vuol dire che la metamorfosi di questo partito è definitivamente compiuta: è un partito liberale, perfettamente aderente alle politiche finanziar-capitalistiche che stanno portando allo sfacelo il nostro Paese e il mondo intero. E' un partito "di destra", come Veltroni e Ichino sognano da tempo.
Per chi crede ancora in una possibile alternativa a queste politiche, allora, meglio stare lontani dal PD ed evitare di ostinarsi a cercare un colloquio con che non ci può essere; meglio impiegare tutte le proprie energie per la costruzione di un'aggregazione la più vasta possibile delle forze della Sinistra, comuniste e non, che sappia esprimere con concetti semplici e chiari (e quindi proporsi di attuare) una politica attenta al mondo del lavoro e della società civile, ai beni comuni, all'ambiente, agli "ultimi".
E' di una forza politica di questo segno che ha bisogno il nostro Paese, non di gattopardi in salsa rosso-sbiadito...
Il governo Monti non è il nostro governo...
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29 febbraio 2012
01 ottobre 2011
Quale alternativa...
Quale alternativa si profila all'orizzonte rispetto a questo governo corrotto e corruttore, che sta distruggendo economicamente, socialmente, politicamente ed eticamente il nostro Paese?
Niente di buono sembra attenderci, in verità, qualora il centrodestra dovesse perdere le prossime (inevitabilmente) vicine elezioni.
Il PD sembra in totale cortocircuito. Suoi massimi dirigenti hanno recentemente affermato, senza essere smentiti, che la criminale "lettera" di raccomandazioni (o sarebbe meglio dire di "ordini") inviata dalla BCE (e da Draghi) al governo italiano dovrebbe essere la base di partenza per un futuro governo credibile ed affidabile. Ed ecco che il programma ultraliberista che Trichet, Draghi e Marcegaglia disegnano per il futuro dell'Italia diventa il manifesto programmatico del partito che dovrebbe essere la massima espressione della sinistra italiana. Gli eredi del PCI che abbracciano le idee di Reagan o giù di lì: niente pensioni di anzianità, umiliazione del ruolo del "pubblico", annientamento dei diritti dei lavoratori dipendenti in genere. Uno scenario da incubo, che passa quasi nel totale silenzio dei media più "vicini" al centrosinistra.
Colui che sembrava essere la grande speranza di una rinascita dell'utopia socialista (beh, forse questa espressione è eccessiva... allora diciamo del riaffermarsi di valori prettamente di sinistra: lavoro, solidarietà, welfare, beni comuni) ha pensato bene di dare anch'egli una bella mazzata al nostro umore già nero.
Nichi Vendola, infatti, approfittando delle recenti riflessioni di Fausto Bertinotti sulla inutilità di "questa" sinistra (riflessioni che ci trovano totalmente d'accordo), ha ribadito che il suo orizzonte è un rapporto privilegiato col PD (con "questo" PD?!?) piuttosto che con le anime variegate della Sinistra e dei movimenti; arrivando ad abbandonare (definitivamente?) il concetto di "de-crescita" tanto caro a molti di noi come unica strada possibile per una vera alternativa al governo liberista e capitalista del mondo.
E ciò che resta della Sinistra? Troppo frammentata, con troppo poche occasioni per farsi sentire, emarginata dai media (grandi e piccoli), incapace ancora di farsi interprete autentica dei tanti movimenti che stanno animando (ancora troppo poco) la società civile, cercando di resistere alla chirurgica distruzione che di essa sta operando l'attuale potere politico.
Forse dovremmo augurarci che attorno al PRC di Ferrero torni a concentrarsi l'attenzione di quanti continuano a pensare che "un altro mondo è possibile", totalmente alternativo a questo; e che questa alternativa non si realizza con piccole modifiche ai modelli dominanti attuali, ma con un radicale cambiamento dei modi e dei contenuti dell'agire politico. Bisogna tornare a mettere al centro dell'iniziativa politica il lavoro, la scuola pubblica, i beni comuni, il mondo della conoscenza e della ricerca, le fasce sociali più in difficoltà (anziani, giovani, famiglie senza lavoro), la lotta contro l'evasione e l'elusione fiscale, l'affarismo, la corruzione e le grandi ricchezze. Insomma, una politica di Sinistra, che né Vendola né tantomeno il PD sembrano poter attuare...
Niente di buono sembra attenderci, in verità, qualora il centrodestra dovesse perdere le prossime (inevitabilmente) vicine elezioni.
