L’ultimo
“censimento” su base razziale che si ricordi risale credo al 1905.
Fu
pubblicato nel Zigeuner-Buch e costituì la base “pratica”, oltre che
ideologica, su cui Hitler e soci si basarono per realizzare lo sterminio dei
Rom accanto a quello degli ebrei (e di tanta altra gente “schedata”).
Nemmeno
questo basta per poter etichettare come “nazista” il ministro dell’interno che
ci ritroviamo?
Ci siamo
stracciati le vesti ogni volta che in qualche altro stato europeo si affacciava
alla ribalta di governo qualche esponente che non faceva mistero delle proprie
inclinazioni verso devastanti quanto improbabili “soluzioni finali” quando si
trattava di approcciare un problema riguardante la “diversità” (di stato
sociale, di storie personali o di qualsiasi altra sorta di “status”
particolare): muri, divieti, restrizioni della libertà.
Ora che
siamo riusciti nell’impresa di far andare noi al governo un politico di
siffatto “spessore”, la maggior parte dei media italiani riducono il tutto a
semplice propaganda quando non ad allegro folklore.
“Come
nascono i lager? Facendo finta di nulla”, raccontava Primo Levi in una
conversazione con Enzo Biagi.
Ecco. Forse
la decadenza palpabile del nostro Paese sta anche in questo: i grandi
giornalisti del passato realizzavano interviste di grande respiro con grandi
personalità che avevano tanto da insegnare e da raccontarci, i piccoli
giornalisti di adesso fanno a gara a chi prima riesce ad avere una frase,
quella che sia, del padano più cool del momento.
Uno slogan ci seppellirà...
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