Il PD sembra in totale cortocircuito. Suoi massimi dirigenti hanno recentemente affermato, senza essere smentiti, che la criminale "lettera" di raccomandazioni (o sarebbe meglio dire di "ordini") inviata dalla BCE (e da Draghi) al governo italiano dovrebbe essere la base di partenza per un futuro governo credibile ed affidabile. Ed ecco che il programma ultraliberista che Trichet, Draghi e Marcegaglia disegnano per il futuro dell'Italia diventa il manifesto programmatico del partito che dovrebbe essere la massima espressione della sinistra italiana. Gli eredi del PCI che abbracciano le idee di Reagan o giù di lì: niente pensioni di anzianità, umiliazione del ruolo del "pubblico", annientamento dei diritti dei lavoratori dipendenti in genere. Uno scenario da incubo, che passa quasi nel totale silenzio dei media più "vicini" al centrosinistra.
Colui che sembrava essere la grande speranza di una rinascita dell'utopia socialista (beh, forse questa espressione è eccessiva... allora diciamo del riaffermarsi di valori prettamente di sinistra: lavoro, solidarietà, welfare, beni comuni) ha pensato bene di dare anch'egli una bella mazzata al nostro umore già nero.
Nichi Vendola, infatti, approfittando delle recenti riflessioni di Fausto Bertinotti sulla inutilità di "questa" sinistra (riflessioni che ci trovano totalmente d'accordo), ha ribadito che il suo orizzonte è un rapporto privilegiato col PD (con "questo" PD?!?) piuttosto che con le anime variegate della Sinistra e dei movimenti; arrivando ad abbandonare (definitivamente?) il concetto di "de-crescita" tanto caro a molti di noi come unica strada possibile per una vera alternativa al governo liberista e capitalista del mondo.
E ciò che resta della Sinistra? Troppo frammentata, con troppo poche occasioni per farsi sentire, emarginata dai media (grandi e piccoli), incapace ancora di farsi interprete autentica dei tanti movimenti che stanno animando (ancora troppo poco) la società civile, cercando di resistere alla chirurgica distruzione che di essa sta operando l'attuale potere politico.
Forse dovremmo augurarci che attorno al PRC di Ferrero torni a concentrarsi l'attenzione di quanti continuano a pensare che "un altro mondo è possibile", totalmente alternativo a questo; e che questa alternativa non si realizza con piccole modifiche ai modelli dominanti attuali, ma con un radicale cambiamento dei modi e dei contenuti dell'agire politico. Bisogna tornare a mettere al centro dell'iniziativa politica il lavoro, la scuola pubblica, i beni comuni, il mondo della conoscenza e della ricerca, le fasce sociali più in difficoltà (anziani, giovani, famiglie senza lavoro), la lotta contro l'evasione e l'elusione fiscale, l'affarismo, la corruzione e le grandi ricchezze. Insomma, una politica di Sinistra, che né Vendola né tantomeno il PD sembrano poter attuare...
31 gennaio 2009
Fermiamoci per un turno...
Sta prendendo sempre più piede, tra il variegato popolo della "Sinistra" italiana, l'ipotesi di una scelta di alto profilo politico in occasione delle prossime elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo: quella di non presentarsi alla competizione elettorale.
Aldilà della valida osservazione che tale gesto costituirebbe un "piacere" al partito democratico di Veltroni, molte sono le argomentazioni a favore di una tale scelta.
Intanto c'è da fugare ogni possibile dubbio in relazione al PD: è un partito che è nato morto! L'arroganza dell'autosufficienza veltroniana non lo porterà da nessuna parte: il PD non sarà mai maggioranza assoluta nel Paese; né tantomeno saprà sopravvivere stando all'opposizione, perchè per sua natura è un partito di potere e non antagonista (o alternativo) al centrodestra.
Fatta questa doverosa premessa, e venendo agli argomenti tutti interni alla Sinistra, c'è da osservare che la soglia del 4% costituisce un ostacolo pressocchè invalicabile per le formazioni che oggi sono a sinistra del PD. Solo un'aggregazione molto vasta di tutta la galassia di partitini oggi esistenti (Rifondazione compresa, essendo diventata anch'essa partitino...) potrebbe sperare di staccare il biglietto per Bruxelles.
Ma che senso avrebbe, oggi, un'alleanza esclusivamente elettorale? Quale beneficio porterebbe alla elaborazione dei motivi profondi di una sconfitta che in Italia sta assumendo dimensioni drammatiche? Quali riflessioni, azioni, impegni stimolerebbe?
Nulla di nulla. Anzi. Rischierebbe di nascondere per ancor lungo tempo l'esigenza, imprescindibile oramai, di avviare quel progetto di "ripartenza dalla base" sociale che tutti a parole auspicano, ma che nessuno sembra volere o potere realmente iniziare.
Allora il fermarsi per un turno potrebbe servire a "tornare alla società", a riscoprire i motivi autentici del nostro "esserci", a rielaborare (e a riabbracciare) i valori che vogliamo rappresentare, le idee che vogliamo affermare, le persone per cui vogliamo combattere.
Per quanto una scelta del genere possa essere molto difficile da prendere per dei "politici di professione" (ma anche in questi tempi di crisi è difficile pensare che i "nostri politici" possano andare in difficoltà economiche saltando una legislatura), crediamo che il "mestiere" del politico non sia solo quello di partecipare alle competizioni elettorali, ma che soprattutto oggi sia quello di ascoltare le esigenze della base che si vuole rappresentare.
E oggi il popolo di sinistra non vuole partecipare ad un'altra competizione elettorale falsata in partenza da veltrusconi, non vuole essere costretto a votare un'armata brancaleone che litiga su tutto, vuole far ripartire un autentico processo di riaggregazione dalla base, un processo culturale e sociale prima ancora che politico o elettoralistico.
Per cui: fermiamoci per un turno e facciamo campagna elettorale per NON votare per le elezioni Europee.
Se poi vogliamo fare qualcosa di coerentemente politico nei confronti del PD di Veltroni, usciamo ORA E SUBITO da tutte le giunte di centrosinistra a qualsiasi livello amministrativo. Sarebbe una seria risposta ad un gruppo dirigente che per salvare 2-3 punti percentuali e la propria poltrona, non esita a fare terra bruciata della storia di un popolo.
Aldilà della valida osservazione che tale gesto costituirebbe un "piacere" al partito democratico di Veltroni, molte sono le argomentazioni a favore di una tale scelta.
Intanto c'è da fugare ogni possibile dubbio in relazione al PD: è un partito che è nato morto! L'arroganza dell'autosufficienza veltroniana non lo porterà da nessuna parte: il PD non sarà mai maggioranza assoluta nel Paese; né tantomeno saprà sopravvivere stando all'opposizione, perchè per sua natura è un partito di potere e non antagonista (o alternativo) al centrodestra.
Fatta questa doverosa premessa, e venendo agli argomenti tutti interni alla Sinistra, c'è da osservare che la soglia del 4% costituisce un ostacolo pressocchè invalicabile per le formazioni che oggi sono a sinistra del PD. Solo un'aggregazione molto vasta di tutta la galassia di partitini oggi esistenti (Rifondazione compresa, essendo diventata anch'essa partitino...) potrebbe sperare di staccare il biglietto per Bruxelles.
Ma che senso avrebbe, oggi, un'alleanza esclusivamente elettorale? Quale beneficio porterebbe alla elaborazione dei motivi profondi di una sconfitta che in Italia sta assumendo dimensioni drammatiche? Quali riflessioni, azioni, impegni stimolerebbe?
Nulla di nulla. Anzi. Rischierebbe di nascondere per ancor lungo tempo l'esigenza, imprescindibile oramai, di avviare quel progetto di "ripartenza dalla base" sociale che tutti a parole auspicano, ma che nessuno sembra volere o potere realmente iniziare.
Allora il fermarsi per un turno potrebbe servire a "tornare alla società", a riscoprire i motivi autentici del nostro "esserci", a rielaborare (e a riabbracciare) i valori che vogliamo rappresentare, le idee che vogliamo affermare, le persone per cui vogliamo combattere.
Per quanto una scelta del genere possa essere molto difficile da prendere per dei "politici di professione" (ma anche in questi tempi di crisi è difficile pensare che i "nostri politici" possano andare in difficoltà economiche saltando una legislatura), crediamo che il "mestiere" del politico non sia solo quello di partecipare alle competizioni elettorali, ma che soprattutto oggi sia quello di ascoltare le esigenze della base che si vuole rappresentare.
E oggi il popolo di sinistra non vuole partecipare ad un'altra competizione elettorale falsata in partenza da veltrusconi, non vuole essere costretto a votare un'armata brancaleone che litiga su tutto, vuole far ripartire un autentico processo di riaggregazione dalla base, un processo culturale e sociale prima ancora che politico o elettoralistico.
Per cui: fermiamoci per un turno e facciamo campagna elettorale per NON votare per le elezioni Europee.
Se poi vogliamo fare qualcosa di coerentemente politico nei confronti del PD di Veltroni, usciamo ORA E SUBITO da tutte le giunte di centrosinistra a qualsiasi livello amministrativo. Sarebbe una seria risposta ad un gruppo dirigente che per salvare 2-3 punti percentuali e la propria poltrona, non esita a fare terra bruciata della storia di un popolo.
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